E’ trascorso un anno dalla scomparsa di Vinicio Vergoni (1926-2017). Un amico. Gli amici dell’Associazione “Hostaria del Terzo” di Miramare, assieme al figlio, lo hanno voluto ricordare editando questo volume di brevi racconti biografici inediti che Vinicio aveva scritto nel corso degli anni e lasciati nel cassetto. Vergoni è stato uno straordinario punto di riferimento per il PCI sul territorio, prima a Viserba (sino al 1967) e poi a Miramare. Ma è anche stato un grande organizzatore culturale: vogliamo qui ricordare solo le nove edizioni del “Premio Nuova Poesia Miramare – Città di Rimini” svoltesi fra il 1998 e il 2012, nonché le numerose attività promosse con l’”Hostaria del Terzo”. Giovedì pomeriggio, 6 settembre, alle ore 21.00, presso la Sala del Liceo Lettimi verrà presentato dagli amici Vittorio D’Augusta, Oreste Delucca, Guido Zangheri e dal figlio Valerio Vergoni il volume “Origine e morte di una sirena. Racconti e poesie” (Raffaelli e Hostaria del Terzo). Sul libro tornerò prossimamente per recensirlo, ma qui voglio estrapolare dal racconto che dà il nome al libro la storia della nascita della Casa del Popolo di Viserba e del dancing Sirenetta. Colgo l’occasione per mostrare alcune foto del dancing Sirenetta fra gli anni ’50 e ’60 che fanno

Nell’estate del 1936, a metà luglio, una sollevazione ("alzamiento") dell’esercito spagnolo capeggiata dal generale capo di stato maggiore Francisco Franco, partito dai reparti presenti nelle colonie in Africa, tentò di ribaltare il governo a guida socialista frutto del risultato elettorale delle elezioni politiche del 16 febbraio 1936. Il paese del resto in quegli anni stava vivendo una situazione sociale conflittuale al massimo livello, con quotidiani scontri armati nelle città fra le diverse forze politiche e sindacali. L'insurrezione partì dalla sollevazione delle truppe di stanza nel Marocco spagnolo. I nazionalisti speravano di ottenere rapidamente il controllo della capitale Madrid e delle principali città spagnole. Siviglia, Pamplona, La Coruña, Cadice, Jerez de la Frontera, Cordova, Saragozza e Oviedo caddero tutte sotto il controllo degli insorti, diversamente da Barcellona e Madrid (anche per la mobilitazione collettiva della cittadinanza e delle improvvisate milizie volontarie che riuscirono a contenere gli insorti). A causa di ciò, il moto golpista si trasformò in una lunga guerra civile. La sollevazione militare venne contrastata dal governo repubblicano con le truppe rimaste leali, così come da milizie di volontari socialisti, comunisti, repubblicani, democratici e anarchici.  Sia l'Italia fascista di Mussolini sia la Germania nazista di Hitler inviarono truppe e mezzi in supporto ai golpisti. I repubblicani ricevettero invece aiuti militari dall'URSS. Le potenze europee, come Regno Unito e Francia, erano ufficialmente neutrali, ma

Per un gruppo di amici, una trentina circa, quello che oggi si chiama Bar Tricheco (ma per poco, perché viene demolito in questi giorni), negli ultimi anni ’50 e nei primi anni ‘ 60 era il Bar Zamagni, poi gestito dai fratelli Canaletti: Gilberto (Cibiski) e Nevio (Gatto Rosso). Perché allora, tutti e trenta, ci chiamavamo e continuiamo a chiamarci con un soprannome. Io ero Triple e per gli amici di allora sono ancora Triple. Dopo il 1962 scelsi un’altra strada, come capita a tutti nella vita. Fui catturato dall’impegno politico, dalla militanza, come si diceva allora, ma anche dallo studio e dal lavoro. Del resto in quel gruppo io ero l’unico che parlava di argomenti politici, ma la discussione finiva quasi subito perché agli amici non gliene fregava niente. Come dicevo, ognuno scelse la sua strada, ma nessuno si perse per la strada che aveva scelto e tutti si affermarono nella vita, chi in un modo e chi in un altro. Un bel dato statistico! Mi sono chiesto spesso il motivo di questo spaccato positivo delle nostre vite e dei nostri destini. I primi anni ’60 furono gli anni del “Boom” economico e chi aveva scelto di non studiare aveva trovato subito un

Sulle vicende dei comunisti riminesi nel 1948 pesarono a lungo i risultati elettorali delle elezioni politiche del 18 aprile e il colpo di pistola sparato a Roma contro il Segretario Palmiro Togliatti. Sul primo punto: a Rimini il Fronte Popolare, composto da comunisti e socialisti, venne costituito il 15 febbraio 1948 nel corso di una manifestazione all’Arengo. Le città furono invase da volantini e manifesti. I comizi si susseguivano a ripetizione. Il 18 aprile l’Italia andò al voto spaccata in due: ognuno dei contendenti fece ricorso a tutte le carte da giocare che aveva a sua disposizione. Nei confronti dei comunisti la Chiesa emanò la scomunica, mentre mobilitò tutte le forze a favore della DC di De Gasperi. I risultati elettorali premiarono questa impostazione giocata tutta sulla paura degli elettori del “pericolo rosso”, dei “barbari”, dei “senza Dio”: la DC ottenne a livello nazionale il 48,5% dei voti. A Rimini raggiunse il 38,23% dei suffragi (contro il 22,38% dell’ottobre 1946). Il Fronte ottenne a Rimini solo il 46,73% (contro il 61,50% raggiunto dai due partiti nel 1946). “La certezza della vittoria tra i ‘frontisti’ era largamente alimentata e diffusa” scrive Liliano Faenza. Invece “in campagna e in città, dopo il 18 aprile,

