Espressione idiomatica che si riferisce a persona che ha pretese eccessive, che chiede cose raffinate, magari in contrasto con l’aspetto trasandato. Un poveraccio che al ristorante chiede caviale! Oppure, nella versione più feroce, sta ad indicare persona che apparentemente è “pulita”, ma nasconde tendenze negative se non addirittura criminali.
Nell’immaginario post-fascista, uno di sinistra è “delichèd” perché si ciba solo di caviale e beve solo champagne, ma in realtà è “zònz”, perché nasconde fieri sentimenti antifascisti.
Naturalmente il “zonz” non sempre e non necessariamente corrisponde alla realtà di persone poco curate. Viene usato per sbeffeggiare lo schizzinoso, il “rompipalle” di turno che chiede cose particolari e vuole essere servito in guanti bianchi. Si presenta come “delicato”, potremmo dire che si atteggia a persona di alto livello sociale, in realtà, sotto l’apparenza dei modi signorili, è un poveraccio, quindi è “zonz”.
Emerge forse così un vago spirito classista? Assolutamente no, nella nostra frase idiomatica resta ben salda l‘ironia del popolo, incardinata sul contrasto beffardo dei due aggettivi e priva di giudizi etico-sociali.
Beppe & Paolo
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(Nell’immagine in apertura: Enzo Turco e Totò in “Miseria e nobiltà” di Mario Mattoli, 1954)