“A Rimini in un anno 100mila accessi ai pronto soccorsi e sempre meno personale”
20 Settembre 2023 / Redazione
Dopo la votazione (con 21 voti favorevoli) e la convalida dell’attribuzione del seggio rimasto vacante a seguito delle dimissioni del consigliere comunale Filippo Zilli alla consigliera Ada Di Campi, prima dei non eletti della lista Fratelli d’Italia, si è aperto il consiglio comunale che si è riunito ieri pomeriggio per un confronto, in una seduta senza interrogazioni, sulle criticità attuali e sulle prospettive future dell’assistenza territoriale nel Comune di Rimini e lo sviluppo del piano distrettuale di contrasto alle disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari, che ha visto la partecipazione del direttore dell’Ausl Romagna Tiziano Carradori (nell’immagine in apertura) che ha illustrato il contesto di riferimento generale e le criticità con cui si confronta la sanità locale.
A cominciare dai troppi accessi ai pronto soccorsì: 100mila all’anno, un quinto dei quali si conclude solo con una visita. “Significa che noi non siamo capaci di intercettarli prima. Poi è ovvio che congestiona il Pronto soccorso e provoca situazioni difficili”, ha detto Carradori. D’altra parte, il direttore deve riconoscere che il personale dei Pronto soccorsi è limitato, che le liste per le visite di attesa si allungano, che il divario sociale “tra ricchi e persone comuni prima ancora che poveri” aumenta anche nella salute. Anche perchè di soldi la sanità pubblica ne ha sempre meno: “Puoi essere efficiente quanto vuoi, ma se hai pochi denari come fai? Tutti i Paesi vivono la carenza di personale ma noi più degli altri perché noi abbiamo il 30% di personale in meno dei Paesi Ocse, quando va bene. Ne mancano 20-25 anche a Rimini come Pronto soccorso. Anche gli infermieri mancano. Ci sono paesi con il doppio rispetto a noi. Ed è un dato fondamentale quando si pensa a organizzare l’assistenza a domicilio. Mancano per sviluppare servizi territoriali. Non lo dico io lo dicono i dati a livello nazionale e noi non facciamo differenza. Se poi ricordiamo che se ne vanno in pensione o smettono in Romagna dai 600 ai 900 colleghi all’anno abbiamo capito le proporzioni del problema”.
Secondo Carradori non resta che agire sull’assistenza territoriale: “I Cau sono importanti. Andiamo con i primi due entro il 31 dicembre di quest’anno, e completeremo il processo entro 31 dicembre del 2025. Sono centri aperti 24 ore al giorno perché la gente non deve andare al Pronto soccorso perché non trova niente fuori, o perché non trova una prestazione specialistica o il medico di medicina generale”. Per questo “sono previste 363 unità in più, di cui 90 da qui alla fine dell’anno per farli
funzionare”. Poi gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali.
Infine le liste di attesa. “C’è un problema – ha ammesso il direttore – però per una risonanza prima c’è posto a venti chilometri, allora si fa. I limiti sono determinati da insufficienti finanziamenti. Se per una colonscopia non c’è il medico come
si fa?”.
E’ stato approvato con 19 voti favorevoli, 1 astenuto e 8 contrari il secondo punto all’ordine del giorno presentato dai consiglieri Manuela Guaitoli e Matteo Petrucci inerente il sostegno alla promozione e all’attuazione delle linee di indirizzo alle aziende sanitarie per la riorganizzazione della rete dell’emergenza urgenza in Emilia Romagna e al progetto di legge di iniziativa regionale per evitare la crisi del sistema sanitario nazionale.
Via libera (19 favorevoli, 7 astenuti e nessun contrario) anche alla costituzione di una associazione temporanea di scopo in qualità di partenariato per l’adesione al Gal – Gruppo di azione locale – della pesca e acquacoltura – costa dell’Emilia-Romagna, per partecipare alla selezione delle strategie di sviluppo locale nel settore della pesca e dell’acquacoltura e per la realizzazione del relativo piano di azione, in attuazione del programma operativo a valere sul fondo europeo per gli affari marittimi e per la pesca. L’obiettivo del GAL, come noto, è quello di promuovere lo sviluppo sostenibile delle comunità di pesca e acquacoltura della costa, quali volani per la crescita della filiera ittica, accompagnata da quella turistica e culturale del territorio. Una proposta presentata anche in un incontro pubblico per raccogliere le indicazioni e le osservazioni degli operatori e della città.