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Dal Martirologio Romano alla data del 10 febbraio: "A Rimini, beata Chiara, vedova, che espiò con la penitenza, la mortificazione della carne e i digiuni la precedente vita dissoluta e, radunate delle compagne in un monastero, servì il Signore in spirito di umiltà." Chiara apparteneva a una delle famiglia più in vista del riminese, gli Agolanti originari di Firenze. "Le fonti più antiche della sua biografia - annota l'Enciclopedia Italiana Treccani - sono due leggende, che concordano nel dirla di Rimini e nata da Chiarello di Pietro di Zacheo; sono incerti gli anni della nascita e della morte (per alcuni, 1262-1338). Le leggende ci narrano che negli anni giovanili fu donna di rara bellezza, ma di costumi corrotti, ebbe due mariti, entrambi premorti a lei, dovette fuggire dalla patria per le competizioni di parte, e si rifugiò a Urbino, iniziando poco dopo la sua penitenza, a 34 anni". [caption id="attachment_11058" align="aligncenter" width="708"] Arma degli Agolanti[/caption] "Comincia allora una vita tutta di preghiere e umiliazioni: si dedica anche al soccorso dei miseri, e viene eletta badessa delle "Povere Sore" dette da lei di S. Chiara, seguendo, come pare, la regola di S. Benedetto. Pio VI approvò il culto e la festa della beata Chiara, per

  Il 9 febbraio tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi commemorano Santa Apollonia, martire ad Alessandria d'Egitto nel 249 circa. La tradizione vuole che le furono cavati i denti di bocca e per questo viene considerata patrona dei dentisti, igienisti dentali e odontotecnici. La sua morte sarebbe avvenuta poi sul rogo, il tutto durante una sommossa anti-cristiana. Diversamente da molte giovanissime martiri, Apollonia sarebbe stata una donna anziana non sposata, o almeno così tramanda Eusebio di Cesarea. Senta Pulogna ebbe una chiesa a Rimini in quella che si chiamava piazza S. Antonio, o delle Erbe: l'odierna piazza Tre Martiri. O meglio, era detta "di S. Apollonia" - a Rimini è frequente che una chiesa sia chiamata con nomi differenti - la chiesa parrocchiale di San Giorgio in Foro. Insieme a tutto l'isolato della Torre dell'Orologio, fu costruita a metà del '500, relegando così l'antichissima chiesetta San Michelino nel suo vicolo odierno, pur mantenendo  anch'essa l'appellativo "in foro". San Giorgio - S. Apollonia dovette coabitare per almeno un secolo con le "beccherie pubbliche" - il macello comunale con tutti suoi effluvi - finché queste non furono trasferite in un luogo più igienico nel 1642, per essere sostituite da edifici porticati come li

Il 9 febbraio 1983 si apre al teatro Novelli il XIII Congresso della Federazione riminese del Partito Comunista Italiano. Colpo di scena: "Piccari prese subito la parola per annunciare che il Giudice Istruttore Vincenzo Andreucci aveva rinviato a giudizio 29 consiglieri comunali (22 per Pci, 5 del Psi e 2 del Pri) per interesse privato in atti d'ufficio. Secondo il Giudice Istruttore, con l'approvazione di due delibere, questi 29 consiglieri avrebbero cercato di favorire sei famiglie di contadini, concedendo loro di riscattare una parte dei poderi che coltivavano da diverse generazioni". (Paolo Zaghini, fascicolo Valloni in "Questioni locali", Istituto Storico della Resistenza). Va a processo il 60% del consiglio comunale di Rimini, oltre al sindaco Zeno Zaffagnini insieme all'intera Giunta in carica nel 1980. La sentenza di primo grado conferma l'accusa di interesse privato in atti d'ufficio e condanna gli imputati a sei mesi di reclusione e 500 mila lire di multa. Nove funzionari comunali vengono trasferiti o dànno le dimissioni. In quello stesso 1983 Rimini ha il suo primo sindaco socialista eletto nel dopoguerra: Massimo Conti. La sentenza definitiva sul "caso Valloni" arriva dieci anni dopo, nel 1993, in piena Tangentopoli: tutti gli imputati sono assolti "perché il fatto non sussiste".

Ferruccio Farina nel suo "Francesca da Rimini: storia di un mito: letteratura, teatro, arti visive e musica tra XIV e XXI secolo" racconta l'enorme successo riscosso dalla tragedia che Silvio Pellico aveva tratto dalla vicenda narrata per prino da Dante Alighieri nel V canto dell'Inferno: "Opera che lui amava più di ogni altra e che più di ogni altra amava anche il pubblico". Rappresentata la prima volta il 18 agosto 1815, "tre mesi dopo l'abdicazione di Napoleone e la restaurazione imposta dal Congresso di Vienna, e sei mesi dopo il Proclama di Rimini di Murat, primo appello all'indipendenza della storia italiana. E certo, non è un caso", sottolinea Farina. Dal 1818 al 1850 il lavoro di Pellico conobbe più di 60 edizioni a stampa, con traduzioni in francese, tedesco e inglese. Nel 1830 Silvio Pellico era stato graziato dall'imperatore Francesco II dopo aver passato 8 anni nelle durissime carceri dello Spielberg, dovendo scontarne 15 in commutazione alla pena capitale per cospirazione comminata in prima istanza. Spossato nel corpo e nello spirito, avviato al ritorno nella fede cattolica,  si era ritirato a Torino dove stava stendendo le memorie della sua detenzione in quello che diverrà il suo capolavoro, "Le mie prigioni", che

