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Da Sangiuliano alla Santarcangelo di Piscitelli, dalle vasche della Ugolini all'agitazione della Raffaelli fino ai quartieri di Frisoni aboliti da Berlusconi


A Roma come a Rimini oggi le comiche: della destra


11 Agosto 2024 / Nando Piccari

Ma allora è un vizio! Passi il fatto che nella combriccola meloniana siano in tanti a fingere di non sapere cosa sia successo in Italia dal 1922 al 1943, ma come si fa a voler promuovere altisonanti e costosissime campagne ministeriali accompagnandole poi da una ridicola somaraggine culturale, che questa volta non è finta? Chi non ricorda la farneticante campagna di pseudo promozione inflitta lo scorso anno dalla Santanché al turismo italiano?
Quasi non bastasse l’oltraggio al Botticelli per quella sua Venere ridotta ad una Barbie in pose sceme, i testi erano un rincorrersi di grossolane storpiature di dati storici e riferimenti geografici, che non hanno risparmiato neppure la nostra realtà. Come dimenticare infatti gli 1800 anni in meno attribuiti al Ponte di Tiberio, per di più collocato sul Fiume… Parecchia? O il Teatro Galli ancora diroccato? O Rimini che scippa a Gabicce la famosa discoteca Baia Imperiale e nel contempo si fa scippare da Bellaria Piazzale Kennedy? Ma almeno la Santanché ha l’attenuante di avere trafficato più tempo nelle sue oggi pericolanti aziende di quanto ne abbia dedicato alla propria formazione culturale.

Chi invece non può accampare giustificazioni è il suo collega Sangiuliano, perché se uno accetta il ruolo di Ministro della Cultura non può poi farsi ridere dietro.

Aveva iniziato nel 2023 con la buffonata secondo cui «il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri». Seguita a ruota dalla figura penosa procuratasi allorché da membro della giuria del Premio Strega, dopo aver elogiato i libri presentati, ha così concluso: «Proverò a leggere tutti i libri in gara».

Nel 2024 la sua (momentanea?) esibizione di minchiate parte quando, per far colpo sul giornalista inglese che lo sta intervistando, se ne esce a dire «se pensiamo a Londra pensiamo a Times Square», che però si trova a New York.
Poi ci assicura che «Colombo voleva raggiungere le Indie circumnavigando la terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei», nato 72 anni dopo.

Ma tutto questo è ancora ben poca cosa, se rapportato allo scompisciare dalle risate che tutta Europa si sta facendo per avere egli il 6 agosto annunciato “urbi et orbi” che «il Consiglio dei ministri vara il comitato per celebrare 2 secoli e mezzo di Napoli», quando invece la città partenopea festeggia non 250 ma 2500 anni di storia.

A questo punto sorge però il sospetto che quel gioviale approccio culturale e comunicativo di rango ministeriale possa aver fatto scuola anche ad alcuni primattori della destra locale, a giudicare da certe comiche “fuffe” in cui si stanno esibendo.

Primo fra tutti Italo Piscitelli, un Consigliere Comunale meloniano di Santarcangelo il quale, preoccupato da qualche problema di ordine pubblico, ha concluso che «a Santarcangelo ci sarebbe bisogno dell’Esercito», chiedendo quindi «all’amministrazione di attivarsi con la Prefettura affinché vengono inviati a Santarcangelo uomini dell’Esercito».

Ma è ben più divertente la sua proposta di qualche giorno prima: rilasciare ai consiglieri comunali di Santarcangelo un tesserino di riconoscimento che li abiliti a girare per la città facendo controlli preventivi che aumentino la sensazione di sicurezza nei cittadini. Cosicché alle funzioni istituzionali del massimo consesso cittadino possa aggiungersi anche “la ronda del Consiglio Comunale”. E se qualcuno verrà colto a sgarrare, il consigliere poliziotto prima gli mostrerà il tesserino, poi reciterà la formula di rito: “Ai sensi dell’art. 5, comma 12, della delibera consiliare assunta in data 6 maggio 2024, la dichiaro in arresto”.

E che dire di Elena Raffaelli, la badante riccionese del legaiolo Morrone, mandato da Forlì a mettere in riga i salviniani della nostra provincia, dal quale ella riceve una volta al mese l’autorizzazione ad esternare qualcosa di suo.
In vista delle imminenti elezioni regionali la Raffaelli ha un disperato bisogno di far sapere che nella destra della Perla Verde la meglio è lei. E che sarebbe farle un torto se, come si comincia a ventilare, le venisse contrapposta da Forza Italia la candidatura di Renata Tosi, che non esita a bollare come «affrettata più che meditata», oltreché «incongruente rispetto al passato». Così, per andare sui giornale si attacca a tutto.

