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Il 10 giugno 1940, lunedì, a Rimini è una giornata calda. Fin dalle prime ore del mattino si dice per le strade che Benito Mussolini alle 18 parlerà agli Italiani. Tutti sanno già perché. Ecco come ricostruisce quella giornata Antonio Montanari in Riministoria: «Sui tavoli dei caffè, gira la Gazzetta dello Sport che racconta in prima pagina: "Il coscritto Fausto Coppi è il vincitore del 28° Giro d'Italia che, nel doppio segno della giovinezza e della tradizione, ha recato alle folle sportive d'Italia la testimonianza della gagliardia e della serenità della Patria in armi". Tutti i Salmi finiscono in Gloria. Il foglio sportivo è l'unica cosa rosea di quel giorno. Alle 18, Mussolini si affaccia al balcone di Palazzo Venezia a Roma per parlare alla nazione: "Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente!". «La radio trasmette il discorso del duce (settecento parole), in tutte le piazze del Paese e davanti alle sedi del partito fascista. Donna Rachele è da una settimana al mare a Riccione, con i figli piccoli. Bruno è militare, Vittorio non ha dato notizie di sé». [caption id="attachment_43780" align="aligncenter" width="1314"] Cartolina del 1940[/caption] «Galeazzo Ciano, ministro degli esteri e genero del Duce, annota nel suo Diario: "La notizia della guerra non sorprende nessuno e

Il 9 giugno 1714 nasce a a Pedrolara di Coriano Giovanni Antonio Battarra, figlio di Domenico e Giovanna Francesca Fabbri. Non è una famiglia benestante; il ragazzo però è studioso e compie il "corso di umanità" al Seminario di Rimini e poi quello di scienze sacre per avviarsi al sacerdozio, più per bisogno che per vocazione. Viene ordinato sacerdote nel 1738, ma è affascinato da Giovanni Bianchi (Ianus Plancus), medico famoso in tutta Italia, naturalista e archeologo, di cui continua a seguire le lezioni. È lui a indirizzarlo che agli studi di geometria, di fisica e di storia naturale. Nel 1741 ottenne la cattedra di filosofia nel seminario di Savignano. Nel 1742 pubblica il suo primo lavoro scientifico, "Lettera al Conte G. Garampi intorno due aurore boreali (dell'8 e 9 ott. 1741)", in una in miscellanea stampata a Venezia; riceve ottima accoglienza. Nel 1748 gli viene affidata la cattedra di filosofia (fondata a Rimini nel 1687) e la tiene fino al 1754. Intanto lavora all'opera sua maggiore, "Fungorum agri Ariminensis historia", che viene stampata a Faenza nel 1755. È anche un ricettario su come cucinare i funghi, su come distinguere quelli buoni dai velenosi e un catalogo di 300 esemplari. Ma soprattutto, con quest'opera Battarra si

Il 9 giugno 1257 Giacomo vescovo di Rimini concede la chiesa di Santa Maria in Trivio all'Ordine dei frati minori di San Francesco, nella persona di Fra' Domenico Guardiano loci B. Francisci Fratrum Minorum de Arimino. La chiesa e i terreni circostanti erano fino ad allora appartenuti al grande monastero benedettino di Pomposa, che già allora si avviava però alla decadenza. Nella cessione si specifica che fu eseguita per volontà del papa, che era Alessandro IV, grande sostenitore degli Ordini mendicanti. E' il pontefice che solo due anni prima aveva elevato all'onore degli altari Santa Chiara, morta nel 1253. E che aveva riunito in un solo grande Ordine gli Eremitani di S. Agostino  [caption id="attachment_437957" align="alignleft" width="1530"] L'abbazia di Pomposa[/caption] Francesco di Pier Bernardone, nato in Assisi nel 1182, morto nel 1226 e Santo dal 1228, come riporta Luigi Tonini citando il "Wadingo" (il teologo e storico francescano irlandese del '500 Lucas Wadding) "fu in Rimini nel 1215 anno in cui la Regola sua venne approvata anche dal Concilio Lateranense: e che fuvvi ospitato in luogo presso alla Chiesa antica de' Ss. Bartolomeo e Genesio": era una chiesetta presso l'arco d'Augusto, che diede il nome alla porta medievale con torre che stava all'esterno

