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Iniziata la "guerra" degli aeroporti e dei porti. Le sfogline candidate a patrimonio dell'Unesco. La manifestazione di Paesani


Aeroporti e porti, rabbia dei commercianti e sfogline dell’Unesco


3 Aprile 2021 / Maurizio Melucci

  • Aeroporti

Ho sempre evitato di parlare e scrivere dell’aeroporto. Un processo penale ancora in corso, anche se molti imputati sono usciti per prescrizione dei reati, una storia da ricostruire complessa. Oggi ne parlo perché dopo qualche anno di tregua, per oggettivo impedimento, pare tornare la guerra degli aeroporti.

L’impedimento era dell’aeroporto di Forlì che era rimasto senza gestione per alcuni anni. Ora entrambi gli aeroporti di Rimini e Forlì sono operativi, ed entrambi gestiti da privati.

La precedente guerra degli aeroporti ha provocato il fallimento di entrambi gli scali, di proprietà di enti pubblici, anche se vi è stata una parentesi privata a Forlì, fallita a sua volta. Anche in questi giorni vi è un ritorno al passato, quello delle dichiarazioni di esponenti delle categorie economiche ed istituzioni. Ci “vuole un piano strategico”, “due aeroporti in 50 km non possono coesistere”, “l’aeroporto di Rimini ha aperto prima di quello di Forlì”.

Si richiede anche un intervento della Regione, come se fosse la responsabile di questa situazione.  Tutto già visto nel passato. In alcuni casi non solo le stesse polemiche, ma anche gli stessi protagonisti.

Abbiamo fallito nel fare un sistema aeroportuale regionale quando la proprietà erano pubbliche. Non è mai passata la linea della differenziazione degli scali per le peculiarità territoriali. Non si è mai trovato un accordo, vero, su un patto di non concorrenza. Si è fallito su tutta la linea perché le spinte territoriali hanno sempre prevalso su obbiettivi comuni e condivisi. A nulla sono serviti i tentativi della Regione di mediare ed unire.

Si è fallito perché anche il sistema costiero non è mai stato unito nell’indicare l’aeroporto di riferimento. Da Cesenatico e verso nord come scalo turistico si è sempre guardato con interesse all’aeroporto di Forlì. Era da sempre opinione diffusa che l’aeroporto di Rimini funzionava soprattutto per il sistema di Rimini e non per tutta la costa. Una parte di verità c’era.

Il risultato è noto: il fallimento di entrambe le gestioni pubbliche. Pensare di trovare accordi ora con gestioni private è evidentemente impresa ancora più difficile. La guerra degli aeroporti si evita solo con un’unica società di gestione. L’ottimo sarebbe una gestione unica da parte del Marconi di Bologna. Non mi pare all’ordine del giorno.

Per questa ragione ci si dovrà abituare ad una competizione tra i due scali, con il sistema istituzionale ed economico a prendere atto, evitando richieste di pianificazioni che non sono nelle possibilità di nessuna istituzione. La Regione non potrà che finanziare, come prevedono le leggi regionali, i migliori progetti di promozione turistica sui mercati esteri. Ed è uno sport del tutto inutile cercare di scaricare le responsabilità su Bologna o Camera di Commercio.

 

  • Porto di Riccione

Dopo la “guerra degli aeroporti” è iniziata anche la guerra dei porti. In questo caso il porto è uno solo ed è quello di Riccione.

Il sindaco Tosi ha svelato nei giorni scorsi il suo progetto. Sulla darsena ci sarà un palazzo che conterrà tutti i servizi nautici e l’Ufficio Locale Marittimo della Capitaneria. Il porto canale vedrà nascere nuovi argini e un porto a secco per la manutenzione delle imbarcazioni, oltre a piattaforme galleggianti che fungeranno da belvedere.