La storia di Verenin Grazia è complessa, ricca di cambiamenti, vissuta tra Rimini, Bologna e Roma. A Rimini spesso è stato dimenticato, nonostante i numerosi ruoli giocati nella lotta al fascismo, nella riorganizzazione della Federazione del PSI riminese dopo la guerra, nella ricostruzione del movimento cooperativo emiliano-romagnolo. Eppure il suo nome si trova nelle principali opere sul movimento operaio italiano: nell’“Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza” (La Pietra, 1968-1989), in quella di Franco Andreucci e Tommaso Detti (a cura di) “Il Movimento Operaio Italiano. Dizionario Biografico” (Editori Riuniti, 1976-1979), nel “Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani” (Biblioteca Franco Serantini, 2003-2004), in quella di Alessandro Albertazzi, Lugi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri “Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945). Dizionario Biografico” (Istituto per la storia di Bologna, 1986-2003). A livello riminese ne parlano sia Giorgio Giovagnoli nella “Storia del Partito Comunista nel Riminese. 1921/1940” (Maggioli, 1981), sia Liliano Faenza in “Socialismo riminese. 1871-1988” (Sapignoli, 1989). Per la redazione di questo testo mi sono avvalso anche del profilo redatto da Filippo Espinosa (in corso di pubblicazione) per il sito dedicato ai parlamentari costituenti dell’Emilia-Romagna. Grazia nacque a Rimini il 2 luglio 1898. Il padre Vittorio era un militante anarchico e Verenin entrò

Ho conosciuto bene Attilio Venturi alla fine degli anni ’70 quando, per conto della rivista “Storie e Storia” dell’Istituto Storico della Resistenza di Rimini, curai la pubblicazione dei suoi appunti (poi apparsi nel n. 4/1980 della rivista) fatti da Giorgio Giovagnoli quando intervistò numerosi fondatori del PCI riminese per scrivere la sua tesi di laurea presso l’Università di Urbino nell’anno accademico 1970/1971, relatore il prof. Pasquale Salvucci, e poi utilizzate per il suo libro “Storia del Partito comunista nel Riminese, 1921/1940 : origini, lotte e iniziative politiche” (Maggioli, 1981). Definire la vita di Attilio avventurosa forse è dire poco. Ma certo è stata piena di sacrifici ed anche tante sofferenze. Comunque una vita vissuta pienamente, a sostegno di un’ideale forte per il quale si è speso senza tregua. Il 3 ottobre 1990, in occasione della sua morte, il Resto del Carlino intitolò: “Si è spento Venturi, un simbolo comunista”: ritengo che per un militante come Lui questo fu il più bel epitaffio che un giornale non certo amico potesse scrivere. Per Venturi valgono sicuramente le considerazioni che sia Giorgio Amendola che Paolo Spriano fecero nelle loro storie del PCI a proposito di “quella oscura schiera di militanti” che mantennero viva, negli anni

Lavorando da tempo sulla storia dei partiti politici riminesi e sugli uomini che ne hanno fatto parte, ogni tanto mi capita di soffermarmi su qualche figura, non di primo piano, ma comunque significativa, che ha contribuito a determinare il successo del suo Partito, almeno per un tratto della sua storia. E’ questo il caso di Natale Nicolò, una figura particolare della storia politica riminese, la cui memoria è ormai caduta da tempo nell’oblio. Nicolò fu il capostazione di Rimini per diversi decenni, dagli anni ’30 ai primi anni ‘50. Dunque operò sotto il fascismo, aiutò la Resistenza, e poi dopo la Liberazione fece il Consigliere Comunale del PCI e l’Assessore. Non ho trovato testi scritti che parlino di Lui, e neppure lontani parenti. Per questo sono dovuto ricorrere alle memorie del ferroviere, prima anarchico e poi comunista, Libero Angeli (1912-1986) (“Uno dei tanti” in “Storie e Storia” n 4/191980): «Abitavo nel Palazzo Ghetti, in Borgo XX Settembre. Il capostazione Nicolò Natale abitava nello stesso Palazzo Ghetti, al piano nobile». Nel presentare le memorie di Angeli, lo storico Liliano Faenza annotava: «Angeli è figura quasi emblematica di un certo strato di antifascisti negli anni del ventennio e nei mesi della Resistenza. Come tanti

Fred Buscaglione (1921-1960) per tutti gli anni ’50 fu di casa nel Borgo San Giuliano. Terminate le serate all’Embassy la sua Cadillac rosa lo portava al Circolo Operaio del Borgo. Era stata l’amicizia con i fratelli Tiberi, Alfredo e Nino, assidui frequentatori con tanti altri borghigiani del dancing di Marina Centro, a trascinarcelo. Ma cos’era il Borgo in quegli anni? Ce lo ricorda Zeno Zaffagnini nel suo libro “Cara Marta.. era ieri. Come sono diventato riminese” (EDUP, 2007): “in quei tempi nel Borgo dominava la povertà, la popolazione era composta da marinai, da pescatori, da edili, vi era qualche raro ferroviere, alcuni dipendenti comunali e della SITA. Vi era spazio, nonostante tutto, per l’allegria, sia gli uomini che le donne ne erano protagonisti e contagiati. Per le donne, la vita in casa, nei tanti vicoli, nelle tante piazzette era un tutt’uno. La chiacchiera riempiva la vita di ogni giorno. Per gli uomini il Circolo Operaio era il luogo d’incontro, il tempo libero veniva consumato fra quelle mura, si giocava a carte, si facevano grandi bevute, il tutto accompagnato con i suoni dell’orchestrina formata da Purchera, da Mario dla Benda, da Petroncini”. E prosegue Zaffagnini: “Allora c’era una forte sezione del PCI, molti