HomePoliticaArcigay Rimini sfida il Meeting: “Dicano cosa pensano del generale Vannacci”

Marco Tonti invita i ciellini a un confornto pubblico: "E' dovere dire da che parte si sta di questo crepaccio che si è aperto nel dibattito pubblico italiano"


Arcigay Rimini sfida il Meeting: “Dicano cosa pensano del generale Vannacci”


22 Agosto 2023 / Redazione

Arcigay Rimini sfida il Meeting di CL a prendere posizione, in pubblico dibattito, sul caso del generale Vannacci. “Le parole oscene del generale Vannacci – scrive Marco Tonti Presidente Arcigay Rimini “Alan Turing” e consigliere comunale  di Rimini Coraggiosa – hanno invaso la cronaca, trovando sponde e condanne. Sono parole deliranti intrise di omotransfobia, di maschilismo, di razzismo, di spregio per l’ambiente e per tutte le persone che non rientrano negli schemi del tradizionalismo radicato nel Ventennio. Solo pochi giorni fa ho rivolto, tramite una lettera aperta pubblicata sul Corriere Romagna, un appello di incontro-ascolto al Meeting “per l’amicizia fra i popoli” e il popolo dei pride che riempie strade e piazze a centinaia di migliaia ogni anno. Questo popolo non merita forse amicizia? Persino il logo di quest’anno del Meeting è quasi Rainbow a suggerire ben altra considerazione. Eppure ogni anno si parla di noi direttamente e indirettamente, si dà voce ai detentori temporanei del potere sui nostri temi, ma non alle persone LGBTQI+ che quelle condizioni le vivono quotidianamente”.

“In pochi giorni però lo scontro sulle parole di Vannacci ha reso irrimandabile questa necessità di chiarimento, non può essere solo delegato alle parole di rappresentanti di governo che si posizioneranno in base alle convenienze elettorali in vista delle elezioni europee. È urgente che questa posizione venga chiarita da un incontro e un dibattito pubblico e aperto, dando voce alle persone che il disprezzo di Vannacci se le trovano addosso tutti i giorni. È un dovere raccogliere questa sfida perché l’umiliazione e il disprezzo verso un pezzo incolpevole della società devono far sentire il dovere di dire da che parte si sta di questo crepaccio che si è aperto nel dibattito pubblico italiano”, conclude Marco Tonti.