Home___primopianoAlluvione Romagna, dopo un anno a quasi metà delle imprese ristori zero

Confindustria tira le somme: "E chi li ha avuti dal governo è il 15% per lo più tramite Simest con una percentuale sul danno pari al 55,3%"


Alluvione Romagna, dopo un anno a quasi metà delle imprese ristori zero


15 Maggio 2024 / Redazione

A un anno dall’alluvione in Romagna “quasi la metà” delle imprese colpite “non ha ancora ricevuto alcun tipo di ristoro”. E così in azienda nascono le unità di crisi permanenti. L’anniversario porta dunque molte perplessità a Confindustria Romagna, il cui Centro Studi aggiorna sugli ultimi dati per fare il punto su quanto è stato fatto e su quanto resta ancora da fare per “riparare le ferite del tessuto produttivo locale”. Mentre il presidente Roberto Bozzi non ha dubbi: “I dati mostrano che le imprese hanno continuato per lo più ad aiutarsi da sole, apportando miglioramenti sia a livello strutturale che organizzativo, per continuare a lavorare in sicurezza”. E se “lo spirito è ammirevole- conclude- da solo non può bastare: qualcosa è stato fatto, ma moltissimo ancora resta da fare, soprattutto intervenendo su tempistiche e lungaggini burocratiche”.

L’indagine è stata condotta nei primi dieci giorni di maggio tra le 58 attività colpite a vario livello dalle due ondate alluvionali, spiega Bozzi. Alle imprese “in un primo momento abbiamo fornito sostegno tramite una rete di aiuto, mettendole in contatto con chi poteva fornire macchinari e spazi per tamponare l’emergenza”. In seguito “abbiamo voluto con un gesto concreto riconoscere uno sconto sulla quota associativa variabile tra il 65% e il 100%”, per un totale di 363.000 euro. “Oggi proseguiamo nell’attività di monitoraggio e affiancamento nella presentazione delle domande di ristoro”, conclude Bozzi. Più nel dettaglio, l’86% delle aziende interpellate ha ripreso del tutto la propria attività, il 5% si attesta al 70%, un altro 5% è ripartito per metà, mentre il 3% è riuscito a riprendersi solo per un 20%.

Per quanto riguarda gli assetti occupazionali, l’81% ha risposto che non prevede di attivare nei prossimi tre mesi la cassa integrazione. Un terzo ha intrapreso azioni per la messa in sicurezza degli impianti e della struttura aziendale: gli interventi riguardano per lo più la ristrutturazione degli stabilimenti, il riposizionamento dei macchinari e server ai piani superiori, il trasferimento in altre sedi e l’adeguamento delle polizze assicurative.

C’è anche chi ha predisposto fossati per il raccoglimento dell’acqua piovana, o adeguato le fogne e il manto stradale; chi ha effettuato cambiamenti organizzativi come la trasformazione dell’unità di crisi in una struttura organizzata permanente, o l’implementazione di organi interni per la valutazione dei rischi. Secondo le industrie danneggiate, gli interventi più stringenti da realizzare sono la messa in sicurezza del territorio, le agevolazioni fiscali e gli interventi sulle infrastrutture. Sul fronte dei ristori, il 42,5% non ne ha ricevuti e chi li ha percepiti ha coperto in media il 36% del danno. Di questi, il 35% è stato rimborsato tramite i bandi dei due Enti camerali con una percentuale sul danno pari al 10,8%, il 5% è stato rimborsato dalle assicurazioni con una percentuale sul danno pari all’89,5% e il 15% dal governo, per lo più tramite Simest, con una percentuale sul danno pari al 55,3%. Se per il 58% del campione l’attività era coperta da assicurazione, il 35% ha deciso di non modificare i propri contratti e l’8% ha adeguato le coperture.

(Agenzia DIRE)