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Il 30 giugno 1961 viene inaugurata la linea di elicotteri che fa base a Rimini per volare fino alla Repubblica di San Marino. La cerimonia è presieduta da Giovanni Bovetti, Sottosegretario alla Difesa con delega all'aviazione civile del terzo Governo Fanfani (nell'immagine in apertura). L'eliporto di Rimini è stato realizzato sul piazzale del porto. A San Marino, i velivoli atterrano e decollano presso la stazione della funivia di Borgo Maggiore. Nel 1964 la linea viene prolungata fino a San Leo, dove la pista è sul colle antistante la rupe, lungo la via Montefeltro in località Quattroventi. [caption id="attachment_46564" align="aligncenter" width="1304"] L'eliporto di San Leo[/caption] L'evento viene ricordato dalla Repubblica di San Marino con un'apposita emissione dì francobolli, ovviamente di "posta aerea". I mezzi utilizzati sono Bell 47 J Ranger a quattro posti, quanto di meglio esiste all'epoca: basti pensare che il primo elicottero utilizzato da un presidente degli Stati Uniti, Dwight Eisenhower, era proprio di questo modello. Ma ci si serve anche del più anziano Agusta-Bell AB-47 G a tre posti, costruito in Italia su licenza Westland, dal caratteristico cockpit racchiuso in una grande bolla in plexiglas, struttura scoperta realizzata con tubi saldati e carrello a pattino. Come ricorda Nicola Gambetti (Ariminum Anno XXVIII – N.

Stando all'anonima Cronaca malatestiana, i rapporti fra il ramo della famiglia ormai padrona di Rimini e quello dei conti di Sogliano si erano guastati fin dal 1295. Questi ultimi si erano imparentati con gli ultra Ghibellini Della Faggiola, mentre i riminesi erano fra i principali sostenitori dei Guelfi. Il dominio, diretto o indiretto, di Malatesta da Verucchio comprendeva ormai anche Cesena, con la lunga podesteria del figlio Ferrantino, Pesaro e Fano con il predominio del fratellastro Pandolfo, mentre, mentre l'altro fratello Ramberto, pur avendo preso i voti, controllava San Mauro e moltre terre fra Uso e Rubicone. Quanto al primogenito del dantesco "Mastin vecchio", detto sempre dal Poeta il "Mastin Nuovo", l'anonimo Cronista al 1312 ammota che «fo facto el detto Malatestino Signore d'Arimino, et era tanto amato che non se porria contare». In quell'anno, non sappiamo il giorno nè il mese, il vecchio patriarca era morto alla bella età di 100 anni tondi. Si era fatto seppellire nella chiesa di San Francesco con l'umile saio del Poverello di Assisi, così come nel 1298 aveva fatto il suo acerrimo nemico, il grande leader ghibellino Guido da Montefeltro. Aveva cavalcato ben oltre gli 80 anni suonati, contribuendo fra l'altro a frustrare i tentativi

Il 29 giugno 1958 nasce a Riccione Paolo Cevoli. Da quando ha undici anni, durante tutte le estati aiuta i genitori nella gestione dell'albergo di famiglia. Frequenta l'Università di Bologna tra il 1979 e il 1983 e si laurea in Giurisprudenza. Dopo la laurea lavora come manager al Grand Hotel di Rimini. Nel 1986 si sposa con Elisabetta. Nascono due figli: Giacomo nel 1988 e Davide nel 1990. Nel 1990 si trasferisce a Bologna con la famiglia. Nello stesso anno partecipa al concorso per giovani comici “La Zanzara d'Oro”, dove risulta terzo classificato dopo Antonio Albanese. È la prima esperienza come comico-caratterista. Tra il 1990 e il '91 partecipa come ospite (15 puntate) al Maurizio Costanzo Show. Nel frattempo continua il suo lavoro "ufficiale". Seguendo le orme del padre, diventa imprenditore: apre un locale investendo tutti i propri risparmi. Il locale comincia ad essere frequentato da personaggi dello spettacolo, tra cui Gino e Michele, che si accorgono che Cevoli è molto bravo ad intrattenere gli ospiti. Ha una particolare brillantezza nel raccontare barzellette. Viene invitato ad esibirsi in un locale di Milano, lo Zelig, palestra per volti noti e meno noti del cabaret. Inizialmente declina l'invito, poi nel 2001 accetta. Dal locale passa direttamente alla

