Rimini, programma Opat per le terapie antibiotiche: “Meno ricoveri e infezioni, costi ridotti”
14 Gennaio 2025 / Redazione
I risultati del programma OPAT (terapie antibiotiche endovenose sul territorio e a domicilio) adottato nell’ambito di Rimini: qualità della vita dei pazienti, meno ricoveri e relativi costi e riduzione del rischio di infezioni ospedaliere
La gestione e la somministrazione di terapie antibiotiche infusive, iniziate in regime di ricovero ospedaliero e da proseguire a livello territoriale in ambulatorio o a domicilio, a seconda dei casi. E’ lo scopo del programma OPAT (Outpatient Parenteral Antibiotic Therapy), adottato in via sperimentale nell’ambito di Rimini e condiviso tra l’U.O. Malattie Infettive, l’U.O. Cure Primarie, le Direzioni Mediche di Presidio e la Direzione Infermieristica e Tecnica, la Farmacia e il Rischio Clinico, con risultati assai significativi.
Cos’è l’OPAT?
È un modello innovativo che rivoluziona la gestione delle infezioni complesse attraverso cure sicure, efficaci e praticabili al di fuori dell’ambiente ospedaliero. Un approccio terapeutico che consente ai pazienti di ricevere antibiotici per via endovenosa senza la necessità di rimanere ricoverati. Il programma OPAT prevede per l’attuazione la presenza di un vero e proprio team di lavoro, costituito da figure professionali diverse quali il medico specialista, l’infermiere e il farmacista, ai quali spettano compiti e responsabilità diverse. Questo modello è ideale per quei pazienti stabili dal punto di vista clinico ed affetti da infezioni che richiedono cure prolungate ed endovenose, come osteomieliti, endocarditi, infezioni da germi resistenti ai comuni antibiotici ecc.. L’obiettivo principale è garantire la continuità e la sicurezza delle cure, minimizzando i rischi associati a lunghe degenze ospedaliere; l’attuazione del progetto richiede una forte organizzazione territoriale che, come previsto dal DM 77, deve garantire prossimità, qualità e continuità.
I benefici del modello OPAT
- Qualità della Vita: i pazienti possono ricevere cure a casa o in strutture territoriali, riducendo il disagio e favorendo un recupero in un ambiente familiare.
- Efficienza del Sistema Sanitario: l’OPAT contribuisce a liberare risorse ospedaliere, diminuendo i ricoveri prolungati e i costi correlati.
- Riduzione del rischio di infezioni nosocomiali: trattare i pazienti in contesti extra-ospedalieri limita l’esposizione a infezioni contratte in ospedale.
Programma OPAT nell’ambito di Rimini
Dopo una lunga fase di programmazione e formazione che ha coinvolto le Direzioni ospedaliere, le Direzioni assistenziali, la Farmacia, le Cure Primarie e il Programma aziendale SPIAR per il buon uso degli antibiotici, si è riusciti a costruire intorno al paziente un percorso che garantisce le infusioni terapeutiche in sicurezza sette giorni su sette, sia in ambito domiciliare che in punti territoriali diffusi nei distretti di Rimini e Riccione (Day Hospital Malattie Infettive Ospedale Infermi e nei CAU di Rimini, Novafeltria, Bellaria, Santarcangelo e Cattolica).
Il progetto ha previsto una formazione residenziale strutturata in 7 edizioni coinvolgendo infermieri, case manager, infermieri con funzione organizzativa e medici degli ospedali di Novafeltria, Santarcangelo, Cattolica, Riccione e Rimini. In totale sono state formate 183 persone afferenti a Malattie Infettive, Urologia, Ortopedia, Geriatria, Cardiologia, Medicina, i CAU e SID. Inoltre nell’ambulatorio TAV (team accessi vascolari) si è svolta la formazione sul campo di tutti gli infermieri e case manager delle malattie infettive.
Per accedere al percorso OPAT viene svolta una attenta valutazione preliminare del paziente, da parte del medico ospedaliero in stretta collaborazione con l’infermiere case manager/infermiere, per valutare il programma terapeutico, l’accesso venoso necessario, il contesto sociale e famigliare. Inoltre pazienti, i caregivers e il proprio medico di medicina generale, vengono informati sul percorso da medici e infermieri appositamente formati sul tema, al fine di prevenire ed intercettare precocemente rare ed eventuali complicanze. Nel caso di terapia somministrata a domicilio per i pazienti più fragili, si apre un contratto di assistenza domiciliare con il medico di medicina generale, che quindi insieme all’infermiere garantisce un approccio integrato di equipe multi-professionale. La terapia può essere somministrata o tramite fleboclisi (cioè una singola somministrazione endovenosa quotidiana) o tramite elastomero, un dispositivo medico che il paziente si porta con sé e che attraverso l’accesso vascolare Midline o PICC consente la somministrazione della terapia in modo continuativo nelle 24 ore. L’elastomero viene posizionato e collegato all’accesso venoso dagli infermieri che provvederanno anche a ricaricarlo ogni 24 ore. Al completamento della terapia infusiva il personale infermieristico allocato nei vari setting assistenziali provvede poi alla rimozione dell’accesso vascolare.