L'8 giugno 1914 anche a Rimini scoppia la Settimana Rossa. Il clima in città è tesissimo, come del resto in tutto il Paese. L'era Giolitti si è ormai conclusa. Basta con la collaborazione del governo liberale con le forze socialiste riformiste. Adesso governa la Destra, mentre i Socialisti massimalisti rimproverano ai moderati di aver portato a casa un pugno di mosche. Mentre l'Italia ha avuto il finalmente il suo decollo industriale, nonostante qualche timida riforma le condizioni della popolazione restano miserabili. Inoltre, lo sviluppo riguarda solo il "triangolo industriale" del Regno, mentre tutto il resto, Romagna compresa, ne restano fuori. Non bastasse, l'economia si è arrestata e la mossa di Giolitti per darle una scossa, l'avventura coloniale di Libia del 1912, non ha affatto risolto i problemi. Anche perché i Libici continuano la resistenza nonostante la resa della Turchia. Risultato: la guerra è una voragine per le risorse dello stato, che ora non bastano più né per le politiche di sviluppo né tanto meno per quelle sociali. E così dal 1900 in poi gli italiani sono costretti a emigrare, principalmente negli Stati Uniti e in Argentina, al ritmo di 600 mila all'anno, il doppio del trentennio precedente, per toccare il record di 873 mila nel

Il 6 e 7 giugno 2015 a Rimini si effettua la ricognizione delle "Reliquie contenute nella cassetta proveniente dal monastero-santuario di S. Gaudenzo". Sono presenti, don Giuseppe Vaccarini (dalla cui opera "L'antico santorale riminese: Studio e analisi eucologica di alcuni testi liturgici dell'XI-XVII Sec." traiamo molte delle informazioni), don Gioacchino Maria Vaccarini, i dottori Stefano De Carolis ed Elisa Rastelli, Marcello Cartoceti, Learco Guerra e i membri della Commissione Ecumenica Diocesana: Rosanna Menghi, Gabriele Maioli e Luca Ghini. Si tratta di un secondo esame dopo quello, solo parziale, del 2012. Alla fine risulta che la cassetta contiene i resti di almeno 19 corpi, di cui 15 adulti compreso uno scheletro completo di una donna di circa 50 anni; inoltre, un adolescente probabilmente di sesso femminile e tre bambini di pochi anni. Ci sono anche ossa frammentarie che potrebbero appartenere ad altre persone. Chi sono? L'elenco a cui si giunge in base ai documenti è: Oliva, Lanfranco, Corona, Arduino, due corpi dei Quattro Coronati (Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, martiri in Pannonia sotto Diocleziano), tre corpi dei Santi Innocenti (i bambini fatti uccidere da Erode), Valentino, Vittore, Abortina, Venerio, Innocenza (co-patrona di Rimini), Nereo, Achilleo. Dunque qui, oltre a quelle di personaggi la cui storicità è alquanto dubbia,

