I modi nascosti in cui le donne sono state escluse negli anni dalla progettazione dei luoghi pubblici, sono ogni giorno sotto gli occhi di tutti. Ma dato che li abbiamo sempre accettati così, sono diventati invisibili. “Le città attuali sono state concepite dagli uomini affinché altri uomini le attraversassero in auto per andare al lavoro. Le strade erano considerate luoghi di passaggio e non spazi d’uso. Da anni cerchiamo di modificare queste convinzioni”. Nelle parole, e soprattutto nei fatti, Eva Kail, urbanista di fama internazionale, ha spesso evidenziato come le nostre città siano state progettate prevalentemente pensando alle esigenze maschili. La città è come un abito che indossiamo tutti i giorni, ma resta, per abitudine, un vestito da uomo.
Lunedì 25 novembre, a Rimini, la famosa urbanista terrà una lezione magistrale nell’ambito del Festival nazionale ed itinerante l’Eredità delle donne diretto da Serena Dandini che ha inserito l’evento riminese nel suo ricco programma.
L’incontro, ospitato presso il Cinema Fulgor e aperto al pubblico, sarà un’occasione unica per riflettere su come rendere le nostre città più inclusive e accessibili.
Kail, fondatrice del “Frauenbüro” (l’ufficio per le donne) di Vienna, presenterà la sua visione innovativa per spazi urbani che mettano al centro le esigenze di tutte e tutti. Attraverso esempi concreti, l’architetta illustrerà come l’urbanistica di genere possa essere uno strumento efficace per creare ambienti più sicuri, vivibili e sostenibili.
Secondo Eva Kail, “per rendere una città più inclusiva serve ripensare radicalmente la funzione e l’accessibilità degli spazi pubblici, tenendo conto delle diverse esigenze di chi li abita.”
Eppure, nella vita quotidiana, usiamo la città per moltissime altre azioni: portare i figli al nido e a scuola, fare la spesa, assistere i genitori anziani. Chi si occupa di queste attività, sa bene che il modo più veloce e più sicuro per muoversi in città è andare a piedi e in bicicletta, che servono tragitti brevi, protetti, ben collegati, con marciapiedi e percorsi larghi, magari meglio se ombreggiati e ben illuminati. Ma chi si occupa davvero di queste attività della vita quotidiana? I tempi sono cambiati moltissimo, eppure, ancora oggi, la maggior parte di queste incombenze è a carico delle donne. Il risultato? Uno spazio urbano che esclude o limita la possibilità di muoversi e di vivere la città in sicurezza, soprattutto per donne e gruppi sociali più vulnerabili. Una città in cui la strada è prevalentemente delle auto e in cui gli spostamenti con cui la pianifichiamo sono prevalentemente quelli per andare e tornare dal lavoro, escludendo così una parte importante di flussi e persone che la città la usano e la vivono, ogni giorno.
A Vienna, questo approccio ha portato alla realizzazione di numerosi progetti di successo: parchi, giardini e aree gioco sono stati ripensati coinvolgendo direttamente le giovani cittadine, creando spazi più versatili, multifunzionali, sicuri e inclusivi.
Il modello viennese rappresenta un esempio di “politica del care”, dove la cura per le persone e l’inclusione sociale sono al centro della progettazione urbana. Un approccio che non solo valorizza il contributo delle donne, ma beneficia l’intera comunità.
Intorno a questa iniziativa, promossa dal Settore Infrastrutture, Mobilità e Qualità Ambientale del Comune di Rimini nell’ambito del progetto europeo Re-value (Re-Valuing Urban Quality & Climate Neutrality in European Waterfront Cities appartenente al programma dell’Unione Europea: Horizon Europe Framework Programme) ideata e curata dall’associazione Il Palloncino Rosso e organizzata con la collaborazione del Piano del Verde e di Anthea, si è stretto un ampio partenariato locale e regionale interessato alle politiche di genere, sicurezza e salute delle città: il Centro di Educazione alla Sostenibilità di Arpae Emilia-Romagna, il CERPA Centro europeo di ricerca e promozione dell’accessibilità, il Cescot Rimini, il Coordinamento Donne Rimini, l’associazione Dire uomo, FISU, Forum italiano per la sicurezza urbana, la Sezione Emilia-Romagna dell’INU Istituto Nazionale di Urbanistica, l’Ordine degli Architetti P.P.C della Provincia di Rimini, la Fondazione Piano Strategico Rimini, la Rete delle Donne Rimini, Rompi il Silenzio, il Master URISE Innovazione sociale e rigenerazione urbana dello IUAV di Venezia e Alma Mater Studiorum, Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Architettura e Dipartimento Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei materiali (DICAM)