A Rimini firme contro il nuovo mercato ittico, i pescatori: “Qualcuno non sa dove abita” “
2 Ottobre 2024 / Redazione
A Rimini fra i residenti di via Sinistra del porto sono state raccolte 100 firme contro il progetto del nuovo mercato ittico, una struttura da 5500 metri quadri attesa da anni dai pescatori. I quali rispondono “con stupore”: «Qualcuno ha una scarsa conoscenza del luogo in cui vive».
Le firme raccolte sono state inviate venerdì scorso al Comune. «La nostra è una delle poche aree ancora verdi e tranquille – ha spiega una residente firmataria della petizione al Corriere Romagna – ma questo progetto, che è basato su un’idea risalente a oltre dieci anni fa, la deturperà facendola sprofondare nel traffico. Senza contare il cambiamento climatico in corso che, seppur in modo lieve, ha toccato anche Rimini con vari allagamenti. Da qui l’urgenza di non impermeabilizzare le poche aree verdi rimaste». Nell’ultima commissione consiliare, registrata a luglio, sarebbe inoltre emerso che nella zona «c’è un capannone storico che risulterebbe tutelato dalla Soprintendenza». Infin secondo i residenti «non si ha ancora contezza di quel che sarà» e chiedono un confronto in municipio.
Sulla sinistra del porto di Rimini il mercato ittico c’è già, in via Leurini. Una struttura che risale al 1963 – 900 mq coperti e di 500 mq scoperti – e che da anni i pescatori ritengono insufficiente. Di qui il progetto di costruirne una nuova a 400 metri di distanza, che ha ottenuto 9 milioni di euro di cui 7 dal ministero dell’Agricoltura tramite fondi europei.
«Il rischio – accusa ancora la residente parlando con il quotidiano locale – è quello di costruire una cattedrale nel deserto, considerando che negli ultimi 20 anni sono stati cancellati dalla Capitaneria di porto 90 pescherecci e che ora ne restano 78 di cui solo 50 portano il pesce al mercato ittico, con un calo del 53%. Tradotto: il progetto risponde a un’impellente necessità del settore o nasce solo dalla possibilità di intercettare fondi?». E poi: «Davvero sono indispensabili servizi, come altri ristoranti e sale per formare i pescatori, o non costerebbe meno affittare uno dei tanti locali sfitti in città?». Senza contare che «l’Unione Europea aumenta la giornate di fermo pesca per ridurre la pressione delle risorse ittiche e consentire loro di rigenerarsi».
“Apprendiamo con stupore la notizia apparsa su un quotidiano locale – recita la nota della Cooperativa Lavoratori del Mare di concerto con l’Associazione Legacoop Agroalimentare – circa la raccolta di firme contro il trasferimento del mercato ittico di Rimini”, uno dei principali mercati nazionali di approvvigionamento ittico, cui i pescatori conferiscono quotidianamente e che offre alla collettività prodotti di fondamentale importanza per l’alimentazione umana oltre che annoverare tra i tanti buyers i più importanti grossisti dell’Horeca italiana.
«La residente che afferisce ad UNA IDEA risalente a dieci anni fa – incalzano i pescatori – probabilmente ha una scarsa conoscenza del luogo in cui vive ovvero a latere di una marineria e della sua gente che con sacrifici ha investito e costruito una importante realtà economica che oggi è punto di riferimento nazionale per quanto concerne la filiera ittica».
La Società Cooperativa Lavoratori del Mare a r.l. nasce a Rimini nel 1945 ed è l’unica cooperativa di pescatori presente nella marineria di Rimini. Aderiscono oltre 250 pescatori cui si aggiunge una forza lavoro di oltre 330 marittimi imbarcati. Un mercato ittico che, per fatturato e volume di produzione che transita sui nastri dell’asta pubblica, si colloca al vertice della graduatoria nazionale ed al vertice di quello regionale, con oltre il 69 % del fatturato totale. Tutto il prodotto pescato a livello locale è commercializzato presso il Mercato ittico di Rimini – fiore all’occhiello della pesca italiana – con un fatturato medio annuo di 9 milioni di euro e con una diversificata produzione composta dal 59% di pesci, dal 22% di crostacei, dal 19% di molluschi.
«I primi incontri sul piano di riqualificazione della sinistra del porto risalgono a fine anni 90 – continua la nota dei pescatori riminesi – e se le concessioni edilizie sono state autorizzate è proprio perché al centro dello sviluppo edilizio di quell’area vi era la nascita di una struttura mercatale e di servizio per la marineria. Troppo comodo dire oggi che i residenti non lo vogliono e che è dannoso per l’ambiente».
Nel tempo, alla luce degli orientamenti e degli indirizzi legati alle politiche europee e alle strategie per la crescita blu il progetto è stato ampiamente modificato adottando una progettualità partecipativa della marineria e il percorso intrapreso porterà a compimento un “centro polivalente per la pesca e l’acquacoltura italiana”. Il progetto mira ad accrescere la competitività e la sostenibilità (ambientale, economica e sociale) delle attività di pesca attraverso lo sviluppo dell’innovazione (tecnica, ambientale, energetica, organizzativa e di sistema), della diversificazione delle attività di pesca, tramite anche l’attivazione di attività complementari, anche in integrazione con il turismo balneare, costiero e marittimo, migliorando e rafforzando lo sviluppo dei luoghi di pesca anche mediante la tutela e salvaguardia delle tradizioni marinare e la valorizzazione delle produzioni ittiche locali nonché l’educazione ad un consumo responsabile, la creazione di un reale valore aggiunto nonché migliorare le condizioni di lavoro.
Il progetto prevede inoltre l’attivazione di un’articolata partnership di tipo partecipativo, in grado di generare crescita e occupazione, incluse quelle offerte dalla «crescita blu» e dai settori marini e marittimi più ampi, in linea con la strategia europea EUSAIR (la strategia per l’adriatico e lo Ionio).
Il Centro Servizi Polivalente per la Pesca e l’Acquacoltura italiana è costituito da una grande struttura marittima multifunzionale, dotata di parcheggi. L’area individuata è di proprietà comunale, collocata in riva sinistra del Porto canale e confina con l’area cantieristica della marineria di Rimini. Il progetto prevede ampi spazi di parcheggio per gli operatori e dislocato su più livelli, l’edificio che verrà realizzato prevede una nuova sala d’asta con innovative tecnologie, ambienti di servizio, vani tecnici, depositi per strumenti, attrezzi e altri servizi di riparo. Al piano terra si collocano i locali per servizi e attività connesse alla pesca e all’acquacoltura (celle frigorifere, depositi, centro di spedizione e confezionamento molluschi, laboratori lavorazione prodotto, uffici di servizio – veterinario, consulenza, amministrativo, locali per attrezzature, macchine per la produzione del ghiaccio, spazi per la lavorazione e sistemazione delle reti e degli attrezzi di pesca, spazi di ingresso disimpegno e servizi igienici.
Al primo piano si collocano le aree e gli spazi collettivi per la formazione, sala conferenze, centro sul consumo ittico responsabile e consapevole e ulteriori servizi di vario genere. «Siamo disponibili ad un incontro con i cittadini residenti per illustrare il nostro progetto con obiettivi chiari e funzionali allo sviluppo della città di Rimini. Rimarchiamo che la pianificazione di quella struttura viene avanti da quasi 30 anni e trattarla adesso come un’idea improvvisata significa semplicemente dire una bugia colossale», conclude Massimo Bellavista, Responsabile Pesca e Acquacoltura di Legacoop Agroalimentare Emilia-Romagna.
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