A una settimana dall’alluvione che ha colpito Valencia, in Spagna, e in vista dell’apertura della COP29 sul clima, a Baku, Legambiente lancia in Italia per questo week end una mobilitazione per il clima: l’Urlo per il clima. Un urlo collettivo in programma sabato 9 novembre, ore 12.00, in diverse città italiane per chiedere giustizia climatica, decisioni concrete per contrastare l’emergenza clima e per ricordare tutte le vittime della crisi climatica e le oltre 200 persone morte a causa dell’alluvione in Spagna.
In prima linea ci saranno in primis le città di Roma, Milano e Napoli, che in contemporanea, guidate da volontari e volontarie di Legambiente, sabato 9 ottobre ore 12.00, faranno il loro Urlo per il clima seguite anche da Firenze, Padova, Ancona, Perugia, Rimini, Carmagnola e altre città per far sentire la propria voce.
In ogni piazza l’urlo per il clima sarà preceduto alle ore 11.00 dal “Climate Memory”, un gioco pensato come un “memory” in larga scala per sensibilizzare le persone sui temi della crisi climatica e invitarle a firmare la petizione “STOP FOSSILI, START RINNOVABILI”. Nel week-end della mobilitazione, che rientra nella campagna Change Climate Change, saranno oltre una trentina gli appuntamenti in programma tra venerdì e domenica in diverse città della Penisola: da Palermo ad Afragola, da Macerata a Varese a Piombino a Bologna, solo per citarne alcune, impegnate in diverse attività, come il gioco del Climate Memory, attività con bambini e bambine del quartiere, camminate, assemblee pubbliche, attività di informazione e sensibilizzazione sul tema crisi climatica e adattamento.
Con questa mobilitazione l’associazione ambientalista vuole in particolare lanciare un monito forte e chiaro ai grandi della Terra che dall’11 al 22 novembre si riuniranno a Baku, in Azerbaijan, per la Cop29 sul clima e chiedere loro più concretezza e interventi decisi, visto anche il “flop” della Cop16 sulla biodiversità con il mancato accordo su come finanziare la protezione della natura nei paesi poveri. La crisi climatica sta provocando sempre più forti impatti sull’ambiente e sull’economia causando anche la perdita di vite umane.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno, a livello globale, il costo di vite umane dovuto alla crisi climatica ha raggiunto la tragica cifra di 489.000 decessi, colpendo soprattutto l’Europa con 175.000 morti l’anno, a cui si aggiungono i crescenti costi economici causati dagli eventi meteorologici estremi dovuti ai cambiamenti climatici. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), dal 1980 ad oggi, ammontano ad almeno 650 miliardi di euro, di cui ben 111 miliardi per l’Italia. Senza un drastico cambio di passo, l’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) prevede che entro la fine di questo secolo “centinaia di migliaia di persone potrebbero morire a causa delle ondate di calore ed i danni economici dovuti solo alle inondazioni potrebbero superare i mille miliardi di euro l’anno”.
“Le immagini dell’alluvione di Valencia causata da DANA, il passaggio dell’uragano Milton in Florida, ma anche le piogge intense che hanno colpito l’Italia, a partire da Emilia-Romagna che è andata sott’acqua quattro volte nell’ultimo anno e mezzo – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sono impresse nelle nostre mente e sono difficili da cancellare. Violente piogge, fiumi che esondano, forti grandinate, trombe d’aria, stanno segnando non solo l’Italia ma anche gli altri paesi europei e del mondo, divisi tra troppa e poca acqua. La crisi climatica in corso deve richiamare tutti all’ordine e a un senso maggiore di responsabilità e d’azione. Per questo abbiamo deciso di far sentire la nostra voce, con un urlo per il clima, e chiedere azioni repentine a partire dalla Cop29. In particolare, chiediamo all’Italia di recuperare i grandi ritardi. Il nostro Paese – continua Ciafani – dopo aver approvato con grande ritardo il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, non ha ancora stanziato le nuove risorse per attuare le 361 azioni previste e neanche la nuova proposta di legge di bilancio le ha stanziate. Sul fronte energetico, l’Italia continua a percorrere la strada dell’hub del gas, lascia aperta la porta al nucleare, e non investe come dovrebbe su rinnovabili e grandi impianti a fonti pulite come dimostrano i nuovi ostacoli previsti dal decreto agricoltura, la proposta di testo unico sulle semplificazioni, e il decreto sulle aree idonee che delega purtroppo le regioni senza prevedere linee guide ambiziose. Ritardi non più tollerabili perché la crisi climatica è un tema centrale e urgente da affrontare attraverso un accordo ambizioso globale e interventi concreti anche per accelerare la transizione ecologica e rispettare l’obiettivo di 1,5°C. L’Italia e la COp29 non perdano questa importante occasione”.
Petizione stop fossili, start rinnovabili: Legambiente in questo week-end rilancerà anche la sua petizione “Stop fossili, start rinnovabili” invitando i cittadini a sottoscriverla per chiedere all’Italia un’inversione di rotta immediata puntando su un nuovo modello energetico basato su energie rinnovabili ed efficienza energetica, innovazione, abbandonando definitamente gas, carbone e petrolio, senza sprecare più un euro per finanziare chi è causa del cambiamento climatico. L’Italia, ricorda Legambiente, conta fino a fine 2023, circa 170 le infrastrutture a fonti fossili in valutazione al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.