Il 28 giugno 1908 nasce a Rimini Libero Missirini. Come leggiamo sul sito del Comune di Rimini, Libero nasce all'ultimo piano di una casetta dell'allora Via Emilia al civico 32, nel Borgo San Giuliano. A 16 anni inizia la sua carriera nei pesi leggeri, nelle fila della Libertas, sospinta da quel Santarelli, che si scopre doti di grande maestro, senza essere mai salito su un ring e che ha dato alla società riminese l'onore di nove azzurri avendo nella nazionale contemporaneamente quattro atleti, la metà dell'organico: Missirini, Rodriguez, Neri e Lotti. Dal 1926 in poi, i pugili riminesi conquistano una vittoria dopo l'altra, prima a livello ragionale, poi nazionale e internazionale. Nel 1931 Libero è forse all'apice del successo sportivo, lo chiamano "la Volpe del ring", per come riesca ad associare furbizia, tecnica e potenza. Nel 1932 arriva quella che forse è la più grande ricompensa per chi pratica sport, la convocazione a partecipare agli allenamenti collegiali di Formia, preparativi alla formazione della rappresentativa azzurra alle Olimpiadi di Los Angeles. Di Libero si parla così in un giornale riminese del 25 maggio 1932: "Da Missirini, il forte e buon Missirini, siamo sicuri di non aver dispiaceri. Inutile pronosticare; soltanto la certezza che egli farà,come di consueto

Il 27 giugno 1927 viene completata la tramvia Rimini – Riccione. La linea, della lunghezza complessiva di 11 km, corre prevalentemente lungo il litorale, ai margini della spiaggia. Parte da piazza Cavour, scende per Via Gambalunga, Via Clodia, Corso Umberto, lambisce la stazione ferroviaria per poi passare sotto la ferrovia e svoltare in viale Rodi. Superato il viale dei Bagni, raggiunge la via Litoranea, con fermate nelle località Ospizi Marini e Miramare. In prossimità di Riccione la linea effettua una deviazione e, superato il porto canale termina al capolinea di viale Ceccarini. [caption id="attachment_46298" align="alignnone" width="1325"] Il capolinea della tramvia a Rimini in piazza Cavour[/caption] Il binario tramviario è unico, elettrificato fin dal 1921. Dal 1º aprile 1926 la linea è gestita dalla società "Tramvie Elettriche" sotto la direzione del Cavalier Augusto Cardelli. La linea è stata finanziata con gli oneri di urbanizzazione chiesti ai privati in cambio della cessione di aree demaniali marittime a privati per utilizzo turistico per circa 30 km, come da convenzione stipulata nel 1917. Il successo della linea è tale che appare nei manifesti pubblicitari dell'epoca insieme alle altre attrazioni turistiche ed esaltata con titoli come "Dieci chilometri di superba via litoranea, servita da tram elettrici, congiungono Rimini a

