Addio Vincenzo Santolini, Coriano gli dedichi un museo
30 Aprile 2020 / Giorgio Giovagnoli
Le brutte notizie arrivano sempre come un leggero soffio di vento sussurrate piano all’orecchio per non farti soffrire troppo e subito, anche se le ricevi al telefono. Così è stato ieri mattina. Un amico mi comunica che ci ha lasciati per sempre l’amico comune Vincenzo Santolini. Aggiunge: quello che abitava nella casa dove sei nato tu.
Vincenzo lo conoscevo da quando lasciai la mia casa di Pedrolara. E continuai a vederlo perché ci andavo spesso e ogni volta mi fermavo da lui; un po’ per inseguirei ricordi di quel luogo e di quei tempi, un po’ per chiacchierare e mangiarci un frutto di qualche pianta che aveva innestato mio babbo.
Quando fummo più grandi ci si vedeva più spesso anche perché era stato assunto come impiegato all’Ufficio Tasse del Comune di Rimini. Aveva la mia stessa “malattia”, la politica ed anche la “diagnosi” era la stessa: Comunista. Per queste ragioni ci siamo visti in tante occasioni. Poi come capita spesso nella vita le cose cambiano, si logorano, a volte svaniscono, le visioni del mondo e della politica mutano in ciascuno di noi. Ma non per me e Vincenzo che siamo rimasti fedeli ai valori i cui abbiamo creduto anche se a volte dovevamo fare i conti con un certo disincanto.
Ci salutavamo sempre con una forte stretta di mano appena lo vedevo con la bandiera dei partigiani di Coriano prima di sfilare il 25 Aprile nel corteo della Liberazione o alla cerimonia dei Tre Martiri.
Poi eravamo tutte e due iscritti all’Istituto Storico della Resistenza di Rimini. Un‘altra opportunità per incontrarci.
Vincenzo era un cultore e studioso della civiltà contadina, della vita e delle storie di coloro avevano vissuto nelle piccole e sperdute frazioni di Coriano. Questa sua passione lo aveva instancabilmente impegnato per anni in minuziose ricerche che si erano concretizzate in una decina di libri, alcuni dei quali scritti, insieme a sua figlia Barbara.
Negli anni ‘90 aveva fatto sistemare uno spazio vicino al crocevia di Pedrolara e ne era venuto fuori un grazioso giardino dove era stato installato il vecchio pozzo che si trovava proprio sul crocevia e che dissetava la gente di Pedrolara. In quel giardinetto e in una parte del campo di sua proprietà, ogni anno organizzava, nel mese di luglio, LA FESTA DI PEDROLARA.
Ci andavo anch’io con qualche amico e ci trovavo sempre mia mamma, mio fratello e le mie sorelle. Poi alcuni amici d’infanzia e volti che avevo dimenticato. C’ero anche il 19 luglio 1992 quando arrivò la terribile notizia che la mafia aveva fatto saltare l’auto di Borsellino e della scorta. Feci molta fatica a crederci, ma purtroppo era vero.
Vincenzo era un collezionista e ricercatore di ogni genere di oggetto d’uso che veniva adoperato nelle campagne e nelle case. Un patrimonio enorme che non va disperso perché lì c’è tutta la storia della civiltà corianese.
Non vada disperso quel patrimonio, signora Spinelli, sindaco di Coriano. Ne faccia un Museo, per favore, e lo intitoli a Vincenzo Santolini. Se lo merita. Anche perché è stato per anni consigliere comunale ed assessore nel suo Comune e si è sempre interessato di tutto.
Vincenzo si è spento nella sua casa. Non c’entra il coronavirus.
Aveva deciso da anni di isolarsi e di rompere i rapporti col mondo, anche con quel piccolo mondo che aveva riempito i suoi giorni fino a qualche anno fa. Gli avevo telefonato due volte negli ultimi anni. Alla prima non rispose. Rispose dopo qualche mese alla seconda. Gli dissi che avevo piacere di andare a trovarlo. Fu categorico: “No, non voglio vedere nessuno. Se vuoi telefonami”. L’ho fatto alcune volte senza risposta e poi più niente. Chissà se si è reso conto di quanto stava succedendo fuori dalla sua casa in cui si era isolato da tempo colpito, come capita sempre più spesso, dal mal di vivere e da questo mondo che sta cominciando veramente a far paura.
Ciao Vincenzo, at salut!!!!
Ad Alda e Barbara alle quali ho voluto bene quanto a Vincenzo mi stringo forte attorno a loro in questi giorni di dolore.
Giorgio Giovagnoli