Top Stories

Il 9 febbraio 1849 era stata proclamata la Repubblica Romana. Anche Rimini vi aveva aderito, insieme a tutte le città della Romagna e degli Stati Pontifici. Il 21 e 22 gennaio si erano tenute le elezioni dell'Assemblea Costituente ed Enrico Serpieri era risultato eletto come rappresentante del territorio riminese; divenne Questore del parlamento repubblicano. [caption id="attachment_465216" align="aligncenter" width="800"] La proclamazione della Repubblca Romana[/caption] Per difendere la Repubblica, da Rimini erano partiti ben 275 volontari e aiuti erano stati promessi perfino da San Marino. E intanto Roma, che aveva dichiarato decaduto il potere temporale dei Papi e costretto Pio IX all'esilio, si ritrovava contro tutte le potenze cattoliche europee, grandi e piccole. Da nord calavano gli Austriaci, che già minacciavano Bologna con 16 mila uomini. Da sud giungeva con 8.500 soldati e una cinquantina di cannoni l'esercito napoletano, comandato da Ferdinando II di Borbone in persona, il sovrano delle Due Sicilie già famigerato come "il Re Bomba" per aver cannoneggiato senza pietà i civili nella Sicilia in rivolta. A Gaeta era sbarcato un corpo di spedizione della Regina di Spagna Isabella II forte di 9 mila uomini. E Luigi Napoleone, neo presidente dei Francesi che cercava di far dimenticare un passato da cospitarore carbonaro condannato a

Colei che si fa chiamare Isabella Santacroce nasce a Riccione il 30 aprile 1970. Frequenta il DAMS di Bologna e si avvicina all'ambiente artistico esponendo sue opere a Parigi, Londra, Tokyo e New York. Il suo esordio letterario avviene nel 1995 con  Fluo (Storie di giovani a Riccione), primo libro della "trilogia dello spavento" (gli altri due titoli sono Destroy e Luminal, entrambi pubblicati da Feltrinelli). Destroy in particolar modo suscita un certo interesse in Italia, descritto da Alessandro Baricco come "un libro da leggere, se Enrico Brizzi ha del talento, lì ce n'è il doppio". Il nome della Santacroce venne accostato al gruppo dei Cannibali, movimento letterario sviluppatosi alla fine degli anni novanta (dal titolo dell'antologia Gioventù cannibale pubblicata da Einaudi), formato da giovani scrittori esordienti. Nel novembre del 1998 per Polo Books pubblica Kurt Cobain and Courtney Love. Canzoni maledette, una raccolta di traduzioni dei testi delle più rappresentative canzoni dei Nirvana e delle Hole. Nel settembre del 1999 durante il convegno "Costellazioni italiane: 1945-1999 - Libri e autori del secondo Novecento", Cesare Garboli definisce la Santacroce come una persona che "si piglia terribilmente sul serio, non sa raccontare, ma è una prosatrice d'arte di altissima qualità, ipnotica, incantatoria, e sotto tutti gli aspetti ‘stupefacente'". Nel

Il 29 aprile 1868 nacque a Trebbio di Poggio Berni Luigi Campidelli, figlio di Giuseppe e Filomena Belpani, contadini. Il bambino venne al mondo alle ore 10 ed era il quarto di sei figli; fu battezzato Luigi Nazareno Francesco, subito detto Gigino. Crebbe secondo l'indirizzo cristiano impartitogli dalla famiglia e ricevette la cresima il 9 febbraio 1873, all'età di cinque anni, dal vescovo di Rimini Luigi Clementi. Nel 1874 il padre morì di febbre tifoidea e, l'anno successivo, Luigi s'iscrisse al primo anno della scuola privata inaugurata a Trebbio dal cappellano locale. Tre anni dopo era pronto per la prima comunione. Sempre nel 1878 i passionisti si impegnarono nella cura del vicino cinquecentesco santuario della Madonna di Casale (noto localmente per un affresco raffigurante la Vergine con il Bambino) a San Vito. [caption id="attachment_260241" align="alignleft" width="2000"] Beato Pio Campidelli[/caption] La Congregazione della Passione di Gesù Cristo (in latino: Congregatio Passionis Iesu Christi) fu fondata nel 1720 da san Paolo della Croce e il primo convento fu eretto sul monte Argentario; la regola dell'istituto, approvata da papa Benedetto XIV il 15 maggio 1741, obbliga i passionisti, con un quarto voto, alla propagazione della devozione alla Passione di Gesù per mezzo di missioni e altri

