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Insieme a due che già si strizzano l’occhio e alla prima occasione le sgonfieranno le gomme e le manometteranno la catena, tanti auguri

Insieme a due che già si strizzano l’occhio e alla prima occasione le sgonfieranno le gomme e le manometteranno la catena, tanti auguri

Dicono i meteorologi che da domani inizierà una nuova ottobrata, che prolungherà il posticipo d’estate in corso da qualche settimana e probabilmente si salderà con l’estate di san Martino. Tanto di guadagnato, o meglio di risparmiato, per l’economia familiare, che con il caro-energia di tutto ha bisogno tranne che di una botta di freddo. Tutti noi speriamo che il deprecato global warming ci risarcisca della terrificante altalena siccità-bombe d’acqua consentendoci almeno di sopravvivere con i termosifoni freddi ben oltre il 22 ottobre, quando nei territori compresi nella fascia E, in cui rientra quasi tutta la nostra regione, si potrà accendere per qualche ora al giorno il riscaldamento. E mentre c’è chi si gode gli ultimi o penultimi tepori assicurandosi un supplemento autunnale di tintarella o cenando all’aperto, qualcuno si allena a rigori e a rinunce inevitabili. Parlo dell’ignoto signore di Misano che giovedì scorso è stato immortalato mentre se ne andava a passeggio, anzi, a passo di corsa, completamente nudo, a parte calze e scarpe. La camminata adamitica, immortalata da parecchi telefonini e diffusa prontamente sul web, a tutto faceva pensare tranne che a un atto di esibizionismo, visto che le riprese mostrano il nudista muoversi lungo strade pressoché deserte. Di solito

Voglio condividere con voi impressioni e sensazioni di una tipica disavventura del nostro tempo: il furto/smarrimento del cellulare. Non che le mie impressioni e sensazioni valgano più di quelle di chiunque altro; oltretutto, più che tipica del nostro tempo, smarrire il cellulare è una disavventura tipica della sottoscritta, come ben sanno i suoi familiari e amici, che da molto prima che l’età le ottundesse le facoltà mentali devono inseguirla col dispositivo in mano o telefonare al suo numero per aiutarla a rintracciarlo. Stavolta il soccorso dei congiunti sarebbe inutile o impossibile, visto che ho dimenticato il cellulare nel taxi che mi ha portato in aeroporto – a Dublino, e per quanto il tassista sembrasse un gentile e integerrimo vecchietto, dubito che mi insegua in Italia col prossimo volo per consegnarmi il telefonino con una di quelle battute estemporanee spiritose e non volgari per cui gli irlandesi sono famosi (non scherzo, sono davvero così, anche da sobri). E siccome è il giorno della mia rubrica e non riesco a pensare ad altro che alle prossime mosse per ritornare in possesso di un telefonino funzionante (denuncia, ricerca di apparecchio a prezzi ragionevoli, reperimento di Sim-card appropriata, trasferimento dei dati ecc.), ho deciso di

«No uterus, no opinion»: non serve la traduzione, anche se lo slogan viene dalla celeberrima serie americana Friends, ed è la risposta tranchant con cui Rachel, una delle protagoniste, zittisce un partner che minimizza le sue contrazioni in gravidanza. Alle nostre pie orecchie italiane può sembrare un po’ tranchant, «niente utero, niente opinioni». Non è che avere organi genitali femminili automaticamente significhi avere sempre opinioni corrette e condivisibili in fatto di riproduzione. Diciamo che se l’opinione viene da una donna, si presuppone venga espressa da punto di vista un po’ più competente sulla fisiologia e sulla psicologia femminile rispetto a quella di un uomo, se non altro dal punto di vista empirico. In soldoni: se una donna mi dice «l’aborto è un dramma», posso non essere d’accordo, ma so che è in grado di immaginare cosa sarebbe per lei ritrovarsi con una gravidanza non prevista e non voluta, oppure le è successo davvero e ha dovuto prendere una decisione in un senso o nell’altro, oppure è ricorsa a precauzioni per evitare di dover affrontare un dramma che avrebbe vissuto col suo corpo e con la sua mente. E comunque non permetterei nemmeno a lei di applicare a me o a qualunque

Voglio la stessa cosa che prende Enrico Mentana prima delle sue maratone televisive. Alzi la mano chi non l’ha pensato almeno una volta, quando deve affrontare una giornata campale non catodica, soprattutto se si ha una una certa età, la resistenza fisica è quello che è, e dopo una giornata di lavoro anche una pizza fuori casa sembra la tredicesima fatica di Ercole. Mentana è più vicino ai settanta che ai sessanta, conduce un tiggì tutte le sere e dirige pure un giornale, ma non sembra mai così energetico ed euforico come quando può aggiungere ai suoi normali impegni qualche ora di diretta no-stop nello studio de La7. La maratona elettorale di stasera, dalle 23 alle 20 di domani, è una corsetta di riscaldamento rispetto alle distanze che Chicco Duracell ha coperto dal 2011 in poi, quando inaugurò il format in occasione delle elezioni amministrative: un ballon d’essai di sole cinque ore, un lampo, ma molto apprezzato dall’audience, che mostrò di preferire l’adrenalinica (ma mai vacua) logorrea mentaniana al soporifero bla bla dei conduttori dell’emittente pubblica. Al pragmatico boss de LA7, Urbano Cairo, non dev’essere sfuggito il vantaggioso rapporto costi-benefici in termini di share delle performance del suo direttore. Da allora non c’è

Slogan improvvisati, tour alla carlona, promesse elettorali che prendono a schiaffi la logica e il buon senso, per non parlare del buon gusto

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Si dice da sempre che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, nel senso che combina il danno ma non riesce a tenerlo nascosto a lungo. Ci voleva il caro-gas e la prospettiva di un’economia domestica all’insegna di restrizioni mai viste per scoprire che il vecchio adagio ha un significato molto più calzante : il diavolo è uno sprecone energivoro e perfido che vuole far schizzare le nostre già astronomiche bollette verso lo spazio profondo dove, com’è noto, nessuno può sentirci urlare. Perché proprio il coperchio, l’umile e trascurato accessorio di pentole e padelle, potrebbe essere una delle armi segrete che prossimamente ci aiuteranno a contenere i consumi di gas. A dirlo è il divulgatore scientifico Dario Bressanini, con la benedizione di Giorgio Parisi, il premio Nobel per la Fisica. Stiamo parlando, ovviamente, della ricetta della «pasta senza gas», o «cottura passiva». L’avrete già incontrata sui social o sui quotidiani, visto che in questi giorni ne parlano tutti, ma la riassumiamo in breve: si tratta di buttare la pasta nell’acqua bollente salata (e fin qui tutto regolare), e poi di spegnere il fornello dopo aver incoperchiato la pentola. Basterà calcolare un minuto in più rispetto a quello indicato sulla confezione

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