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Verso le 18 del 30 gennaio 1988, un'auto portavalori giunge al supermercato Coop nel quartiere Celle di Rimini per prelevare l'incasso. Nel piazzale appaiono due uomini armati di fucile a canna corta e pistola e aprono il fuoco contro le guardie giurate. Muore così Gianpiero Piciello, ravennate di 41 anni, mentre il suo collega resta gravemente ferito. Nel tentativo di rapina resta ferita gravemente anche una bambina di nove anni; poi durante la fuga dei banditi a bordo di una Fiat Argenta vengono ferite altre sei persone. Fuga a mani vuote: tanto sangue versato e nessun bottino. Gianpiero Piciello è la prima vittima della cosiddetta "banda della Uno bianca" (l'auto più usata nei colpi), che dal 19 giugno 1987 al 24 maggio del 1994 si rese colpevole di 24 morti, 102 feriti ed oltre 100 azioni criminali. Ma prima di lui, il 3 ottobre 1987, a Rimini durante una sparatoria seguita ad una tentata estorsione era stato ferito gravemente il sovrintendente di Polizia Antonio Mosca, che morirà dopo lunghe sofferenze il 29 luglio 1989; nello stesso conflitto a fuoco rimase ferita l'agente Ada Addolorata Di Campi.  [caption id="attachment_24770" align="aligncenter" width="922"] Antonio Mosca[/caption] Il 30 gennaio a sparare alle Celle erano stati i fratelli Roberto e Fabio Savi. Il resto della banda risultò composto da

Il 29 gennaio 1330, il corpo di Ramberto Malatesta «fo seppellito in uno suo vergiero», cioè in un suo orto, o frutteto, senza pompa e senza gloria. Non si sa dove si trovasse il "vergiero" (forse a Ciola Araldi, presso Roncofreddo, che era di Ramberto). Si sa benissimo, invece, e si sarebbe tramandato per generazioni, come Ramberto era morto: assassinato a sangue freddo il giorno prima da suo cugino, Malatestino Novello. Quando emergono dalle tenebre della storia, i Malatesta appaiono una famiglia unita. Non si hanno per esempio notizie di dissidi fra Malatesta "della Penna", che darà origine ai signori di Rimini, e il suo congiunto Giovanni, capostipite dei Conti di Sogliano. Malatesta da Verucchio, figlio di quello "della Penna", nella sua vita centenaria andrà sempre d'accordo coi parenti e saprà sempre tenere compatti i suoi figli, salvo la non lieve eccezione di Gianciotto che uccide suo fratello Paolo "il bello" assieme alla moglie Francesca. [caption id="attachment_24705" align="aligncenter" width="666"] Joseph Anton Koch: "Paolo e Francesca sorpresi da Gianciotto" (1805)[/caption] Nessuna fonte contemporanea parla della tragedia, tanto che non se conosce né la data (fra il 1283 e l'85, secondo i più) né il luogo (dieci località a contendersi "l'onore"). Ma le conseguenze si trascineranno sanguinosamente

Il 29 gennaio la Chiesa festeggia fra gli altri San Valerio, vescovo di Ravenna (morto il 15 marzo dell'810). Di lui si sa pochissimo e quel poco si confonde con una altro San Valerio, commemorato sempre il 29 gennaio, ma vescovo di Treviri in Germania e vissuto (forse) fra III e IV secolo. [caption id="attachment_132137" align="aligncenter" width="778"] La cattedra d'avorio di Massimiano, primo Arcivescovo di Ravenna (VI secolo) su cui si sono seduti tutti i suoi successori (Museo Arcivescovile di Ravenna)[/caption] Di qualsiasi Valerio si trattasse, questa data era estremamente importante per il popolo: contrassegnava il primo dei Dé d'la merla, i giorni della merla. Gli ultimi tre giorni di gennaio si chiamano così in mezza Italia, soprattutto quella settentrionale e centrale. Le spiegazioni di questo nome sono diverse. Quella che veniva data in Romagna e in molte altre regioni con mille piccole varianti, era la seguente. La leggenda narra che un tempo i merli erano bianchi. Finché una merla, per ingannare Gennaio che ogni anno la faceva soffrire con il freddo e il cattivo tempo, decise di cercare un rifugio per se e la sua prole. Lo trovò in un camino, dal quale uscì solo l’ultimo giorno del mese, che allora durava 28

Il 28 gennaio 1989 Maurizio Stecca, già oro olimpico a Los Angeles nel 1984, conquista a Milano il titolo mondiale dei pesi piuma, versione Wbo  battendo il dominicano Pedro Nolasco, che abbandona nel corso della sesta ripresa. Qui il video completo dell'incontro: https://youtu.be/uos1muVAI3E Maurizio Stecca è nato a Santarcangelo il 9 marzo 1963: https://www.chiamamicitta.it/9-marzo-1963-nasce-icio-stecca/

