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Gnassi (PD): "Governo incapace, basta dare colpe all'Europa", Bonelli (AVS): "Serrata fallita", blitz dei Radicali in uno stablimento- VIDEO


A Rimini ombrelloni aperti nel giorno dello sciopero dei bagnini


9 Agosto 2024 / Redazione

Ombrelloni aperti a Rimini, mentre in alcune zone della Riviera c’è chi ha aderito alla serrata degli stabilimenti balneari per protestare contro il caos delle concessioni balneari e contro lo stallo del Governo sul tema.

Come riferisce l’agenzia ANSA, sul Lungomare di Rimini, come annunciato, i balneari hanno deciso di non chiudere gli ombrelloni: nei 150 stabilimenti su quasi 20 chilometri, gli ombrelloni sono aperti come ogni giorno, i titolari dei bagni curano la spiaggia fino all’ultimo dettaglio, come sempre e da sempre, in attesa delle 12 quando nelle zone degli aderenti ai due sindacati si brinderà, insieme a i clienti, spiegando e raccontando i perché del malessere e dei malumori che attanagliano la categoria dei balneari alla luce della direttiva Bolkestein e del dibattito aperto sulla sua applicazione.

Ha aderito alla protesta invece il Papeete di Milano Marittima, del patron Massimo Casanova, ex europarlamentare della Lega che ha ospitato spesso il leader della Lega Matteo Salvini e che è da sempre in prima linea contro la direttiva Bolkenstein.

Sul tema interviene il deputato democratico Andrea Gnassi: “Sarebbe ora di passare dalle promesse alle risposte concrete. Basta con il dare la colpa all’Europa perché si è incapaci di dare soluzioni ed esercitare il ruolo di governo. E’ così sui balneari, sulle concessioni delle spiagge e sulle coste italiane. Sono ormai due anni che il Pd chiede al governo Meloni e ai suoi ministri di fare una legge quadro offrendo proposte puntuali per disciplinare la direttiva Bolkestein. Una legge quadro che non porti il Paese al deferimento davanti alla Corte di giustizia europea con conti salatissimi da pagare per tutti gli italiani. Una legge quadro che consenta un ordinato svolgimento di gare di evidenza pubblica per le concessioni demaniali marittime. Una legge quadro che con il coinvolgimento di regioni e comuni, il confronto con le parti economiche e sociali possa individuare criteri per le assegnazioni, in grado di leggere le specificità delle coste italiane. Il turismo balneare, colonna del turismo italiano, è invece lasciato completamente allo sbando”.

“Il governo – aggiunge – non ha mai fatto né una legge sulla Bolkestein, ne’ ha trattato con l’Ue per disciplinare un settore che coinvolge 8mila km di coste. Quando un anno e mezzo fa abbiamo posto il tema, la ministra Santanché se ne uscì con una delle sue infelici e sprezzanti battute: ‘più che delle concessioni e della Bolkstein togliamo le spiagge libere in mano ai tossici’. Il governo Meloni, a partire dalla premier, ha raccontato una sequela di bugie: dall’annuncio di fantomatiche trattative risolutive con l’Ue, all’annuncio balla che l’Italia potesse sottrarsi dall’applicazione della Bolkestein, con il racconto alla comunità europea di inesistenti spiagge libere dove fare nuove gare per le concessioni. Ora – conclude – il governo non perda altro tempo e convochi Regioni, Comuni, mondo imprenditoriale e sindacale e faccia la legge quadro per le gare, individuando criteri trasparenti e chiari”.

Commenta da parte sua Angelo Bonelli deputato AVS: “Oggi i gestori degli stabilimenti balneari hanno indetto uno sciopero di due ore per chiudere gli ombrelloni, ma hanno fallito. Quello che accade in Italia con i balneari è incredibile. Noi porteremo avanti ancora più convintamente la nostra proposta di legge che prevede quattro passaggi essenziali: la triplicazione dei canoni, 70% delle spiagge libere, che le nostre coste vengano dichiarate beni inviolabili e comuni, per restituire il mare ai cittadini senza discriminazioni di sorta e stop privatizzazione spiagge”.

Il portavoce nazionale di Europa Verde spiega: “Ci sono canoni di concessione ridicoli: 10 miliardi di euro di fatturato per gli stabilimenti, e lo Stato incassa solo 115 milioni di euro. Il rapporto tra il fatturato degli stabilimenti e il canone versato allo Stato è praticamente inesistente. Il disastro compiuto da questo governo è evidente: pur di non applicare la direttiva Bolkestein, o addirittura la mediazione del governo Draghi, hanno inviato in Europa una proposta di mappatura delle spiagge, estendendone la lunghezza di 3.000 km per mettere in concessione le ultime spiagge libere del nostro Paese. È un falso ideologico”.