Strumenti a disposizione
“Tra le innovazioni tecnologiche che hanno permesso l’OPAT un ruolo determinante è stato svolto dai cateteri venosi – afferma Cristina Fabbri, Direttore della Direzione Infermieristica e Tecnica ambito Rimini – La possibilità di impiantare, da parte del personale infermieristico, cateteri (centrali e periferici) attraverso i quali il paziente possa completare a domicilio il proprio ciclo di terapia antibiotica è fondamentale. In questo senso i cateteri venosi a medio termine e ad inserzione periferica (PICC e Midline) rappresentano il presidio ideale: consentono buoni flussi, sicuramente più che adeguati ad una terapia antibiotica intermittente, impianto infermieristico agevole, tecnicamente realizzabile anche in pazienti “senza vene” (tecnica ecoguidata), rischio infettivo molto basso, costo accessibile, ottime gestibilità a domicilio e accettabilità da parte di paziente e familiari”.
Risultati
“Ad oggi, nel primo anno di vita di questo percorso OPAT, la forte integrazione con i colleghi territoriali (MMG, infermieri degli ambulatori territoriali, servizio ADI) ci ha consentito di trattare oltre 100 pazienti – spiega la dottoressa Ilaria Contadini (U.O. Malattie Infettive), che coordina il gruppo di lavoro – con risultati eccellenti in termini di guarigione clinica, sicurezza e di soddisfazione dei pazienti. Il 37% sono stati gestiti in assistenza domiciliare e il restante 63% nelle apposite strutture territoriali. In circa il 50% dei casi è stato necessario somministrare la terapia tramite elastomero e sono state risparmiate circa 1400 giornate di degenza. Questo significa che i pazienti sono potuti rimanere al proprio domicilio con i loro cari e nel frattempo altri pazienti hanno potuto usufruire di quel prezioso posto letto per altre cure ospedaliere. Si tenga presente che un solo giorno di degenza in una U.O. di Malattie Infettive costa mediamente intorno ai 500 euro. Questi risultati rafforzano la nostra convinzione che il modello OPAT rappresenti una valida possibilità per il futuro della gestione delle infezioni complesse”.
In particolare sono state trattate infezioni delle vie urinarie (44% dei casi), infezioni ossee e articolari (osteomieliti, spondilodisciti, artriti e infezioni protesiche, per un totale del 21% dei pazienti), endocarditi infettive (15%), batteriemie (9%) e altre infezioni (9%). Questo significa che il 29% dei pazienti era seguito dalle Malattie Infettive e il restante 71% dagli altri reparti ospedalieri.
Sfide e opportunità
Nonostante i risultati incoraggianti, ci sono ancora sfide da affrontare, come:
– La necessità di linee guida standardizzate a livello regionale e nazionale.
– La maggior sensibilizzazione di medici ospedalieri e territoriali per offrire il percorso OPAT ad un maggior numero di pazienti.
– La formazione continua del personale sanitario specifico per questo percorso.
Prossimi passi
“Il nostro obiettivo è ampliare il programma OPAT, integrandolo ulteriormente nella rete sanitaria aziendale e raggiugendo in modo condiviso gli altri ambiti di Ravenna, Forlì e Cesena”, sottolinea il dottor Carlo Biagetti, Direttore della UOC Malattie Infettive Rimini e Direttore del Programma aziendale Rischio infettivo e stewardship antimicrobica.
Conclusione
“Il progetto OPAT rappresenta un modello di cura innovativo, iniziato in maniera sperimentale a Rimini e che verrà esteso agli altri territori dell’Ausl Romagna – puntualizza la Direttrice Sanitaria di Ausl Romagna, Francesca Bravi – Questo si inserisce pienamente nel sistema di assistenza territoriale integrato, come previsto dal DM 77, proponendo come strategia privilegiata una risposta di salute qualificata, tempestiva e centrata sul paziente, in una logica quanto più prossima al suo domicilio, ove possibile, a contrasto della antibioticoresistenza e delle infezioni correlate all’assistenza”.