Il 28 gennaio la Chiesa cattolica commemora San Tommaso d'Aquino (1226 - 7 marzo 1274). Celebrato anche dalle Chiese riformate (il 7 marzo quella anglicana) il frate domenicano esponente della Scolastica, definito Doctor Angelicus dai suoi contemporanei, proclamato dottore della Chiesa nel 1558, è stato uno dei più grandi teologi e filosofi di tutti i tempi. Secondo Giorgio Vasari, avrebbe tenuto lezione anche a Rimini nel convento domenicano di San Cataldo, dove Giotto avrebbe anche dipinto una sua immagine in un affresco. [caption id="attachment_131999" align="aligncenter" width="844"] San Tommaso d'Aquino nell'affresco staccato già nel convento di San Domenico a Fiesole, oggi nel Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo (1435 ca,)[/caption] "L'è dutòr de studi ad Burdoncia", è dottore dello studio di Bordonchio, dove "dottore" è esattamente il laureato e "studio", direttamente dal latino studium, l'università: si diceva per canzonare l'ignorante che pretendeva di sapere. "Scapè da scola", scappare da scuola, voleva dire aver concluso gli studi. Fino al 1877 ma anche oltre, per la stragrande maggioranza di chi ci andava, e non erano certo tutti, un ciclo assai breve: "Ho fat fin a la zgända", ho terminato i miei studi alla seconda elementare, poichè l'obbligo scolastico si riduceva al primo biennio. Ma anche dopo le riforme che prolungarono

Il 28 gennaio 1923 l'amministrazione comunale di Rimini viene ufficialmente sciolta. Il giornale "La penna fascista" scrive: «Il Fascio e solo il Fascio ha la responsabilità della cosa pubblica».  La città era retta da commissari prefettizi fin dal 6 luglio 1922, quando la giunta socialista guidata dal medico Arturo Clari si era dimessa dopo 20 tormentatissimi mesi di governo. Il sindaco aveva spiegato il gesto con la volontà di evitare nuove violenze. E Benito Mussolini sul Popolo d'Italia aveva commentato: «Rimini nelle nostre mani significa il braccio della tenaglia che ci mancava per serrare l'Emilia e la Romagna e allo stesso tempo Rimini fascista è il ponte di passaggio per la penetrazione nella marca contigua».  [caption id="attachment_24608" align="alignnone" width="1056"] Benito Mussolini attorniato dai "quadrumviri" durante la marcia su Roma del 28 ottobre 1922[/caption] A sua volta, Palmiro Togliatti annota su Ordine Nuovo: «L'attacco a Rimini deve essere spiegato come tentativo di aggiramento delle più forti posizioni romagnole». (per queste citazioni, Donatella Coccoli "Dal 900 al 2000", che a sua volta richiama G. Gattei). [caption id="attachment_24609" align="alignnone" width="1053"] Squadra fascista di Città di Castello; a Rimini giunsero manipoli anche dalla Massa Trabaria[/caption] Rimini era infatti considerata «l'anello debole della catena rossa", come scrissero Silvano Cardellini e Liliano

Il 27 gennaio la Chiesa commemora Sant'Angela Merici (Desenzano del Garda, 21 marzo 1474 - Brescia, 27 gennaio 1540, nell'immagine di apertura) fondatrice della Compagnia delle dimesse di Sant'Orsola, universalmente note come le Orsoline, i cui istituti e asili hanno educato generazioni di bambini. A Rimini le Orsoline hanno tutt'ora un Istituto a Torre Pedrera. Fra i tanti che lo hanno frequentato ci fu anche Carla Ronci (1936-1970), proclamata Venerabile da Giovanni Paolo II nel 1997. Carla a 24 anni aveva varcato le porte del convento delle Orsoline di Gaudino, nei pressi di Bergamo, "ma il 9 marzo 1958 il padre, un sanguigno romagnolo comunista, la riporta a casa con la forza. Prenderà allora i voti come laica consacrata nell’istituto secolare Ancelle Mater Misericordiae di Macerata". (dalla scheda di Santiebeati.it). La Romagna è proverbialmente terra di mangiapreti, bestemmiatori e nemici della religione. Eppure proprio nei proverbi si rintraccia, e in abbondanza, anche una Romagna devota. E non solo superstiziosa, ma animata da una fede sincera e appassionata. A Forlì: "Chi fa la vita da cristiân, u s'artrova cuntent incù e dmân, chi fa la vita da cristiano si trova contento oggi e domani". "Dio de mel u n'in dà a insòn, e' mel  se fasèm da par nò",

Roberto Paci Dalò nasce a Rimini il 27 gennaio 1962. Cresce poi a Tremosine sul Garda, 500 abitanti sulla sponda bresciana del lago. Studia musica e arte visiva tra Ravenna, Faenza e Fiesole. Nel 1980, ancora studente, incontra il teatro collaborando con il Teatro Valdoca (all'epoca ancora Collettivo Valdoca) a Cesena, fondato da Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri. Qui, come racconta in un'intervista rilasciata a Tiziano Bonini ("Roberto Paci Dalò, il drammaturgo dei media", Doppiozero, 1 febbraio 2016), è affascinato da Steve Reich, Laurie Anderson, Bread & Puppet, Bob Wilson, Richard Foreman e soprattutto John Cage, di cui diviene amico personale. Continua la sua formazione negli USA e in giro per l'Europa. Lui si qualifica innanzi tutto «un clarinettista» e attraverso questo strumento esplora le musiche tradizionali «di un'area che va dai Balcani, a Armenia e Georgia e all'universo ebraico». Nel 1987 crea a Gerusalemme la RPD Klezmer Orchestra, il primo ensemble italiano dedito all'esecuzione di musica strumentale ebraica. Nel 1985 fonda con altri la compagnia Giardini Pensili e da allora presenta tutti si suoi progetti sotto questo marchio. «The radio is my life. Sono cresciuto con la radio - racconta ancora Paci Dalò nella stessa intervista - Ho prodotto il mio primo lavoro a Vienna con

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