A Rimini due capolavori per riscoprire San Giuseppe
11 Luglio 2021 / Paolo Zaghini
“Il Bambino tra le braccia e il mandorlo fiorito. San Giuseppe tra Reni e Guercino” A cura di Marco Ferrini, Alessandro Giovanardi – Il Ponte.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e la Diocesi di Rimini per celebrare fra il 2020 e il 2021, come voluto da Papa Francesco, il 150° Anniversario della dichiarazione che l’8 dicembre 1870 proclamava san Giuseppe patrono della Chiesa universale, hanno allestito presso il Tempio Malatestiano l’esposizione di due opere appartenenti al loro patrimonio artistico: “Il vecchio e il Bambino” attribuito al pittore bolognese Guido Reni di proprietà della Fondazione e la “Testa di San Giuseppe” di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino di proprietà della Diocesi.
Il Ponte ha edito per l’occasione questo piccolo, ma prezioso, catalogo sui due quadri.
Vi scrive Johnny Farabegoli, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Rimini: “L’aver individuato nella Basilica Cattedrale di Rimini – centro della vita liturgica e mirabile palinsesto storico-artistico della città – il luogo ideale per questa esposizione, di fatto esprime il desiderio, e la necessità, di voler ripartire proprio dal patrimonio cultuale-culturale quale straordinaria risorsa attraverso la quale la stessa comunità possa riscoprire un rinnovato e più profondo orizzonte di senso”.
E Mauro Ioli, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio: “La silenziosa figura di Giuseppe, emblematica, anzi fondamentale per la storia del Cristianesimo ma al contempo, discreta, riservata e servizievole nel mettersi in gioco per il bene dell’umanità (…). Uomo saggio, paziente, ispirato: un protagonista della storia, che però non pecca mai di protagonismo”.
Ed ancora Il Vescovo, Mons. Francesco Lambiasi: “La piccola preziosa esposizione di due mirabili tele dedicate alla forte e dolce figura di san Giuseppe non vuole caratterizzarsi come ‘mostra’, ma, più intensamente, come intima e profonda esperienza contemplativa. Abbandonato momentaneamente il contesto museale dal quale le due opere provengono, l’occasione della loro ‘ri-collocazione all’interno di uno spazio liturgico’ – la Basilica Cattedrale, cuore spirituale della città – ci invita a contemplare la bellezza del volto e la tenerezza dei gesti del Santo come ‘finestre’ aperte sul mare, senza fondo e senza sponde, dell’insondabile mistero di Cristo”.
Alessandro Giovanardi, storico e critico d’arte, ci parla del quadro attribuito alla scuola del bolognese Guido Reni (1575-1642), acquistato dal Fondazione nel 1976 ed oggi depositato presso il Museo della Città: “un parere verbale di Massimo Pulini lo ha ricollocato all’attività della bottega di Guido, con il Maestro ancora in vita e ben vigile sulla produzione della scuola” e lo data attorno al 1640. E sul valore del quadro: “L’invenzione reniana che prende ispirazione dall’antichissima immagine della ‘Madonna col Bambino’, ha in sé un portato rivoluzionario: se si esclude un precedente pressoché unico, celato in un libro d’ore francese della metà del XV secolo, il padre putativo del Salvatore non ha mai ‘osato’ toccare Gesù. Il ‘divino’ Guido genera invece il tema della paternità, diffondendo la vera e propria icona di ‘San Giuseppe col Bambino’: il culto individuale dello sposo di Maria, è promosso soprattutto dai Gesuiti e dai Carmelitani”.
Invece dell’altro quadro, la “Testa di San Giuseppe”, attribuito al Guercino (1591-1966), scrive Massimo Pulini, storico e critico d’arte, ex Assessore alla Cultura del Comune di Rimini: “Una raffinata e quanto mai intensa ‘Testa di San Giuseppe’, finora relegata nell’anonimato, ma che ritengo opera limpida e matura di Guercino, proveniente da una piccola località del riminese, si trovava presso la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Trarivi di Montescudo prima di venir ricoverata presso la Diocesi di Rimini. Si deve all’anziano parroco, don Mario Molari, la preziosa conservazione di una serie di opere artistiche che giunsero a quella sede dalla vecchia chiesa del paese”. Databile 1641, “difficilmente riusciremo a scoprire come la ‘Testa di San Giuseppe’ sia giunta a Trarivi”, ma sia Guido Reni che il Guercino operarono a lungo nel Riminese. Essa è oggi conservata presso il Museo Diocesano “Sala San Gaudenzo”, a ridosso della Cattedrale.
Nell’intervento di Pulini scopriamo inoltre un dato che ai più, ai non addetti ai lavori, in pochi conoscono: il lavoro di ricerca e identificazione delle opere d’arte è oggi possibile anche “grazie al’immensa banca dati del patrimonio ecclesiastico che, anche se non ancora completa, permette di accedere a una più estesa conoscenza di quel che le diocesi italiane conservano” (si veda https://www.beweb.chiesacattolica.it).
Infine Pier Giorgio Pasini, storico dell’arte, ci racconta dei tanti quadri su san Giuseppe presenti nelle chiese del riminese. L’iconografia ci raffigura il Santo sempre “in età avanzata e il bastone fiorito”, derivando questa immagine dai Vangeli apocrifi, Secondo Pasini “il più bel san Giuseppe che abbiamo in diocesi forse è quello che si trova nella collegiata di Santarcangelo, raffigurato assieme a sant’Eligio da Guido Cagnacci (1601-1663) in una pala d’altare per una confraternita di falegnami di fabbri nel 1635”. Ma indica anche “un vero capolavoro poco noto: si tratta di una pala d’altare dipinta dal pittore riminese Giuseppe Soleri Brancaleoni (1750-1806) per la Chiesa detta della Scuola di San Giovanni in Marignano: ‘San Giuseppe che ringrazia il Signore per la nascita di Gesù’”.
L’esposizione in Duomo si concluderà domenica 18 luglio. L’ingresso è gratuito ed è aperto negli orari di accesso alla chiesa.
Paolo Zaghini