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Se anche a Rimini si può sparire nel nulla


25 Novembre 2018 / Lia Celi

La speranza è che, quando leggerete queste righe, il telefono di casa Succi sia squillato portando notizie confortanti; mentre le scrivo, però, il cacciatore di Poggio Torriana è ancora una persona scomparsa.

E spariti nel nulla insieme a lui, da mercoledì scorso, sono i suoi due cani, dettaglio che rende tutto più difficile e, se possibile, ancora più preoccupante.

Sulle tracce di Giovanni Succi è già stata sguinzagliato Chi l’ha visto, la massima autorità in fatto di persone scomparse. E così anche i boschi della Valmarecchia ora sono finiti nell’elenco delle location in cui una persona può sparire senza lasciare traccia, dissolversi, smaterializzarsi, come inghiottita da un buco nero, e diventare un insolubile rompicapo per uomini, cani molecolari e droni.

Noi «chilhavisters» di lunga data (così sui social vengono chiamati i fedeli seguaci della trasmissione di Federica Sciarelli) ne ricordiamo parecchi di questi enigmi irrisolti, molti dei quali iniziano con qualcuno, spesso una persona non giovanissima, che se ne esce di casa per una passeggiata, per raccogliere funghi, per andare a pregare davanti a una cappelletta sperduta, per cacciare o pescare, e che non dà più notizia di sé.

L’ultimo a vederlo è stato in genere un passante che punta il dito in una direzione imprecisata, un sentiero che poco dopo si biforca, e siamo al punto di prima: da che parte sarà andato? Il territorio viene battuto palmo a palmo da bipedi e quadrupedi, senza risultato, mentre più passa il tempo più cresce l’angoscia dei familiari.

E cresce anche lo stupore di noi «chilhavisters»: è davvero possibile sparire così, sfidando le leggi della logica, della fisica e pure della chimica, visto che i «missing» non hanno lasciato nemmeno i labili sentori che possono essere captati dall’olfatto dei cani specializzati?

Gli scomparsi in un contesto urbano vengono rintracciati quasi sempre in breve tempo: checché se ne dica della «folla solitaria», nelle metropoli nessuno diventa mai del tutto invisibile. C’è sempre un passante meno distratto degli altri, una vecchietta alla finestra, un fan di Sciarelli sempre all’erta, o al limite una telecamera che permette di rintracciare anche chi non vuole farsi ritrovare.

Ma il bosco, come ai tempi delle fiabe, può essere ancora un luogo «stregato», il regno oscuro della natura e della vita selvaggia in cui entrano a fatica sia il sole che la luce della ragione. Nella città è impossibile disconnettersi completamente, nella foresta si è davvero soli, isolati, circondati da un brulichio di vita animale e vegetale e dal silenzio assordante della natura padrona.

Ma padrona non significa assassina: per questo speriamo che il caso di Giovanni si risolva felicemente come quello del signor Vittorio, un altro dei casi di Chi l’ha visto, rimasto per giorni solo nei boschi dell’entroterra genovese, immobilizzato da una brutta caduta, e alla fine salvato da un passante che ha allertato la polizia.

Di più: speriamo che, insieme al signor Succi, ritornino a casa anche i suoi cani. Il Natale non è poi così lontano da non concederci di sognare un lieto fine su tutta la linea.

Lia Celi www.liaceli