Home___aperturaA Rimini il trasporto pubblico è solo per gli studenti?

Siamo sicuri che sia meglio offrirlo gratis che farli viaggiare meglio e insieme ad altri passeggeri?


A Rimini il trasporto pubblico è solo per gli studenti?


21 Agosto 2024 / Roberto Renzi

Quinta e ultima puntata del viaggio nel trasporto pubblico di Rimini e Provincia.

Dopo le considerazioni fatte nelle precedenti puntate sembra abbastanza evidente che al di fuori delle grandi aree metropolitane, e quindi anche a Rimini e Provincia, il trasporto pubblico non è percepito dalla maggioranza delle persone come un importante “bene comune” e che – a parte il forte contributo da sempre dato alla mobilità stagionale lungo la costa – residui un’unica funzione davvero essenziale: il trasporto degli studenti.

Studenti: categoria spesso costretta a spostarsi “con i mezzi” (come dicono a Roma) e che per duecento giorni all’anno determina l’ora di punta nella stesura dei programmi d’esercizio. Per assicurare a tutti il diritto allo studio, la scuola primaria e buona parte delle “medie” sono servite da apposite linee di scuolabus attive in tutti i comuni; il trasporto generalista urbano ed extraurbano assicura la mobilità degli studenti di licei e istituti tecnici, che nella provincia di Rimini sono dislocati a Morciano, Riccione, Novafeltria e Santarcangelo, oltre che nel capoluogo (centri studi di Colonnella, Marebello, Viserba, Covignano). Per spostamenti interni alla Provincia, il treno è poco frequentato dagli studenti, che però lo utilizzano in massa per raggiungere gli istituti di Cesena (da Santarcangelo) e di Pesaro (da Riccione, Misano e Cattolica).

Per molti genitori il trasporto pubblico altro non è che il ricordo dei mezzi che prendevano quando andavano a scuola: mezzi che non avevano l’aria condizionata né la videosorveglianza interna e che non erano alimentati a metano, ma si muovevano lentamente nel traffico come quelli di adesso…

Dato che l’anno scolastico sta per cominciare, proviamo a capire come si svolge il trasporto degli studenti e quali sono i problemi.

Amarcord: partenza dal Centro studi Colonnella nel 1970. Queste ragazze potrebbero essere le nonne degli studenti di oggi (Biblioteca Gambalunga, fondo Davide Minghini)

  1. La gratuità del trasporto – Fin dall’epoca “Bonaccini uno” la Regione Emilia-Romagna assicura il trasporto gratuito su treni e bus a una platea molto vasta di studenti: tutti quelli della scuola dell’obbligo e per le scuole superiori quelli che ne hanno diritto sulla base all’ISEE. La mia opinione in merito è che si tratta di un provvedimento che ricade nell’ambito del welfare (e come tale andrebbe giudicato) più che avere a che fare con la promozione dell’uso del mezzo pubblico, dato che gran parte dei beneficiari della gratuità sono soggetti che già salivano in vettura. Questa, ripeto, è un’opinione e mi piacerebbe venisse smentita.

Non amo poi fare il “benaltrista”, ma siamo sicuri che a favore degli studenti sia stato meglio spendere soldi pubblici per offrire la gratuità del servizio piuttosto che in un potenziamento dell’offerta di trasporto per far viaggiare meglio gli studenti stessi (vedi punto 5)?

2. La “punta” scolastica – Nell’ora di punta scolastica tutto il parco veicoli con relativi guidatori è in strada e si riempie di ragazzi in età scolare. Non c’è una sola tabella di marcia che non “veda” gli studenti e quasi tutte le linee sono soggette non solo a potenziamenti, ma anche a prolungamenti, deviazioni, alterazioni alla normale frequenza, in modo da soddisfare il più possibile questo tipo di traffico, che prevale su tutte le altre esigenze.  Viene spontaneo un paragone. Nel trasporto pubblico la massa degli studenti è come un “buco nero” in astronomia: non solo assorbe tutta la materia (autobus) e l’energia (forza lavoro) che si trovano nei dintorni, ma deforma anche lo spazio-tempo (orari e percorsi)!

