Ringrazio Fabio Tomasetti che mi ha consentito di utilizzare il testo su Alici che ho scritto per il suo libro recentemente edito “Superare Rimini. Pionieri dell’area vasta. Il PIC – Piano intercomunale riminese 1963/1975” (Il Ponte Vecchio). Alici fu un protagonista, assieme a Walter Ceccaroni, delle vicende del PIC riminese. Del periodo in cui fu Segretario della Federazione Comunista Riminese (dal 1964 al 1967) ho già scritto su Chiamamicitta.it in data 23 dicembre 2016. “Francesco Alici è stato uno degli esponenti di maggior spicco di quel gruppo di giovani dirigenti comunisti chiamati anche da noi a metà degli anni Cinquanta a traghettare il Partito Comunista dalla trincea difensiva dello stalinismo e della guerra fredda a quella nuova prospettiva, occidentale e democratica, destinata a divenire per più di trent’anni il marchio caratterizzante del maggior partito della sinistra italiana”. Così Nando Piccari nel ricordo che fece di Checco Alici su “Il Corriere di Rimini” il 23 novembre 1997 (“Addio, compagno Checco sei stato un buon maestro”). Ma chi è stato veramente Francesco Alici nella sua vita politica e amministrativa? Francesco Onorato “Checco” Alici nacque a Roma il 9 agosto 1929, primo di tre figli, da Iole Tiracorrendo (nata a Castel Viscardo, in provincia di Terni, il 28

Giordano Gentilini è stato uno dei politici riminesi più longevi e presenti sulla scena politica cittadina del dopoguerra. Ma non vorrei correre il rischio di raccontare la sua vita come quella di un politico aggrappato ad una poltrona, perché così non è stato. La sua passione politica è sempre stata centrale: militante della sinistra, uomo di squadra, amministratore capace, punto di riferimento per tantissimi giovani negli ultimi decenni. Ha detto Emma Petitti al momento della sua scomparsa: “Gentilini è stato uno dei volti belli della politica locale. Ha dato molto al nostro Partito, tramandando i suoi valori anche alle giovani generazioni e insegnandoci cosa sono l’impegno e la militanza”. Sulla stessa falsariga il ricordo di Andrea Gnassi: “Se n’è andato così, in silenzio, quasi in punta di piedi, con lo stile e l’eleganza che l’hanno contraddistinto in tutta la sua vita. Un uomo che al bene comune ha dedicato l’intera vita, in un periodo, come quello della ricostruzione, che dagli anni ’50 seppe disegnare le direttrici dello sviluppo della Città. La vita di Giordano è una testimonianza d’impegno pubblico fatto di altruismo e generosità, un esempio civile e umano di come si possa servire la politica ed essere sideralmente distante da qualsiasi

Nel pannello dedicato a “Le donne comuniste elette nelle istituzioni riminesi” all’interno della Mostra “Libere uguali differenti. Le donne nel PCI Riminese, 1949-1991” (realizzata per conto della Fondazione Rimini Democratica per la Sinistra nel 2014) scrivevo: “Pochi dati per far capire immediatamente la tanta strada che le donne comuniste riminesi hanno compiuto in questi decenni dentro le istituzioni: Le prime donne elette nel Consiglio Comunale di Rimini sono Arthes Ghinelli (che subentra per una decina di giorni all’inizio del 1955 prima dello scioglimento del Consiglio Comunale e l’arrivo del Commissario prefettizio) ed Elda Codeluppi nelle elezioni del 1956, Consiglio Comunale che non si insediò mai (le elezioni vennero ripetute nel 1957). Per avere le prime donne elette e presenti sui banchi del Consiglio riminese occorrerà attendere le elezioni del 9 maggio 1965: esse furono Maria Luisa Guagnelli Lotti e Maria Teresa Scardovi (che si dimise però subito e venne sostituita da Maria Teresa Tiboni che sarà anche il primo assessore donna del Comune di Rimini dal 12 giugno 1965 al 24 novembre 1966); Nel Comune di Rimini le donne nel gruppo consiliare comunista furono: 1946 0; 1951 0; 1956 1; 1957 0; 1961 0; 1965 2; 1970 1 (+ 1 subentro); 1975 1 (+

Foto di copertina. Da sinistra verso destra: Tiziano Giorgetti, Nando Piccari e Massimo Conti C’era una volta … tutte le storie iniziano così. Compresa quella di Tiziano Giorgetti (nato a Rimini il 17 febbraio 1934 e morto a Rimini il 21 settembre 1990 a soli 56 anni). E ancora: c’era una volta il Partito Comunista Italiano e il suo impegno per la formazione di giovani quadri politici funzionali per il suo interno e per la gestione della politica nelle amministrazioni comunali. Tiziano fu uno di questi giovani che crebbero e si formarono dentro il PCI. Si iscrisse al PCI giovane, a 23 anni, nel 1957, dopo una militanza fra i giovani comunisti. Nel 1959, a 25 anni, divenne segretario della Sezione del PCI di Torre Pedrera. Questa Sezione, a cavallo fra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, contava circa 200 iscritti. La famiglia Giorgetti gestiva una pensione sul mare a Torre Pedrera. Il padre di Tiziano, Domenico (22 maggio 1906 – 17 aprile 1994) fu consigliere comunale, eletto come indipendente nelle liste del PCI dal 1957 al 1970. La formazione politica di Tiziano avvenne in una realtà, quella di Torre Pedrera, fortemente segnata dalla presenza e dalla attività dei

