Il Castello Galasso da Secchiano nel Comune di Novafeltria rende omaggio al passaggio del Tour de Franccon una serie di iniziative.
Questa mattina è stata collocata sulla parte sommitale del castello a 410 metri di altitudine una bicicletta in legno lunga 5 metri e alta 3 con ruote del diametro di 2 metri .
L’opera è stata realizzata da Pierdomenico Cancellieri “diretto discendente del Conte Galasso”, con legno interamente riciclato e verniciato con i colori giallo e nero che sono quelli del Tour de France
Cenni storici
Il conte Galasso da Secchiano, appartenente alla famiglia dei Montefeltro, nato negli anni quaranta del 1200 e morto nel 1300, fu un protagonista di quei decenni tumultuosi: nel 1270 comandante delle forze senesi; nel 1289 con le truppe ghibelline di Arezzo contro i guelfi fiorentini nella battaglia di Campaldino, dove fu sconfitto e uccisi i suoi due cugini di secondo grado Bonconte e Loccio; nel 1296, podestà di Cesena, mette a ferro e fuoco la pianura di Ravenna; – nel 1298 assedia il castello di Piega dirimpettaio a Secchiano sull’altra riva del Marecchia e fa strage dei nemici Olivieri. Nel 1298, già capitano di Cesena, è fatto anche podestà e terrà queste cariche sino alla sua morte nel 1300.
Galasso ha uno spazio anche nella “Divina Commedia” di Dante Alighieri (canto XXVII dell’”Inferno”). Nonostante fosse fra i suoi nemici a Campaldino, il fiorentino parla di lui con ammirazione, come persona liberale, che governò Cesena, non come signore assoluto ma come funzionario eletto dal popolo. Dante non accenna minimamente alle vicende del castello di Piega.
Lo storico Franco Cardini ricorda di Galasso la “durezza come partigiano inflessibile della parte ghibellina.
Annota Scharf come Galasso in Toscana abbia “fama di mediatore”. “Quel che sorprende è tuttavia che tale ritratto non collimi quasi per nulla con quella che fu la fama del personaggio in Romagna, famoso per il suo ardimento e per la sua crudeltà”.
Questo elemento è richiamato anche da Cardini: “A gettare un’ombra crudele sulla sua immagine che ha portato all’eliminazione da parte di Galasso nel 1298 dei difensori del castello di Piega, membri della famiglia Olivieri, che il vincitore spietatamente fece impalare”.