Come riferisce l’Agenzia DIRE, nel giorno dello sciopero dei balneari, il segretario dei Radicali Italiani Matteo Hallissey, insieme allo streamer Ivan Grieco, ha fatto irruzione in uno stabilimento a Fregene, frazione di Fiumicino, con dieci ombrelloni e un’altra decina di attivisti radicali. “In questo assurdo e ridicolo sciopero, gli ombrelloni li abbiamo portati noi, gratis. Oggi i gestori dello stabilimento dove abbiamo piantato pacificamente i nostri ombrelloni ce li hanno buttati giù, nonostante il supporto che abbiamo ricevuto anche da parte di tanti cittadini che stavano facendo il bagno e sono stufi di questa situazione paradossale. Dopo decenni di difesa corporativa dei propri privilegi, i gestori si permettono pure di scioperare. La gestione del Governo è fallimentare. Per non scontentare nessuno, parte per le ‘meritate vacanze’, cavandosela con un compassato ‘decide l’Europa’ e una mappatura delle spiagge ridicola, già bocciata dall’UE. Nell’attesa, i gestori si godono i privilegi, con canoni bassissimi e introiti milionari. Ci auguriamo che questa sia l’ultima estate senza Bolkestein. Servono gare imparziali e trasparenti per assegnare le concessioni, ottenere più introiti per lo Stato, prezzi più bassi e servizi migliori per i cittadini. Lo chiediamo da anni e continueremo a farlo”.

Di tutt’altro tenore, ovviamente, le peraltro rare e piuttost sconcertanti prese di posizione dei partiti di maggioranza. Per Fratelli d’Italia finora l’unica a parlare è stata l’europarlamentar eElena Donazzan: “Comprendo la preoccupazione dei promotori della protesta ma credo sia necessario un approccio alla questione prudente e collaborativo per preservare in questo particolare periodo dell’anno il legittimo interesse dei consumatori”.

“Il governo Meloni non si è ancora espresso con un provvedimento ad hoc perché sta negoziando con l’Unione europea le migliori tutele per i concessionari uscenti – riprende Donazzan – ad esempio con la richiesta di indennizzi per le strutture inamovibili, affinché anni di investimenti non vengano vanificati”.

Se non che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea non più tardi del 20 luglio scorso ha sancito esattamente il contrario: quelle opere vanno al Demanio senza alcun risarcimento. E Bruxelles ha chiesto gare aperte dal 1° gennaio 2025. Prosegue tuttavia l’europarlamentare meloniana, scambiando addrittura le concessioni con un inesistente “diritto di proprietà”: “La giusta concorrenza non deve pregiudicare il sacrosanto diritto di proprietà e credo anche che debba essere prevista una premialità per il concessionario uscente che partecipa alla nuova gara. In ogni caso la certezza è che il governo non solo regolamenterà il riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico e ricreativo per stabilire il perimetro giuridico più adeguato per i protagonisti del settore ma farà sentire la propria voce nelle sedi opportune per difendere le imprese e il lavoro in un settore strategico della nostra economia”. “Fratelli d’Italia vanta nel proprio patrimonio genetico la difesa dell’interesse nazionale – chiosa Donazzan – e farà di tutto, anche in sede europea, affinché le peculiarità dell’Italia vengano valorizzate come meritano”.

Le fa eco  Raffaele Nevi vicepresidente vicario dei deputati di Forza Italia e portavoce del movimento azzurro. “Abbiamo un patrimonio prezioso di piccoli e medi imprenditori che meritano rispetto – scandisce a Radio Anch’io su RadioRai1 – Questi hanno investito i loro risparmi per conservare, migliorare e creare infrastrutture e spazi di svago per i turisti. Il governo, lottando contro una sinistra che spinge per le gare senza condizioni, sta cercando di far capire alla Commissione Europea la specificità del sistema italiano”.

E anche Nevi, pur riconoscendo che a questo punto le gare vnno fatte, si lascia andare a considerazioni per lo meno singolari: “Abbiamo già visto i danni causati dalle gare al massimo ribasso in altri settori, che rischiano di aprire la porta a grandi gruppi speculativi pronti ad aumentare esponenzialmente le tariffe e rendere tutto inaccessibile”. Se non che, naturalmente, le gare non sarebbero affatto “al massino ribasso” come avviene per i bandi dei lavori pubblici, ma semmai esattamente all’opposto: vince di offre di più. Del resto non si capirebbe altrimenti il rischio paventato dallo stesso Nevi, quello dell’intervento di “grandi gruppi speculativi pronti ad aumentare esponenzialmente le tariffe”.

Ma incurante delle contraddizioni il deputato azzurro insiste: “In Italia non mancano le spiagge, piuttosto dobbiamo proteggerle e mantenere un equilibrio per tutelare i consumatori. Non vogliamo evitare le gare, ma neanche trasformarle in una svendita. La qualità dei servizi nel nostro paese è alta, ma è vero che i costi sono esplosi, però questo riguarda tutti i settori. Serve quindi un dialogo con i fornitori di servizi per trovare un equilibrio tra costi e qualità. Dobbiamo essere attenti a non svendere il nostro patrimonio costiero e le piccole e medie imprese, e il governo sta operando bene in questa direzione”.