Viabilità. La situazione attuale, che è veramente drammatica, trae origine da errori commessi negli anni ’80 e ’90, frutto di scelte consapevoli di pochi che hanno danneggiato l’intera città. Vi sono molti capitoli, parto dalla mancanza di alternativa al ponte di Tiberio; ricordo che ad inizio anni ’80 sembrava che il Comune espropriasse le casupole (tali erano) che occupavano la fascia fra via Ducale (dove sono nato nell’Ospedalino) ed i Bastioni.
L’idea (mai diventata progetto) era di realizzare un percorso bidirezionale. Se ne occupò l’assessore Diotallevi che però fu consigliato di fare marcia indietro.
Altro capitolo dello stesso tema: Prolungare la via “dei Sindacati” era possibile pur con la presenza della Villa Barbera, (dal nome della Comandante della PM ), con attraversamento del Marecchia e sbarco su via Tonale. Prevalse il concetto NIMBY dei residenti, e non si fece nulla.
A dimostrare che la attuale condizione di via Ducale ha origini lontane non rimediabili con costi affrontabili. L’ ipotesi di un passaggio interrato è solo tecnicamente fattibile.
Riguardo alla grande viabilità basta vedere cosa hanno fatto Cesena e Forlì che si impegnarono a fondo a trovare i finanziamenti per realizzare ottime vie di scorrimento; noi invece pensiamo di risolvere con rotonde a raso anche i nodi più critici.
Periodiche inondazioni del centro storico. Partiamo dal più ovvio: manutenzione delle reti di tipo non programmato: sono necessarie quando vi è aspettativa di eventi importanti, dove la attenzione dell’uomo sollecita ad intervenire prima che scatti la manutenzione programmata.
Il centro Storico, infatti, deve essere preservato in ogni caso anche a costo di aprire gli scarichi a mare con anticipo. Naturalmente serve un presidio.
Turismo. Le presenze reali nel 2024 sono calate del 20 per cento almeno: basta intervistare le ditte che distribuiscono derrate alimentari. E’ un dato certamente noto anche a chi gestisce la raccolta rifiuti e distribuisce l’acqua potabile: quando feci studi di fattibilità a medio termine raccolsi dati indietro di 10 anni e ricordo che nel 1989 si registrarono importanti deficit per poi risalire fino ai primi anni duemila. Successivamente non mi sono più occupato del tema. Questo per affermare che i dati ISTAT vanno presi con le pinze.
La trasformazione, dicasi demolizione, di immobili alberghieri ormai non più tali passa attraverso un sorta di DEREGULATION che è la sola forma per invogliare gli investitori. Questo è un tema molto delicato che va affrontato da urbanisti (con incarico ) e successivamente dalla politica
Per il momento mi fermo ed attendo commenti.
Fabio Agabiti
(Nell’immagine di apertura via Ducale)