Rimini, scomparsa di David Lynch: il suo rapporto con Rimini e Federico Fellini
17 Gennaio 2025 / Redazione
Rimini ricorda David Lynch, celebre regista maericano, morto ieri a 78 anni. “Siamo nati entrambi il 20 gennaio. Questo, forse, significa qualcosa”. La condivisione del giorno di nascita fra David Lynch e Federico Fellini è un dettaglio biografico (e astrologico) al quale il regista americano appena scomparso, ha fatto riferimento più volte nel corso delle sue interviste a proposito delle fonti di ispirazione lungo il proprio percorso artistico che l’ha condotto dalla pittura, al cinema, alla televisione.
E se a Rimini abbiamo la piazza dei Sogni con quella panca circolare ispirata alla pista circense del girotondo finale del film 8 ½, una parte di questa piazza meriterebbe idealmente di evocare lo sguardo visionario di David Lynch, il quale più volte fece esplicitamente riferimento all’impatto e al ‘transfert creativo’ che il Maestro di Rimini ebbe nei suoi confronti. Un lascito artistico che divenne quasi un debito di riconoscenza. Ricordiamo che proprio all’ultima scena di 8½ si è ispirato per eseguire, su committenza della Fondazione Fellini di Sion, una dozzina di litografie che furono esposte nel 2019, in anteprima nazionale, a Castel Sismondo nella mostra “Dreams – A Tribute to Fellini” nell’ambito della prima edizione de “La settima arte”, il festival su cinema e industria sostenuto da Confindustria: 12 frame in cui David Lynch ridefinisce il suo mondo felliniano, dove tutto alla fine si risolve in uno spettacolo che si colora delle tinte e degli umori più scuri e inquietanti, tipici degli incubi lynchiani.
Per il regista americano, 8 ½non è solo un capolavoro assoluto, ma è il film che lo ha probabilmente influenzato di più, come ha ricordato più volte, per via di quel modo “di comunicare un’emozione senza mai dire o mostrare nulla in modo esplicito, senza mai spiegare niente, facendo solo uso di una sorta di pura magia”. Si sono immersi entrambi “in acque profonde”, come recita il titolo di un libro del cineasta americano, hanno entrambi esplorato, attraverso il linguaggio delle immagini, le zone più misteriose e selvagge della nostra vita, si sono entrambi misurati con quel mosso della nostra esistenza dove puoi trovare la salvezza o la disperazione, con quel chiaroscuro che può illuminarti o travolgerti. Da quel mondo, popolato da freaks e creature infelici, può risalire, come nel finale di 8½, fischiettando un motivetto da circo al seguito di un ragazzino vestito di bianco, oppure lungo quelle strade perderti in un rimando infinito come trasportati su un nastro di Moebius, come accade ai personaggi lynchiani.
Ma Lynch aveva stretto anche un’amicizia speciale con il regista riminese. Non a caso fu uno degli ultimi a poterlo visitare nel 1993 quando era in ospedale a Roma, pochi giorni prima che Fellini morisse.
Il 20 gennaio, ricorre l’anniversario della nascita di entrambi. Due grandi registi e creatori di sogni, così come di incubi. Due esploratori della profondità più oscura dell’anima umana che meritano di essere celebrati attraverso le loro opere iconiche. Per questo la Cineteca di Rimini, impegnata in questi giorni nelle iniziative culturali del genetliaco felliniano, programmerà a breve negli spazi di via Gambalunga la proiezione di un capolavoro di David Lynch. Omaggio al genio americano, omaggio a Federico Fellini, omaggio al grande cinema, omaggio all’arte, omaggio alla vita in tutte le sue articolazioni.