Il 29 aprile 1940 nasce a Riccione Manlio Muccini. Manlio gioca bene a pallone e cresce calcisticamente nel Riccione. Di più: resta uno dei prodotti più interessanti che Paolo Mazza porta nella sua SPAL nel 1959, inserito inizialmente tra i rincalzi di quella che sarà la formazione estense più bella in assoluto, ovvero quella del quinto posto in Serie A. [caption id="attachment_318330" align="aligncenter" width="400"] Muccini alla Spal nel 1963[/caption] Mediano dai piedi buoni, Muccini esordisce in massima categoria il 15 maggio 1960 contro il Genoa, non ancora ventenne. Rimane a Ferrara sino al 1964, crescendo di anno in anno sino a conquistare il posto di titolare fisso. [caption id="attachment_37335" align="aligncenter" width="665"] 28 ottobre 1962, Bruschini battuto da Giacomo Bulgarelli (contrastato da Sergio Cervato) in Bologna-SPAL 4 a 1. Sullo sfondo è riconoscibile Manlio Muccini[/caption] Con la retrocessione in Serie B degli spallini, Muccini resta nella massima serie nel Bologna assieme a Bui per una cifra molto consistente. Nei felsinei di Pascutti, Fogli, Negri, Haller, Nielsen e Bulgarelli che avevano appena vinto lo scudetto l'anno precedente con Fulvio Bernardini, Muccini a differenza di Bui, si inserisce discretamente, rimanendo in rossoblù per le successive tre stagioni. Nel 1967 viene ceduto al Bari, squadra in cui verrà trasformato in difensore da

  Ma di chi è quella voce di Fanny Ardant in "Bolero" di Lelouche? E quella moglie dell'antiquario, nel "Mostro" di Benigni? Ma non è la mamma di Renato Zero in "Ciao nì!"? Sì è sempre lei, Maria Rita Bresadola Di Lernia, nata a Riccione il 28 aprile 1943, attrice, doppiatrice e insegnante di recitazione. Si diploma all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico in Roma nel 1962, ed inizia subito l'attività in campo teatrale, lavorando nel corso degli anni con i teatri Stabili di Genova, Torino e Milano e per la televisione. Come attrice cinematografica, inizia la carriera nel 1966; si è ritirata nel 2002. Ha fatto parte del cast di una decina di film con ruoli di rilievo, tra i quali Il mostro accanto a Roberto Benigni e Nicoletta Braschi e in Ciao nì!, nella parte della mamma di Renato Zero. Come doppiatrice è nota soprattutto per aver prestato la sua voce a Marie Laforêt in L'avaro, nel ruolo della Contessa Isabella Spinosi e a Fanny Ardant nel film Bolero di Claude Lelouch. Suo anche il doppiaggio di Whoopi Goldberg in La lunga strada verso casa , oltre che per una dozzina di personaggi di soap operas. È direttrice della Scuola Teatro 23 insieme a Lorenza Biella e Riccardo Cavallo; nella stessa scuola