La Sindaca Angelini e l’Assessore Guidi evidenziano i buoni dati delle presenze turistiche favorite dalla campagna di promozione messa in campo dall’Amministrzione Comunale? Ma quando mai! Loro si accontentano del «massiccio arrivo in treno nel week-end dei “maranza”». È un termine che sta per “tamarro” o “coatto” e che, negli anni 80, la Milano più stronza ha iniziato ad appioppare ai giovani che arrivavano nel fine settimana. Poi passato nel campo razzista per l’assonanza con Marocco: non solo giovani, poveri e malvestiti, ma anche immigrati o figli di immigrati nordafricani.

Qualche giorno dopo, a Rimini, un tizio se ne esce con la fantasiosa trovata di voler mettere a disposizione un locale di sua proprietà al Grattacielo, per traslocarvi la moschea. Appena letta la notizia, l’Assessora Frisoni manda garbatamente a quel paese il proponente, che avrebbe dovuto capire da solo come la sua surreale proposta facesse a pugni con le norme urbanistiche, oltreché col buonsenso. Qualunque avversario o avversaria intelligente, non dico dovesse congratularsi con l’assessora riminese ma, come si dice, almeno “chiuderla lì”.

Invece no, la Raffaelli attacca l’assessora – e con lei la Giunta riminese – come se sotto sotto vi fosse rammarico per quel diniego, dal momento che «insieme alle ragioni urbanistiche, non se ne sia dato anche un giudizio politico. L’affare infatti, se portato a compimento (?), avrebbe avuto ricadute sull’intera collettività di Rimini. Il punto di maggiore preoccupazione è la faciloneria con cui si prospetta che Rimini diverrà sempre più una città multiculturale. Il multiculturalismo ovunque sia stato adottato è risultato più che fallimentare. Numerosi e ormai senza via di uscita i suoi effetti negativi in tutt’Europa».

Ma abbia più fiducia nella Rimini di domani, gentile Raffaelli. Perché si potrà sempre fare come questi giorni in Inghilterra, dove i mussulmani vengono massacrati di botte dai vostri omologhi razzisti.

Da una Elena all’altra. Come noto, la candidata della destra a Presidente dell’Emilia Romagna si chiama Elena Ugolini, insegnante e preside.

Elena Ugolini

È laureata in filosofia, ma qualche giorno fa più d’uno ha creduto lo fosse in scienze idrauliche, dopo aver letto questa sua prima “uscita riminese”: «In mezz’ora a Rimini si sono scaricati oltre 60 millimetri di pioggia. Occorre prevenire con interventi sulla rete fognaria cittadina che è vecchia e non regge. Era prevista la costruzione di una vasca di laminazione delle acque ma ancora non è stata fatta».

Pare che la cosa abbia creato disappunto in più di un suo sponsor riminese. Un po’ perché Fd’I, Lega e F.I. ricordano il rosicare di quando sia l’ONU che una puntata di Superquark di Piero Angela esaltarono il gigantesco “Piano di salvaguardia della balneazione ottimizzato (PSBO)”. E anche perché quella panzana aveva creato un’autostrada all’irrisoria, pur se garbata, risposta del Sindaco di Rimini a Elena Ugolini.

Jamil Sadeghovaad l’ha infatti resa edotta delle due immense vasche in piazza Kennedy (25 mila + 14 mila m³), che per essere posizionate a 40 metri di profondità hanno richiesto scavi per 70 mila m³. Una raccoglie le acque di prima pioggia, l’altra trattiene temporaneamente le acque bianche, inviandole poi o all’impianto di depurazione, o al mare in caso di forti piogge. Ed ha inoltre sottolineato come sia grazie a tutto questo se lo scorso anno Rimini non ha subito danni dalla gigantesca alluvione che ha colpito la Romagna.

Data la lunghezza dell’articolo, chiudo con un flash un passaggio che nell’intenzione iniziale avrebbe dovuto invece avere lo spazio che meriterebbe. Mi riferisco al patetico cianciare del forzitaliota Davide Frisoni contro i “Forum deliberativi di Quartiere”, la bella scelta demosratico-partecipativa messa in atto dal Comune di Rimini (vedi articolo di Melucci di ieri), rispetto ai quali lui preferisce “l’ingenghita riesumazione” dei Consigli di Quartiere.
Evidentemente le novità spaventano il Frisoni, che preferisce trastullarsi nella mediocrità di un rassicurante “déjà vu”,

«Saper usare bene le parole conta più dei fatti», gli scappa di scrivere a un certo punto. Ben detto, ma l’esortazione a “saper usare le parole” vale prima di tutto per Frisoni, che mercoledì ci ha rifilato un illeggibile “pugnettone” da cui si capisce solo che lui vorrebbe riportare in vita i defunti consigli di Quartiere, perché «mio padre racconta che spesso gli capitava di partecipare a riunioni infuocate, a faccia a faccia tra diverse visioni e fazioni politiche, il tutto in chiave dialettica. A volte si vinceva a volte perdeva».

Comica finale: possibile che un vice coordinatore di Forza Italia si esibisca in tanta sbiascicante nostalgia per i Consigli di Quartiere fingendo di non sapere che fu proprio Berlusconi a sopprimerli?
Ah già, ma Frisoni a quel tempo era di sinistra.

Nando Piccari