Il popolo scettico, disincantato, il popolo che "j'è tot cumpagn", sono tutti uguali. Il popolo che amaramente osserva: "la giustizia la è fata a calzeta, la va du c'us tira ad piò" la giustizia è come la calza, va dove si tira di più. Certo. Ma il popolo sa, o sapeva, anche appassionarsi: per una fede, un ideale, una bandiera. Al netto di ogni retorica, la bandiera è stata per l'Italia molto più che un simbolo astratto. Il tricolore è nato molto prima dell'Italia unita. E l'Italia si è unita intorno a quella bandiera, per la quale in tantissimi hanno messo in gioco la vita e molti l'hanno perduta. Per la sola bandiera, tanto era importante. [caption id="attachment_452027" align="aligncenter" width="500"] Garibaldi a Marsala (Gerolamo Induno, 1861)[/caption] Non stupisce allora che tanti proverbi romagnoli parlino della bandira, bangiera, bandoira. "Int al bandir l'è scret, che sempr'avlè andè dret, parchè la nistra vì, l'han torna mai indrì", Nelle bandiere è scritto che sempre si vuole andare dritto, perché la nostra via non torna mai indietro. "La bangiera un begna mai vultela, gnanca la faza un begn mei mudela", la bandiera non bisogna mai voltarla, neanche la faccia bisogna mai cambiarla. "Cla bandìra t' adurè, sa qvela t'è da

Il 7 febbraio 1434 Sigismondo Pandolfo Malatesta sposa Ginevra d'Este. Si rafforza così il legame fra Malatesta ed Estensi, già solido in passato e destinato a durare nel futuro, mentre precedenti trattative per un matrimonio con una figlia del Carmagnola non erano andati a buon fine. Lui ha 17 anni, lei 15. I giovanissimi principi si uniscono come in una favola cortese. Ma son tempi in cui si deve crescere in fretta e Sigismondo è già un condottiero fra i più reputati. E Ginevra ha già dovuto sapere fin troppo della vita di corte. Sigismondo si era messo in luce quando aveva 13 anni "salvando la signoria del fratello - scrive Domenico Berardi (Rocche e castelli di Romagna, vol. 3) - quando, mentre quello piangeva e pregava, aveva promosso la sortita risultata decisiva avendo sorpreso e disperso le forze papali e dei cugini pesaresi; e appena un anno prima di succedergli aveva nuovamente liberato il Beato Galeotto dalla minaccia rappresentata questa volta da un altro congiunto, Giovanni di Ramberto, sempre appoggiato e stimolato dai Malatesta di Pesaro, eliminando poi da Fano un focolaio di ribelli istigati da un prete maneggione". Quando Galeotto "il Beato" morì a vent'anni, Sigismondo divenne il quindicenne signore di Rimini; i domini malatestiani

Il 7 febbraio la Chiesa cattolica commemora San Teodoro di Amasea, noto anche come Teodoro Tiro o Tirone (dal greco Tyron, "soldato, recluta") (III secolo – Amasea, 17 febbraio 306). Teodoro era arruolato nell'esercito romano fra le truppe di stanza nel Ponto (oggi Turchia centro-settentrionale) e subì il martirio per la fede in Cristo; fu sepolto in una sua proprietà poco distante da Amasea, a Euchaita. [caption id="attachment_133424" align="aligncenter" width="765"] San Teodoro Tiro[/caption] Sono addirittura una trentina i Santi che portano il nome di Teodoro (in greco, dono di Dio) e i più tardi non risalgono oltre il IX secolo. Ciò ha generato non poca confusione, specie fra i Teodoro più antichi. Essendo un Santo militare (come, fra i tanti, l'arcangelo Michele, Sebastiano, Martino, Giorgio, Maurizio, Demetrio, Sergio e Bacco, Nestore, Eustachio, Artemio) fu uno dei principali patroni dell'esercito romano cristianizzato e poi di quello "bizantino", sua diretta e legittima prosecuzione. Ne scaturì una tale popolarità che a un certo punto Teodoro si "sdoppiò" e fu "promosso": nacque così anche il culto Teodoro di Eraclea o Stratelate (dal greco Stratelátes, "portatore di lancia"), che non sarebbe stato soldato semplice ma strategos, generale. [caption id="attachment_451797" align="aligncenter" width="519"] San Teodoro d'Antiochia (con la lancia) e San Teodoro Tiro (con

Il 6 febbraio 2012 il Resto del Carlino titola: "Schiacciati dalla neve - Inferno bianco". E riferisce: "Il Montefeltro ancora in ginocchio. Famiglie evacuate, tetti crollati, case pericolanti e aziende agricole sull’orlo del disastro". Cosa sta succedendo? A partire dalla fine di gennaio, un flusso di aria artica continentale raggiunge la penisola. In un primo momento sono interessate soltanto le regioni del nord: a Torino la minima crolla a -12 °. Ma vediamo cosa accade dalle nostre parti. Il 31 gennaio 2012 ForlìToday annuncia: "Meteo, ultime previsioni neve: tra Forlì e Cesena attesi anche 30 centimetri. Forlì e Cesena faranno il pieno, con cumuli che potranno raggiungere anche i 30 centimetri. A Rimini inizialmente la precipitazione sarà mista a pioggia. Se la neve non farà subito presa, tra martedì e giovedì sono previsti in città 10 centimetri, 30 qualora la precipitazione fosse fin da subito nevosa. Sull'Appennino romagnolo sono previsti cumuli tra 40 e 60 centimetri. Le ultime residue nevicate si attendono tra mercoledì pomeriggio e giovedì mattina. Si attende poi un miglioramento delle condizioni meteo, con graduale rasserenamento del cielo". Ma invece del rasserenamento arriva l'apocalisse bianca. Eccone il resoconto tracciato a caldo il 29 febbraio 2012 dalla Regione Emilia Romagna: "Tra il 31 gennaio e il 12 febbraio su tutto il

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