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Pro e contro l'idea di celebrare un fenomeno che non esiste più


A Rimini una via per Zanza


27 Agosto 2023 / Giuliano Bonizzato

La mamma propone di intitolargli una strada, per l’eccezionale afflusso turistico femminile (Scandinave in testa) che le sue imprese erotiche hanno comportato. Maurizio Melucci esprime da queste colonne parere favorevole (‘perché no?’) sottolineando la democraticità del personaggio tutt’altro che ‘vitellone d’èlite’ nella scelta delle sue partner. Ferruccio Farina osserva sul Carlino che in quanto a meriti turistici Gerardo Filiberto Dasi (che a Rimini col Pio Manzù ha portato il mondo) dovrebbe beneficiare della precedenza viaria. Dal canto mio (fermo restando che sono sempre in attesa di Via Fred Buscaglione) ho cercato di approfondire ulteriormente le mie cognizioni su questa mitica figura.

Occorre innanzitutto osservare che l’epopea di Maurizio Zanfanti detto Zanza si colloca negli anni in cui, avendo la liberazione femminile raggiunto gli obiettivi sessantottini, gli ex predatori di massa degli anni 60-70 si ritrovavano sazi e appagati in ogni stagione dell’anno. Le emancipate nordiche avevano infatti pesantemente subìto la implacabile concorrenza delle italiane, cresciute in altezza, in bellezza e… in pillola. Tant’è che “La Repubblica” del 2 Agosto 1988 (in un articolo da me rintracciato sul web) cita ampi brani di un servizio di “Aftonbladet”, quotidiano di Stoccolma, dove si legge testualmente: “Rimini non è più la terra dei vitelloni. Sono molte le svedesi che passano le vacanze sulla riviera adriatica solo per portarsi a casa un romanticissimo ricordo. Tuttavia, la maggior parte oggi se ne torna in albergo delusa e sola”. Si sottolineava soprattutto in quell’articolo l’importanza che le romantiche svedesi avevano sempre attribuito al fantasioso corteggiamento degli italiani mentre “gli uomini svedesi hanno bisogno di calci nel sedere per corteggiare una donna” (Elsa Magnusson accompagnatrice turistica).

E’ in questo contesto che va analizzato il ‘fenomeno Zanza’.
Come risulta dalla biografia di Maurizio Zanfanti redatta dallo zio Luigi Pasquini (‘Zanza il Celebre’ Amazon Fulfillment 2021) nell’estate del 1985 la rivista Francese “Actuel” inviò al Blow-Up (la famosa discoteca ove il Nostro esercitava la sua attività lavorativa di ‘buttadentro’ e barista) una giovane giornalista che descrisse accuratamente modalità e tempistiche dei rapporti realizzati da Zanza in una sola sera, con tre giovani nordiche appena conosciute e all’insaputa l’una dell’altra. A partire dal primo congiungimento (che si svolge nel “locale del ghiaccio” della discoteca dove “l’affare è regolato in pochi minuti”) fino a “segnare tre punti nel suo carnet, che riporta centottantasette ragazze con cui ha fatto l’amore dal primo maggio. Gli resta tutto il mese di settembre per battere il suo record dell’anno precedente e arrivare a duecentotrenta” (pagg. 68-69 op.cit.)

E’ qui che, a mio sommesso avviso, emerge la peculiarità, per non dir la grandezza di questo ragazzo educato e gentile. In una Rimini che dalla fase di paziente corteggiamento nei ‘dancing’ era passata all’’instant sex’ da discoteca, dall’incontro romantico sulla spiaggia all’esercizio ginnico fine a se stesso, dalle ‘cotte’ memorabili tra abbronzati indigeni ed eteree scandinave coronati spesso da fiori d’arancio alle statistiche del tot a stagione.

In una Rimini insomma dove, per concorde ammissione delle ragazze svedesi, i fantasiosi ‘birri’ che avevano fatto sognare le loro mamme erano scomparsi, in quella Rimini oltretutto ‘raffreddata’ dall’incubo di un AIDS ancor tutto da decifrare, Zanza rimane, come testimoniato dalle appassionate missive inviategli dalle sue occasionali conquiste, l’unico inimitabile protagonista del romanticismo che fu. In grado (non sappiamo come ma qui sta il suo segreto) di trasformare incredibilmente ‘l’instant sex’ in…’instant love’.

Dunque, non certo “una botta e via”!

E, se togli la botta… rimane la via.

Giuliano Bonizzato