HomeAmbienteAnche in Romagna il tempo cambia e non c’è più tempo: c’è da avere paura


Anche in Romagna il tempo cambia e non c’è più tempo: c’è da avere paura


24 Gennaio 2021 / Paolo Zaghini

Marco Affronte – Luciano Natalini – Alberto Rossini: “Il cambiamento climatico in Romagna. Gli effetti sulle persone, gli ecosistemi, l’acqua e l’economia” – Youcanprint.

Ragazzi, c’è da aver paura per il nostro domani. Le cose che scrivono i tre Autori in questo pamphlet sono terribili. La previsione di un apocalisse prossimo futuro perché “tutti condividiamo lo stesso pianeta e tutto quello che facciamo può avere effetti su chi vive anche molto lontano da noi”.

Dunque, come rileva Tonino Bernabè, Presidente di Romagna Acque, nella Presentazione del libro “E’ ormai irrinunciabile ridurre il consumo di suolo a zero, eliminare le fonti energetiche fossili e produrre energia da fonti rinnovabili, salvaguardare il mare e gli oceani dai reflui, dalle microplastiche e dall’acidificazione, favorire azioni di mitigazione al cambiamento climatico piantando alberi in grado, assieme agli oceani, di trattenere anitride carbonica (…). Dobbiamo quindi porre in atto queste condizioni per una nuova idea di normalità e di sviluppo equilibrato, sostenibile e solidale”.

Marco Affronte, europarlamentare riminese eletto nel 2014 dal Movimento 5 Stelle per passare poi al Gruppo Verde nel 2017 (sino a fine mandato nel 2019), naturalista e divulgatore scientifico; Luciano Natalini consulente per progetti europei, molti dei quali incentrati su tematiche ambientali e connesse al cambiamento climatico; Alberto Rossini responsabile dei Progetti Europei della Provincia di Rimini e consulente sui progetti di mobilità. I tre Autori uniscono passione civile, conoscenze tecniche, voglia di aiutare le Istituzioni a pianificare un futuro accettabile.

Nella premessa, a proposito di covid-19, scrivono che “chiarissimo è il collegamento fra malattie epidemiche e lo scempio che stiamo facendo degli ecosistemi naturali”. Tutte le malattie infettive emergenti (Ebola, Sars, Zika, Covid19, Mers) derivano da animali. “La nostra espansione sul pianeta è arrivata ovunque. Siamo entrati in ogni ecosistema possibile. Abbiamo abbattuto ogni barriera uomo-altri animali”. “Il Covid19 è una zoonosi. Un virus già presente in un animale, che ha fatto il salto di specie. E succederà spesso, prepariamoci”.

Ma il tema principale del libro sono i cambiamenti climatici in corso. Nei decenni la specie umana, grazie all’energia a buon mercato, ha prosperato. Eravamo 1 miliardo nel 1900, 2,5 nel 1950, siamo 7,8 miliardi oggi. “Sempre più persone richiedono e consumano energia, sempre più petrolio e carbone venivano (e vengono) bruciati, sempre più CO2 veniva emessa in atmosfera”. Lo scudo formato dalla CO2 e degli altri gas a effetto serra causa l’aumento della temperatura del pianeta. “Nell’ultimo secolo la temperatura media del pianeta si è alzata di 1°C. Sembra niente, ma è l’aumento di temperatura più grande mai registrato negli ultimi millenni, ed è avvenuto in poco tempo, e sta proseguendo”. Il riscaldamento globale, oltre ad aumentare le temperature (quindi caldo, inverni miti, estate bollenti, ondate di calore, siccità, ecc. ecc.) agisce sull’atmosfera. Ed ecco i cambiamenti climatici.

Nel 1997 veniva firmato il Protocollo di Kyoto, il primo vero accordo mondiale, seppur debole e firmato da pochi Paesi, che riconosceva il problema del riscaldamento globale, ne identificava le cause nelle emissioni di anitride carbonica e si impegnava a ridurle. Ma sarà nel dicembre 2015 a Parigi, nella conferenza COP21, che 195 paesi (praticamente tutto il mondo) hanno negoziato, redatto e poi ratificato, per la prima volta, uno strumento giuridicamente vincolante per affrontare il problema del cambiamento climatico: l’Accordo di Parigi.

Fissa parametri da rispettare (mantenere l’aumento della temperatura media mondiale al di sotto di 2°C, e comunque operare per limitare l’aumento a non più di 1,5°C). Se questi due parametri fossero superati “le cose prenderanno una piega davvero brutta”.

“Gli studi su quello che sta avvenendo in Europa a causa dei cambiamenti climatici sono ormai montagne, molto spesso condotti o commissionati dalle stesse istituzioni europee. Le informazioni ci sono tutte, gli scenari sono a dir poco preoccupanti, ma per ora non siamo stati in grado di invertire il trend delle emissioni, sebbene in Europa si sia fatto molto di più che in diverse altre parti del mondo”.

Gli Autori esaminano poi la situazione del Mediterraneo (“un hot-spot, un punto caldo, in molti sensi, per le conseguenze del riscaldamento globale”), i cambiamenti climatici in Emilia-Romagna, le conseguenze sull’agricoltura, le conseguenze sulla costa e sul mare Adriatico, gli effetti del cambiamento climatico sulla salute umana. Su quest’ultimo punto: “Esiste l’enorme problema evidenziata dalla pandemia da Covid19, un evento drammatico che potrebbe ripetersi nel futuro perché l’effetto combinato del sovrappopolamento, delle interconnessioni globali, del degrado ambientale e cambiamento climatico, crea il terreno ottimale per la diffusione di nuovi virus e nuove malattie. I paesi europei dovranno rafforzare e adattare i propri sistemi sanitari per prevenire e gestire queste nuove sfide”.

C’è poi un lungo capitolo dedicato al governo delle acque. E qui c’è la sottolineatura forte di una eccellenza della Romagna, ovvero quanto si è fatto per garantire acqua in qualità e quantità in ogni momento dell’anno, grazie al lavoro pluridecennale di Romagna Acque-Società delle Fonti.

Ed un altro dedicato al turismo, dove viene evidenziato il peso considerevole di questa attività nella emissione di CO2 (soprattutto per i trasporti) e della necessità di arrivare ad un Tourist Comfort Index (TCI). “L’indice di comfort turistico racchiude le caratteristiche climatiche di una data località che influenzano il benessere psico-fisico del visitatore e lo proietta nel futuro sulla base delle previsioni climatiche disponibili per quella località”. La Romagna ha goduto per il periodo 1961-1990 di un indice TCI molto buono, mentre è destinato a peggiorare, fino a condizioni quasi inaccettabili, per il periodo 2071-2100.

Il libro si conclude con una domanda precisa “Che fare?”. Occorre rispondere a un dato di fatto ormai certo: “Bruciare risorse planetarie senza preoccuparci delle conseguenze, ci ha portato alla più grande sfida dell’umanità: un pianeta che si surriscalda con conseguenze potenzialmente devastanti”. Dunque “va ripensato il nostro modello di sviluppo e anche gli strumenti attraverso i quali misurare il benessere e la qualità della vita delle nostre società”.

Paolo Zaghini