A Rimini gli stabilimenti balneari valgono 50mila euro
20 Ottobre 2024 / Maurizio Melucci
A Rimini gli stabilimenti balneari valgono 50mila euro
È notizia di qualche giorno fa. Uno studio della Guardia di Finanza e di Agenzia delle Entrate ha verificato che il reddito medio dei balneari di Rimini è stato di 29.841 euro. Tra i più bassi d’Italia tra la categoria.
Nulla di nuovo “sotto il sole” si potrebbe dire. Da sempre i balneari fanno denunce di reddito da fame. Più basse in alcuni casi dei loro dipendenti. Poi sappiamo tutti a che prezzi venivano vendute le concessioni prima dell’incertezza normativa di questi anni. Miliardi di lire e poi milioni di euro per le concessioni più interessanti.
Ciò che balza agli occhi è un altro aspetto. I nostri gestori della sabbia stanno facendo carte false per evitare i bandi previsti dalle norme europee, nonostante l’attività produca pochi incassi. Anzi, avevano puntato su Giorgia Meloni, ma sono rimasti delusi dopo l’approvazione da parte del governo di un decreto concordato con la Commissione Europea che impone bandi entro due anni e senza nessun particolare privilegio per il concessionario uscente. Nel decreto del governo vengono riconosciuti solo gli investimenti fatti e non ammortizzati negli ultimi cinque anni. Praticamente sulle nostre spiagge nessuno o comunque molto pochi.
I balneari continuano a chiedere il valore commerciale dell’azienda e l’avviamento dell’attività. Chiedono anche il diritto di prelazione. Ai nostri gestori della spiaggia non importa la firma che hanno messo sulla concessione, che prevede che non debbano avere nulla alla scadenza della concessione. Pensavano di essere i padroni della spiaggia e le firme solo un aspetto burocratico privo di effetti pratici.
Detto questo, ho deciso di cambiare linea. Concediamo il valore dell’azienda al concessionario uscente nel caso di mancata conferma della concessione dopo il bando. Ma ad una condizione. Il valore dell’azienda lo si determina sulla base del reddito dichiarato e in ogni caso per altri parametri ufficiali e noti al fisco come succede per tutte le attività economiche. Non esiste che il valore dell’azienda venga determinato da una perizia giurata da parte di un tecnico privato. Non si conoscono i criteri di questa perizia, ma immagino che si vorrebbe basare sugli incassi reali e non su quelli denunciati al fisco. Non se ne parla neanche. La perizia è quella dell’Agenzia delle Entrate. Ebbene sulla base dei redditi lordi dichiarati e delle conseguenti stime del valore aziendale, uno stabilimento balneare riminese nel migliore dei casi vale meno di 100mila euro, con una media che si attesterà sui 50mila euro. Non credo che questa norma sposti di molto le caratteristiche del bando e penso che possa essere anche fatta passare in Europa, anche se l’opposizione al riconoscimento del valore aziendale allo stato attuale è totale.
Una proposta di buon senso per smontare l’opposizione dei balneari. Ovviamente anche questa proposta non andrà bene ai nostri gestori della spiaggia, perché chiederanno ancora una perizia giurata di un tecnico che stabilisca il valore commerciale dell’azienda, sulla base dei redditi reali e non di quelli tenuti nascosti al fisco. Troppo comodo pensare di avere un condono tombale gratuito per decenni di evasione e contemporaneamente incassare valori aziendali vicini a quelli degli anni passati.
Forse sta passando la sindrome di Calimero. Dice Mauro Vanni, leader dei bagnini riminesi, “E’ stato un anno infernale di lotte per ottenere poco e niente da un governo che aveva invece promesso molto. Abbiamo subito una legge del governo Meloni, a settembre, che di fatto non riconosce niente”.
La sindrome di Calimero
Il governo Meloni negli ultimi mesi è andato incontro a secche smentite rispetto agli impegni elettorali presi. Ovviamente la colpa non è di Giorgia Meloni e del suo Governo, ma sempre di altri. Appunto, una manifestazione della sindrome di Calimero, ovvero quel vittimismo di chi non è in grado di affrontare gli eventi e le difficoltà del ruolo che ricopre. Umberto Eco diceva che “una dose di vittimismo è indispensabile per non galvanizzare gli avversari”. Mi pare che la dose di Giorgia Meloni sia oltre l’immaginazione.
Andiamo con ordine.
- La scusa principale, richiamata in mille e mille occasioni, è il “Superbonus 110%”, bandiera 5 Stelle e responsabilità prima del governo giallorosso Conte 2, che avrebbe dissanguato e continuerebbe a dissanguare il Paese. Ovviamente si dimentica che nessuno nel centrodestra, compreso Fratelli d’Italia, durante il governo Draghi ha mai chiesto il blocco del superbonus, anzi in campagna elettorale si è pure promesso di manteneerlo.