Il 26 giugno 2007 fu segnato a Riccione un record che non risulta sia mai stato battuto. Ecco i fatti nell'articolo di Nives Concolino su Il Resto del Carlino: RICCIONE Smarriti 41 bimbi in un solo giorno Genitori a caccia dei figli scomparsi. In un solo giorno a Riccione sono state ben 41 le segnalazioni di bambini allontanatisi senza dire nulla dall'ombrellone di mamma e papà. Un picco mai raggiunto Riccione, 26 giugno 2007 - RECORD di bimbi smarriti in spiaggia, domenica a Riccione. Le operatrici del Publiphono hanno ricevuto 41 segnalazioni. Alcune sono arrivate anche da Cattolica e Misano, località servite dalla stessa emittente. Picchi del genere in una sola giornata non erano mai stati raggiunti. Non c’è stata tregua. Sotto gli ombrelloni l’ha fatta da padrone l’ansia e l’apprensione dei genitori. Grandi ricerche, estese anche ai comuni limitrofi per un bimbo rumeno sparito dalla spiaggia di Riccione. E’ stato ritrovato dopo quattro ore in un bagno di Misano. Aveva camminato in continuazione. Una bambina di cinque anni è stata invece ritrovata a distanza di venti bagni. Tra i piccoli turisti smarriti, in prevalenza maschi e di età compresa tra i 3 e i 6 anni, anche francesi e tedeschi. Gli italiani hanno fatto la loro parte.

Il 25 giugno 1869 la “petra oçiosa”, rimossa dal muro esterno della spezieria Tacchi, viene trasferita nella Biblioteca Gambalunga, dove Rimini custodisce le sue altre antiche epigrafi. L'operazione viene effettuata sia perché l'iscrizione non è agevole da leggersi nella posizione in cui si trova, sia per i lavori che stanno per iniziare in casa Tacchi. La pietra finisce poi nei Musei comunali. [caption id="attachment_46051" align="alignnone" width="700"] L'epigrafe della “petra oçiosa” nel rilievo di Luigi Tonini[/caption] Il seguito della storia lo racconta, fra gli altri, Arnaldo Pedrazzi (in “Ariminum”, marzo – aprile 2012): «Proprietà del Museo comunale, nel 1979, in occasione dello spostamento del materiale lapideo dal Castel Sismondo, dove era stato depositato, all’attuale museo della Città, dell’epigrafe non si trovò più traccia. Il fatto poi che la denuncia del prelevamento fosse stata presentata solo nel 1995, secondo la stampa locale rese di per sé abbondante testimonianza di quale fu, o non fu, il reale sforzo compiuto per recuperare il reperto. Inevitabili quindi le considerazioni apparse a proposito delle “grottesche circostanze in cui si è materializzata la sottrazione della pietra, le altrettanto grottesche circostanze dei quindici anni di inerzia e di omissioni, le ancor più grottesche dichiarazioni balbettate dai responsabili”; non a caso, poi, il

Il 24 giugno 1475 Roberto Malatesta sposa Elisabetta, figlia secondogenita di Federico da Montefeltro, duca di Urbino, e della seconda moglie Battista Sforza, figlia di Alessandro Sforza. [caption id="attachment_45937" align="aligncenter" width="684"] Roberto Malatesta[/caption] Elisabetta ha 13 anni, essendo nata a Urbino nel 1462; il nome le deriva dalla bisnonna materna. Come le sorelle Giovanna, Costanza, Aura, Girolama e Agnese, era stata battezzata dal cardinale Giovanni Bessarione, il celebre umanista di Costantinopoli che viveva ormai in Italia. Roberto invece ha passato i 30 anni, essendo nato nel 1442. [caption id="attachment_45946" align="aligncenter" width="690"] Il cardinal Bessarione (Urbino, palazzo ducale)[/caption] Malatesta e Montefeltro insieme. Si è ribaltato il mondo? In realtà, i matrimoni fra le due famiglie rivali erano avvenuti spesso anche in passato. Ma questa volta si tratta di una vera alleanza, a lungo maturata e fortemente voluta da entrambi. Dopo il tracollo e la morte di Sigismondo, il suo arcinemico Federico non ha alcun interesse a veder scomparire del tutto lo stato malatestiano. Nonostante la sua fedeltà ai Papi, il Duca sa benissimo che Roma continuerà nel suo sforzo secolare di ricondurre all'ovile le pecorelle smarrite, ovvero di riportare sotto il proprio governo diretto tutti quei territori che era stata costretta a lasciare all'amministrazione, se non all'arbitrio, dei

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