Il progetto prevede a un chilometro e mezzo dall’imboccatura un bacino d’acqua largo 2,5 chilometri delimitato da scogliere con un pescaggio di 7-8 metri per attrarre diportisti e sportivi. Una grande laguna per l’attracco di yacht e per le regate veliche. Una rivisitazione di una vecchia idea di far sorgere dal nulla, a 3 miglia in linea d’aria da viale Ceccarini, un atollo di un chilometro di diametro in grado di ospitare un porto (con terminal per le navi da crociera in viaggio tra Venezia, Grecia e Croazia) e poi hotel, residence, centri di ricerca in tema di green economy, parchi, negozi. La proposta dell’amministrazione Tosi è più modesta, ma già sufficiente a creare un mare di polemiche.

Ha iniziato il Comune di Rimini dicendo subito un secco e inappellabile no. Rimini è preoccupata dalla possibile erosione della spiaggia che una tale opera potrebbe provocare. Come la storia racconta, ogni opera nel nostro mare provoca immancabilmente un’erosione a nord dell’intervento. E’ andata così con Porto Verde a Misano, come con il molo di Rimini.

Già nel passato il Comune di Riccione provò a realizzare un intervento sulla foce del Marano. Intervento abbandonato per la ferma opposizione di Rimini.

Allo stato attuale tutto anche questa iniziativa è destinata a fallire. Per ragioni tecniche ed economiche. I quattro milioni di euro che il Comune di Riccione – o addirittura la metà, sempre stando al sindaco Tosi – dispone per questo investimento sono davvero poca cosa rispetto al faraonico progetto presentato. Ma l’importante è parlarne.

  • Unesco

La settimana scorsa avevo commentato la candidatura della spiaggia di Riccione come patrimonio immateriale dell’Unesco.

Questa settimana giunge la proposta di candidare le “sfogline” bolognesi sempre come patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. Al pari dell’Opera dei pupi siciliani, della vite ad alberello di Pantelleria, dell’arte dei pizzaiuoli napoletani.

Una candidatura che ha una sua logica e che potrebbe coinvolgere non solo il territorio bolognese.

Si legge: “Non facciamo guerre inutili che non portano da alcuna parte: le Sfogline devono diventare sì patrimonio immateriale dell’Unesco, ma devono essere le ’Sfogline Emiliane’ (intendendo con questa espressione tutta la regione), non solo le ’Sfogline Bolognesi’ è l’iniziativa che parte da Modena e che vuole coinvolgere lo chef Massimo Bottura che potrebbe essere il testimonial di questa iniziativa.”

 

  • Protesta dei commercianti

Monta la protesta dei commercianti e non solo a Rimini.

Lucio Paesani, responsabile regionale di M.I.O. e candidato sindaco a Rimini è intervenuto sabato mattina in piazza Tre Martiri.

Non commento il suo intervento che è stato già riportato su Chiamamicitta.it. Mi limito ad un aspetto che reputo importante.

Lucio Paesani, salvo sviste, non ha più ribadito l’invito ad aprire i pubblici esercizi da martedì 6 aprile come atto di disubbidienza civile. Ha fatto bene. Una cosa è manifestare il disagio di una categoria, altra cosa è aprire le attività con tutto quello che comporta: dai rischi sanitari a quelli di ordine pubblico. Si spera che ne tenga conto e che anche gli annunci similari sentiti a Bologna dall’ex 5 Stelle Giovanni Favia restino, appunto, solo annunci.

Chi ha responsabilità in un movimento o associazione deve avere sempre senso di responsabilità. Tutti siamo consapevoli che la situazione economica è diventata pesantissima e per tanti insostenibile. Per riaprire occorre vaccinare non vi sono scorciatoie. Altra cosa è chiedere maggiori sostegni finanziari. Bene il governo che ha annunciato un nuovo scostamento di bilancio. Il primo decreto Sostegni del governo Draghi è del tutto insufficiente a far fronte alla situazione economica delle imprese italiane.

Maurizio Melucci