  1. La pianificazione – In genere nel bacino di traffico di Rimini le corse dedicate agli studenti sono numerose e ben programmate, grazie anche all’utilizzo dove è possibile di autosnodati da 18 metri. Questo fintanto che qualche dirigente scolastico non decide di cambiare gli orari delle lezioni (cosa che andrebbe comunicata con conguo anticipo e invece a volte viene decisa poco prima dell’inizio dell’anno scolastico) oppure accade un imprevisto aumento della domanda (vedi punto 4). Si cerca allora di correre ai ripari e fino a novembre escono periodici ritocchi agli orari.
  1. Il sovraffollamento – Sento già l’indignazione di chi dice che gli studenti viaggiano come bestie: i mezzi sono strapieni! Certamente nell’ora di punta continuano a verificarsi situazioni critiche e disservizi (spesso basta un singolo caso per fare notizia!) e anche la drammatica carenza di personale, di cui abbiamo parlato nella puntata del 6 agosto [link], ha causato la cancellazione di diverse corse “scolastiche”. Oltre a ciò, i nodi che sembrano insolubili sono i seguenti:
  • nelle prime due o tre settimane, quando l’orario delle lezioni non è definitivo, uscendo (anticipatamente) da scuola si trova un’offerta di trasporto non adeguata: qualcuno resta a piedi, altri viaggiano in condizioni precarie. È difficile “metterci una pezza”, perché i turni uomo-macchina sono fatti di corse concatenate e non se ne può anticipare una, al massimo si può fare un “bis” ricorrendo allo straordinario (se si trova disponibilità);
  • domanda di trasporto aumentata rispetto alla stagione precedente. Di solito si sa in anticipo che un determinato istituto sarà frequentato da parecchi studenti in più, ma è quasi impossibile (anche per malintese ragioni di privacy) conoscere con precisione da dove verranno! Per saperlo bisogna aspettare lo svolgimento del servizio e le eventuali crisi che si determinano quando i trasportati sono troppi rispetto alla capacità offerta.
  • Casi limite sono alcune località raggiunte da una sola andata e ritorno e quest’ultimo avviene in un orario che può costringere a lunghe attese chi a scuola ha un orario ridotto, del tipo uscita alle ore 12, oppure privare del servizio chi è soggetto a rientri a scuola pomeridiani.

La super fermata del Centro studi di Viserba realizzata nel 2019 (foto R. Renzi)

Per tentare di risolvere alla radice queste situazioni di crisi, occorrerebbe uno sforzo straordinario di approfondimento, coinvolgendo preventivamente più attori (regione, provveditorato, dirigenti scolastici, genitori) in modo attivo. Troppo spesso si finisce per intervenire dopo che le cose non hanno funzionato.

Eppure per aumentare l’offerta di trasporto c’è un precedente virtuoso che forse avrebbe potuto essere riproposto…

5. L’emergenza che fece viaggiare comodi – Durante il periodo del Covid, la Regione mobilitò e retribuì le imprese private di trasporto (anche con l’utilizzo di bus da noleggio, nel nostro  bacino una ventina di mezzi in tutto) per potenziare l’offerta nella punta scolastica, in modo che le distanze interpersonali fossero rispettate e non vi fossero più passeggeri in piedi.                Questo provvedimento, se reiterato anche dopo l’emergenza, avrebbe consentito di evitare i sovraffollamenti e a tutti di viaggiare seduti sia nel periodo di maggiore domanda che in quello degli orari provvisori, quando servono rinforzi per le uscite da scuola anticipate. Ma, ancora una volta, chi avrebbe avuto il coraggio e la visione di proporre una cosa del genere? Le aziende affermano che, superata la fase iniziale, tutto si assesta perché nessuno viene lasciato a terra. Ma molti viaggiano in piedi (specialmente nel servizio extraurbano non è buona cosa): qualche aiuto del tipo di quelli sperimentati nell’epoca del Covid   avrebbe un effetto positivo laddove si registrano le situazioni più critiche.

6. I costi – Solo nei casi in cui non se ne può fare a meno si interviene con corse aggiuntive. Questo perché la programmazione di corse nell’orario di punta ha per il gestore un costo molto superiore a quello medio del servizio su cui si basa il corrispettivo ricevuto dall’Agenzia per la mobilità. Finché è possibile, si modificano gli orari delle corse esistenti, anticipandone o ritardandone l’effettuazione.

Uno degli ultimi esempi: durante il periodo scolastico, il bus 160 per Novafeltria non parte più dalla stazione alle 14.40 ma quindici minuti dopo; questa modifica d’orario è stata fatta per evitare di istituire una corsa ad hoc per gli studenti che escono intorno alle 14.30 dai vari centri studi. E pazienza se qualche operaio o impiegato – su quella linea ce ne sono – deve prendere la macchina perché non arriverebbe più in tempo al lavoro! Avete capito perché la massa degli studenti è paragonabile (con affetto, s’intende) a un “buco nero” che deforma lo spazio e il tempo?

Arrivederci al nuovo anno scolastico, che inizierà il 16 settembre.

(5. Fine)

Roberto Renzi

Precedenti puntate

26 luglio

31 luglio

6 agosto

14 agosto