Il 7 ottobre 1571 si era combattuta la battaglia di Lepanto, dove la flotta turca era stata distrutta da quella della Lega Santa (Venezia, Genova, Impero e cioè in quel momento soprattutto Spagna, Stato della Chiesa, più Granducato di Toscana, Cavalieri di Malta, Repubblica di Lucca e i Ducati di Savoia, Urbino, Ferrara, Mantova). Ma come ebbe a dire il Sultano Selim II, "a Lepanto mi hanno tagliato la barba, ma io ho tagliato loro un braccio", intendendo che nonostante la sonante vittoria nella battaglia navale più grande che si ricordasse, Venezia non aveva potuto recuperare Cipro, perduta per sempre nella guerra vinta dai Turchi. E soprattutto, che la potenza ottomana era intatta e la sua avanzata era tutt'altro che arrestata; tant'è vero che l'anno dopo già era pronta una nuova flotta e nel 1574 gli Ottomani ripresero Tunisi agli Spagnoli, per tenersela anch'essa per sempre. E nel 1683, oltre un secolo dopo Lepanto, i Turchi sarebbero arrivati di nuovo sotto le mura di Vienna, come era già accaduto nel 1529. A soli due anni dall'epico scontro, la situazione nelle acque del Mediterraneo, Adriatico compreso, è pertanto ancora quella di guerra endemica. In tale stato di insicurezza permanente, Roma impone ai territori che governa,

Il 5 giugno 1944 il Commissario Straordinario per la Città di Rimini, Ugo Ughi, invia un Promemoria al prefetto di Forlì sulla drammatica situazione dopo oltre 6 mesi di bombardamenti. [caption id="attachment_42885" align="aligncenter" width="667"] Bombardamento su Rimini del 30 marzo 1944[/caption] Lo riproduciamo integralmente: AL CAPO DELLA PROVINCIA FORLÌ PROMEMORIA N.1 - RIMINI, GRANDE MUTILATA D'ITALIA li 5 Giugno 1944 XXII A - DISTRUZIONI DA INCURSIONI AEREE (Si allega Album Fotografico per il DUCE) [nda: purtroppo le fotografie che accompagnavano questo promemoria sono andate perdute] Diciannove bombardamenti à subito finora la Città di Rimini: Novembre 1943 nei giorni I - 26 - 27 Dicembre 1943 " 28 - 29 - 30 Gennaio 1944 " 21 - 29 Febbraio 1944 " 8 Marzo 1944 " 22 - 24 - 26 - 27 Aprile 1944 " 2 - 12 - 24 - 29 Maggio 1944 " 19 Giugno 1944 " 5 Quelli avvenuti nelle date sottolineate sono stati i più violenti e indiscriminati: nettamente terroristico e di eccezionale intensità quello del 28 dicembre che colpì l'intera Città e la periferia con effetti spaventosi. Danni alle persone Morti - circa 500. Il numero delle vittime è relativamente limitato Feriti - circa 750 sia per la rapida evacuazione attuata, sia per la disciplina, l'alto spirito e il coraggio della popolazione, che mai si è perduta

Un episodio oscuro, di cui si hanno pochi dettagli, è quello che avviene nel 1543 e che riguarda San Marino. Lo stesso Carlo Tonini, che lo riferisce a fine '800, dice di non averne saputo mai nulla finché "a farcene esperti viene ora una bella memoria dell’amico prof. Marino Fattori Sammarinese, tratta da documenti inediti di quegli Archivi pubblici". C'è dunque un tal Fabiano da Monte S. Savino, fra Arezzo e Siena; è un soldato ed è nipote del Cardinal Giovanni Maria da Monte, che poi sarà papa col nome di Giulio III. Fabiano evidentemente è già a sua agio nella corte pontificia, perché si trova nel seguito di papa Paolo III quando il pontefice si ferma a Bologna. [caption id="attachment_42674" align="aligncenter" width="1305"] Il cardinal Giovanni Maria Ciocchi del Monte, poi Papa Giulio III, ritratto dal bolognese Prospero Fontana[/caption] E qui qualcuno inizia a covare l'impresa: dare l'assalto a San Marino. Ma perché? "ad istigazione e a profitto di cui, non è noto", si limita ad annotare il Tonini. Comunque, Fabiano di San Savino è certamente in combutta con Nicolò di Ser Giusto dei Giusti di Anghiari, altro luogo dell'aretino e soprattutto castellano della rocca di Rimini, anche lui in quel momento a Bologna. I due se

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