Fascisti, socialisti, democristiani, comunisti, tecnici: tutti a cercare il fare il meglio per Rimini, Riccione, Bellaria, Misano e Cattolica

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Figlio della Lupa, padre e zio uccisi nel '45, la lunga militanza accanto a Rauti e poi Fini: "Non votavo più, sono tornato a farlo per la Meloni"

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Il MSI nel corso della sua esistenza ebbe una serie di associazioni collaterali. Al Congresso di Napoli il 24 marzo 1950 venne fondato il sindacato neofascista CISNAL, presieduto da Giovanni Roberti, deputato del MSI. Nei primi anni ’50 anche a Rimini nacque la CISNAL, diretto per tanti anni da Carlo Nobili. Pochissimi gli iscritti, emarginata dalle altre organizzazioni sindacali. [caption id="attachment_354756" align="alignleft" width="1638"] L'Unione nazionale combattenti della Repubblica Sociale Italiana (UNC-RSI) è un'associazione fondata dai partecipanti (militari e ausiliarie) alla Repubblica Sociale Italiana nella seconda guerra mondiale. Tessera UNC-RSI del 1966[/caption] [caption id="attachment_354755" align="aligncenter" width="596"] La tessera del 1993 del MSI-DN, probabilmente l’ultima. Non abbiamo trovato in rete la tessera del 1994, anno in cui il MSI-DN si stava avviando a cambiare nome e diventare Alleanza Nazionale[/caption] [caption id="attachment_354754" align="alignleft" width="854"] La prima tessera di Alleanza Nazionale del 1995[/caption] La sede della CISNAL nei primi anni ’70, che aveva aperto su Piazza Tre Martiri, divenne il luogo d’incontro dei giovani picchiatori fascisti, alla corte dell’avv. Giuseppe Pasquarella. Verso la fine di novembre 1974 dalla finestra della CISNAL venne esposto provocatoriamente un nodo scorsoio: da questo gesto sconsiderato ebbero origini seri scontri nel centro cittadino fra esponenti di sinistra e i giovani missini. [caption id="attachment_354753" align="aligncenter" width="606"] Sergio Bianchi (da Il Corriere

Quei "ragazzi pronti all'azione": gli scontri a Rimini contro i nemici politici ma anche fra i rivali interni dagli anni '50 ai '70

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Non esiste alcun testo, ma neanche articolo, sulla storia del Movimento Sociale Italiano a Rimini. Per scrivere questi articoli ho consultato la raccolta de Il Resto del Carlino, La Provincia, Il Corso, Il Mestolo conservati alla Biblioteca Gambalunga di Rimini. Mi sono avvalso inoltre delle chiacchierate con Sergio Cappelletti, Italo Ricciotti, Gian Luigi (Gianni) Piacenti, Sesto Pongilupi, Gioenzo Renzi, che ringrazio. Naturalmente, come è giusto che sia, quanto scritto è solo responsabilità mia. Anche a Rimini fra il 1945 e il 1947 agirono piccoli gruppi di neofascisti con attività clandestine, soprattutto di propaganda politica (affissione di manifesti nella notte, diffusione di volantini, scritte sui muri). In questa nebulosa di neofascisti, quando a fine dicembre 1946 nacque il MSI, anche nel riminese (come nel resto d’Italia) il nuovo partito andò a pescare per reclutare i suoi iscritti. Il 26 dicembre 1946 a Roma veniva ufficialmente fondato il Movimento Sociale Italiano (MSI). Un partito semiclandestino, se è vero che i primi contatti dei fascisti riminesi con il centro romano già ad inizio 1947 avvennero attraverso una casella postale collocata nell’ufficio delle poste in Piazza Cavour. Ad esempio il giovane Sergio Cappelletti (17 anni) scrive a Roma nel gennaio 1947 chiedendo di entrare a far

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è da alcune settimane il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana alla guida di un governo di destra (Fratelli d’Italia più Lega più Forza Italia) a seguito della vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Giorgia Meloni è una persona intelligente, determinata, una che studia (al contrario di Salvini), ma si porta dietro una eterna incapacità (voluta) di recidere il cordone ombelicale col fascismo oltre che una disastrosa classe dirigente del suo partito, molte volte imbarazzante. Sul secondo punto si veda l’elenco impressionante di questi personaggi redatto da Andrea Scanzi in i “Sfascistoni” (PaperFirst, 2021). Sul primo punto rinvierei al suo libro “Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee” (Rizzoli, 2021) dove ogni riflessione sul fascismo è accuratamente evitata, nonostante che a pag. 161 scriva: “Roma, Via della Scrofa 39. E’ una mattina di novembre del 2019 (…) arrivo nel mio nuovo ufficio (…) quello stesso ufficio una volta era di Gianfranco Fini e, prima di lui, di Pino Rauti e Giorgio Almirante. Rimango in silenzio, e a un tratto mi rendo conto dell’enorme responsabilità che mi sono assunta. Ho raccolto il testimone di una storia lunga settant’anni”. [caption id="attachment_351569"

Amati e Zavatta: gli ultimi processi, le difficoltà economiche, il silenzio. “La Rimini dei miliardari è un’invenzione”: il tramonto dei patriarchi – 3

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Il giornalista Vittorio Monti sul Corriere della Sera dell’1 febbraio 1982, in un articolo intitolato “’Mio marito ha un impero nascosto, è anche mio’. Sarà a Rimini il divorzio più costoso d’Italia”, intervista a Paola Amati Magnani, "la donna che con le sue rivelazioni fa tremare la Riviera Adriatica", scrisse: “Lui chiede il divorzio, esibendo una denuncia dei redditi di 166 milioni, e lei, che vuole la metà dei beni, porta in tribunale una lunga documentazione. Il magistrato legge e salta sulla sedia: ‘il patrimonio tra azioni e immobili sembra superiore ai mille miliardi’”. La donna dichiara: “Piero dice che ha pochi soldi e un sacco di problemi, ma in realtà il suo patrimonio è enorme. Io lo so bene, perché da un anno passo le notti a leggere verbali, statuti, rogiti e documenti delle sue società. Avevo studiato latino e filosofia, ma adesso ne so più di un commercialista”. La richiesta di divorzio mette così in moto tanti soggetti: la magistratura per falso in bilancio e reati valutari vari, il fisco, la guardia di finanza, il Comune di Rimini. La Magnani, sempre sul Corriere della Sera: “Io non sono una Mata Hari del fisco, voglio soltanto quello che mi spetta.