Niente estradizione per Baris Boyun, arrestato il 3 agosto dalla polizia di Rimini su ordine di cattura internazionale dell’Autorità giudiziaria turca con l’accusa di essere un esponente della mafia del suo Paese d’origine.
Per la Corte di Appello di Bologna non sussistono infatti le condizioni per accogliere la richiesta di estradizione avanzata dalla Turchia ed è stata revocata la misura cautelare di obbligo di dimora che era stata disposta nei confronti del 38enne, difeso dagli avvocati Matteo Murgo e Antonio Buondonno.
Le accuse erano, tra l’altro, di omicidio, lesioni, minacce, associazione a delinquere e violazione della legge sulle armi.
Boyun, rintracciato in un albergo della riviera, aveva sostenuto di essere in realtà un perseguitato politico curdo, che aveva già chiesto protezione internazionale all’Italia. La difesa aveva depositato documentazione di Amnesty e Human Right Watch sul trattamento riservato in Turchia ai detenuti politici e dettagli sulle aggressioni subite dal suo assistito e dalla sua famiglia, che lo portarono a trasferirsi in Georgia.
Secondo i giudici della Corte bolognese non ci sono gli estremi per concedere l’estradizione: le rassicurazioni fornite dall’Autorità giudiziaria turca sulle condizioni detentive cui sarebbe sottoposto Boyun non valgono a superare i seri rilievi formulati da organizzazioni accreditate. Peraltro la Corte ricorda i parametri individuati dalla Cedu sullo spazio minimo individuale che deve essere assicurato a ogni detenuto (pari o superiore ai tre metri quadrati) e sottolinea come, da quanto ricostruito dalle relazioni ricevute dalla Turchia, è probabile che la superficie minima vitale scenda al di sotto, se non altro nell’istituto di massima sicurezza.
(ANSA)