Vincenzo Mascia nacque a Rotello in provincia di Campobasso l’1 gennaio 1920. Arruolato nel giugno 1943, dopo l’8 settembre rifiutò di servire i tedeschi e nel maggio 1944 entrò a far parte di quei contingenti della Divisione paracadutisti Nembo che mantennero la fedeltà al Re e si affiancarono ai reparti dell’esercito che cooperarono con gli Alleati per la Liberazione d’Italia. Qui rimase fino al 30 settembre 1944 quando i reparti della Nembo passarono con il Gruppo di combattimento Folgore e, sfondata la Linea Gotica, nella primavera del 1945 avanzarono su Bologna e proseguirono sino al Brennero. Nel corso dell’avanzata guadagnò i galloni di sergente ed ebbe la Croce al Merito di guerra (consegnata nel settembre 1946). Prima della guerra, nel 1939, Mascia aveva ottenuto l’abilitazione magistrale a Campobasso. Terminato il servizio militare, divenne insegnante precario nelle scuole elementari di vari comuni del Molise. Nel 1950 si sposò e si trasferì in Romagna. Dal 1950 al 1957 fu insegnante elementare a Canonica di Santarcangelo di Romagna. Il 24 novembre 1956 si laureò in pedagogia con 110 e lode a Urbino. Nel febbraio 1958 si trasferì a Rimini e qui insegnò sino al 1961 a San Salvatore, poi nel 1961-62 a Bellariva, nel 1962-63 a

C'è un grande prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi

Stefano Lunedei: "Come cinque stagioni" - Italic. Devo confessarlo: mi sono divertito a leggere questa opera prima di Stefano Lunedei, riminese, insegnante di inglese nelle scuole superiori. Precedentemente aveva edito presso Raffaelli (fra il 2000 e il 2012) quattro volumi di poesie. Le pagine di quest’ultimo volume sono fortemente ironiche, al limite del surreale, ma contemporaneamente in grado di far riflettere sulla tragicità della vita. Come dice la bandella del libro: “Partendo dalla realtà quotidiana o comunque da situazioni apparentemente ‘normali’, la narrazione procede veloce verso esiti immancabilmente insospettati, o insoliti, e anche nei racconti più ‘drammatici’ il profilo è quello della leggerezza e del gioco psicologico, più o meno velato”. Non spaventi questa descrizione: lo ripeto il testo è piacevolissimo, di amena lettura, di abile narrazione. I dodici racconti, tutti con lo stesso incipit (“Si svegliò con uno strano formicolio al braccio”), aprono però dodici storie diverse in cui alcuni personaggi sono presenti più di una volta. Ci sono gli appartenenti ai Mufloni Assetati: “un gruppo di amici ormai più vicini alla mezz’età che alla giovinezza, che ogni anno, cascasse il mondo, si concedevano una tre giorni enogastronomica estiva sui monti, con le moto. Le prerogative per essere Muflone erano semplici: non potevi

Due premesse. La prima: alcuni anni fa, nell’estate del 2014, organizzai per la Fondazione Rimini Democratica per la Sinistra la mostra alla Festa provinciale del PD dedicata alle donne comuniste: “Libere uguali differenti. Le donne nel PCI Riminese, 1949-1991”. Mostra e catalogo di grande successo. Ma con un serio, seppur amichevole, rimprovero che mi giunse da parte delle numerose amiche che erano state impegnate negli strumenti di comunicazione della Federazione Comunista Riminese e che nella Mostra e nel catalogo non avevano trovato neanche una citazione. Non voglio oggi riparare a quella omissione, ma mi sembrava giusto sottolineare quel giusto richiamo. La seconda: io Radio San Marino l’ho venduta alla fine del 1985 in quanto responsabile del Dipartimento Informazione insieme all’amministratore della Federazione Stefano Cevoli. Per dire solo che fui esecutore di decisioni politiche assunte collegialmente dal Partito per far fronte alla difficilissima situazione economica in cui si era venuto a trovare. Detto questo proverò a raccontare sinteticamente una delle più belle avventure giornalistiche vissute a Rimini nella prima metà degli anni ’80. Lo farò avvalendomi del ricco materiale documentario presente nella tesi di laurea in Storia contemporanea di Patrizia Lanzetti discussa nella sessione dell’Anno accademico 2012-2013 all’Università di Bologna (relatore prof.