Il 27 aprile 1837 nasce a San Vito di Santarcangelo Pasquale Tosi. Il padre Luigi e la madre Rosa Lagoresi, piccoli possidenti terrieri, abitano non distanti dal "Puntàzz", il ponte romano sull'Uso. nella ‘frazione del pontaccio’. Una sorella si consacrò benedettina nel convento di Cesena con il nome di suor Fedele. [caption id="attachment_464774" align="aligncenter" width="300"] Padre Pasquale Tosi[/caption] Pasquale dopo gli studi nel seminario di Bertinoro nel 1862 viene ammesso nella Compagnia di Gesù. I Gesuiti gli affidano una missione davvero speciale: inviato tra le tribù dei nativi americani delle Montagne Rocciose, dove trascorre quasi vent’anni nelle missioni indiane di Colville Valley e Cheney nello stato di Washington e di Coeur d’Alène, nell'Idaho. [caption id="attachment_464776" align="aligncenter" width="694"] La tribù dei Coeur d’Alène nel 1907[/caption] Nel 1886, insieme al francese padre Robaut, è incaricato di accompagnare il vescovo di Victoria, il belga Charles Seghers, nella prima spedizione missionaria all’interno dell’Alaska. Tosi e Robaut trascorrono l'inverno 1886-1887 in Canada alla confluenza dei fiumi Yukon e Stewart. Il vescovo Seghers va ad assistere la popolazione di un villaggio Athabaska devastato dagli alcolici e da una epidemia di morbillo mortale, entrambi portati dai bianchi. Ed è bianca la guida che, per motivi rimasti ancora sconosciuti, uccide il vescovo poco prima di arrivare al villaggio. È ancora ricordato come

Il 26 aprile 1290 a Rimini succede il finimondo. Lo riporta Luigi Tonini ("Rimini nel XIII secolo", in "Storia storia civile e sacra riminese del dottor Luigi Tonini", 1856) nel capitolo "Come fu tumulto in Rimini contro Stefano Colonna; e Martino Cataldi fu impiccato". Stefano Colonna apparteneva all'antichissima famiglia romana che pretendeva di provenire addirittura dalla Gens Julia (quella di Giulio Cesare) e dalla gens Anicia (cui appartennero San Benedetto, papa Gregorio Magno e il filosofo Severino Boezio, oltre all'imperatore d'Occidente Anicio Olibrio). Di certo era loro avo Teofilatto Conte di Tuscolo (presso l'odierna Frascati) vissuto fra IX e X secolo. Schiatta fieramente ghibellina, come mostra la nera aquila imperiale inalberata già dai conti di Tuscolo. Stefano era signore di Gennazzano, nonchè fratello minore di Giacomo Colonna detto "Sciarra", colui che nel 1303 avrebbe schiaffeggiato papa Bonifacio VIII ad Anagni. [caption id="attachment_260146" align="aligncenter" width="962"] Papa Niccolò IV[/caption] Nel 1290 Stefano doveva avere all'incirca 25 anni. Papa Niccolò IV, eletto nel 1288, primo pontefice francescano e tutto dedito a organizzare l'ennesima crociata, al tal fine intendeva comporre le contese che dilaniavano le città italiane e scelse il giovane Colonna per portare la pace nella turbolenta Romagna, fonte perenne di inestricabili grattacapi, nemmeno riducibili alla

Il 25 aprile 1809 sui muri di Rimini appare un proclama del Vicerè d'Italia, Eugenio di Beauharnais. È scritto in italiano e francese; brevemente vi si dichiara "come andasse a combattere i nemici dell’augusto suo padre, i nemici della Francia e dell’Italia: i popoli del regno conservassero nella sua lontananza quello spìrito eccellente, del quale aveaigli date tante prove: in qualunque luogo egli fosse per trovarsi, essi avrebbero occupata sempre la sua memoria ed il suo cuore". [caption id="attachment_464509" align="aligncenter" width="781"] Eugenio di Beauharnais, Vicerè d'Italia[/caption] Insomma, ci siamo daccapo. Napoleone ha iniziato l'ennesima campagna e di nuovo contro l'Austria. Anche se a dir il vero questa volta sono stati gli Asburgo ad attaccare briga, essendo Bonaparte sulla via di impantanarsi in Spagna. Eugenio di lì a poco con le sue truppe in gran parte italiane sconfiggerà gli Austriaci sul Piave (7-8 maggio 1809) e poi a Raab in Ungheria (14 giugno 1809), seppur a caro prezzo. [caption id="attachment_464510" align="aligncenter" width="793"] La battaglia di Raab[/caption] Poi Napoleone, con perdite ancora più gravi e ribaltando una situazione che pareva disperata, avrebbe schiantato l'Arciduca Carlo d'Asburgo nell'immane battaglia di Wagram (5-6 luglio 1809), l'ultima grande vittoria di Bonaparte: 300 mila soldati e mille cannoni ad affrontarsi, 64 mila

/