- Accise sui carburanti. Meloni aveva promesso la “sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”. Non è stato fatto. Ha tolto anche lo sconto di 25 centesimi fatto dal governo Draghi. Colpa dei precedenti governi che hanno lasciato un debito pubblico elevato.
- Meloni aveva promesso che non si sarebbero fatte le gare, che le concessioni dovevano stare fuori dalla Bolkestein. Ci ha provato con la mappatura delle spiagge italiane per dimostrare che non erano una risorsa scarsa. Tentativo fallito. Ha provato con altre proroghe. Alla fine, ha approvato un decreto che smentisce se stessa. La colpa è ovviamente dell’Europa che non vede le specificità della gestione delle spiagge italiane.
- Fallimento protocollo Albania. In questo caso è scontro frontale tra la Presidente Meloni e la magistratura dopo la sentenza che “non convalida il trattenimento dei migranti in Albania nei centri italiani con la motivazione che i Paesi da cui vengono non sono sicuri”. Il provvedimento riguarda tutti i 12 trasferiti a Gjader. “È molto difficile lavorare con l’opposizione di parte delle istituzioni. Così è impossibile difendere i confini. Non credo sia competenza della magistratura definire quali Paesi sono sicuri” ha dichiarato Giorgia Meloni dopo la sentenza della magistratura romana. La colpa è dei giudici comunisti.
- Sanità. Il Governo dice di aver aumentato il fondo sanitario come non era mai successo nel passato. Per l’anno prossimo in realtà l’aumento è di circa 880 milioni – invece dei 3 o 4 miliardi chiesti dal ministro della Salute Orazio Schillaci – portando il fondo per il Ssn a 136,5 miliardi di euro, il 6,2% del Pil, come quest’anno e come quello prima, il livello più basso dal 2007 che il governo promette di mantenere (non aumentare) nei prossimi anni. Quella che aumenta invece è la spesa diretta delle famiglie in salute, quella cosiddetta out of pocket: 40,6 miliardi nel 2023 (Istat), una decina in più in un decennio. In questo caso siamo alle bugie raccontate agli italiani.
A Rimini saltano le corse del trasporto pubblico: la ricetta improbabile di Gioenzo Renzi.
Gioenzo Renzi, capogruppo in consiglio comunale per Fratelli d’Italia, è intervenuto con un comunicato sul problema della carenza di autisti nel trasporto pubblico che sta facendo saltare numerose corse con enormi disservizi per gli utenti. La ricetta di Renzi è semplice:
- Aumentare gli stipendi per i nuovi assunti
- Lotta all’evasione del biglietto
- Risarcire gli abbonati per i disservizi.
Purtroppo per Renzi la sua ricetta non può funzionare. Infatti il problema dell’emorragia di conducenti c’è dappertutto, e con tutti i tipi di stipendio. C’è un problema sociale: il mestiere di autista venti anni fa era un punto di arrivo per molti giovani: oggi, invece, non è più importante.
Per queste ragioni occorre agire su altri strumenti.
- Occorre favorire i giovani grazie a incentivi per l’acquisizione della patente e una formazione dedicata, anche attraverso vere e proprie ‘Academy’ che intendono valorizzare il know how aziendale e costruire un ponte tra generazioni di operatori. I costi sono elevati per ottenere la patente C e la Carta di qualificazione del conducente (in particolare, per la seconda, si possono raggiungere anche i 3/4mila euro). L’ex governo Draghi aveva previsto l’introduzione di un contributo destinato ai giovani tra i 18 e i 35 anni, pari all’80% della spesa e fino a un massimo di 2.500 euro, con uno stanziamento di 25,3 milioni di euro dal 2022 al 2026. Tuttavia, i fondi del 2022 del 2023 e del 2024 si sono esauriti nel giro di poche ore.
- Questa professione ha il triste primato del maggior logorio psico-fisico, in quanto, si è obbligati a mantenere una soglia di attenzione molto alta. Sarebbe utile organizzare al meglio i turni riducendo il carico di lavoro.
- Politiche nazionali sul trasporto pubblico. Al fondo del trasporto pubblico, che vale 5 miliardi, servono 1,6 miliardi di euro in più: 700 milioni per l’adeguamento all’inflazione e altri 900 milioni per sottoscrivere il rinnovo contrattuale degli autoferrotranvieri che chiedono un aumento delle retribuzioni del 18%: senza questi soldi il sistema rischia il collasso.
Gioenzo Renzi dovrebbe sapere che problemi generali come la carenza di autisti non si risolvono con soluzioni locali. Consiglio di porre il problema al Governo di cui Fratelli d’Italia è la forza politica trainante.
Maurizio Melucci