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Fratelli d'Italia mette a bando le spiagge di Jesolo. L'ordinanza balneare della Regione va cambiata. Polemica provinciale per economia del turismo

Il Festival di Sanremo si trasferisce a Rimini? Succede ciclicamente che parta l’idea che il festival di Sanremo si possa trasferire a Rimini o comunque sulla nostra costa. E’ successo già nel 2009 dopo una dichiarazione di Bruno Vespa: “Ci sono città, come Rimini, che pagherebbero per avere il festival di Sanremo, viceversa il comune di Sanremo si fa pagare dalla Rai e non è contento”. Allora, come assessore al turismo risposi che il Festival di Sanremo é di Sanremo. Tutto il resto sono chiacchiere. Ora a distanza di anni ci risiamo. Le critiche per i pochi alberghi e la logistica inadeguata a Sanremo ha riacceso il dibattito sullo spostamento del festival dalle nostre parti Tutto nasce dal fatto che Rimini ha ospitato tantissimi anni fa un paio di edizioni del Festival della Canzone Italiana. Ora, pensare che il Festival di Sanremo possa migrare in altra Regione, in altra costa, è semplicemente fantascienza. Non è sufficiente rilevare che il teatro Ariston è diventato troppo piccolo, che mancano gli hotel e molti servizi. Ci vuol ben altro per iniziare da capo rispetto ad una manifestazione tra le più apprezzate in Italia e all’estero. Direi che questa discussione vale da ultimo giorno di carnevale. Fratelli d’Italia

Balla il numero degli hotel, conflitto d'interessi uno scandalo solo italiano

Turismo in Regione, ballano 20 milioni di presenze e crolla il prezzo di una camera “Sul turismo c’è un balletto di dati difficilmente comprensibile: secondo quelli dell’Istat le presenze in Emilia-Romagna nel 2023 sono intorno a 40 milioni, secondo l’Osservatorio regionale oltre 60milioni. Una differenza del 50 per cento che sembra poco spiegabile. Vorremmo capire quali sono le modalità di calcolo utilizzate".  Non è mia questa affermazione ma della presidente dell’Associazione albergatori Federalberghi Rimini Patrizia Rinaldis dopo la diffusione del report gennaio - dicembre 2023 da parte dell’Osservatorio Turistico Regionale, realizzato da Regione e Unioncamere con Trademark Italia. Mi fa piacere. Ricordo solo che sono anni che vi sono due dati sulle presenze turistiche in regione. Quelli ufficiali dell’Istat (gli unici riconosciuti in Italia e in Europa) e i dati dell’Osservatorio regionale. 20 milioni di presenze turistiche sono i numeri che fa la Regione Campania (in realtà poco più di 17 milioni). 60 milioni di presenze mettono la nostra regione dopo il Veneto (prima regione con 65 milioni di presenze) e tra il Trentino Alto Adige e la Toscana (oltre 42 milioni di presenze). Una cifra troppo lontana dai dati Istat, per altro utilizzati da tutte le regioni italiane Questi sono i

Inquinamento doppio del consentito ma niente multe. Repubblica cita Andrea Gnassi. Renata Tosi può decadere dal consiglio comunale?

Quale conflitto d’interesse di Andrea Gnassi “Quote di aziende e ruoli in Consigli di amministrazione. E al tempo stesso posizioni in Parlamento. Lobbisti di se stessi. Sono tantissimi i conflitti di interesse che riguardano ben cento deputati e senatori, alcuni anche ministri e sottosegretari. In alcuni casi siedono contemporaneamente in Parlamento e in due o tre cda di aziende che con lo Stato hanno a che fare per appalti milionari. Tanto in Italia non esiste una sola legge sul conflitto di interessi”. Inizia così una inchiesta pubblicata lunedì 29 gennaio sul quotidiano La Repubblica. Su alcuni dei cento parlamentari citati Repubblica fornisce i dettagli del conflitto di interessi. Su altri, la stragrande maggioranza, vi è solo il nome e cognome dell’onorevole in conflitto di interessi. In questo elenco si legge anche il nome di Andrea Gnassi. Deputato eletto il 25 settembre 2022 nel collegio plurinominale della Romagna di cui era il capolista del Pd. Era stato battuto nel collegio uninominale da Jacopo Morrone della Lega. Per quale ragione il deputato riminese del Pd sarebbe secondo Repubblica in conflitto di interessi? L’ipotesi più accreditata riguarda la sua partecipazione con il 16% alla “La Cremma Srl”. Si tratta di una società che gestisce il bar

La sindrome dei sindaci. L'eredità di Lorenzo Cagnoni per la fiera di Rimini

Il coraggio delle scelte C’è chi l’ha definito un “limite vessatorio”, chi ha parlato di una “proposta demagogica”, chi invece l’ha presentata come “una nuova idea di civiltà”. Negli ultimi giorni si è infiammato il dibattito partito da Bologna, sulla città30 oltre ogni immaginazione ed è diventato un dibattito nazionale. Bologna è il primo capoluogo di Regione che sta applicando la Città30 ma in Europa sono tanti gli esempi. Il limite dei 30 chilometri orari è ormai prassi a Londra, Bruxelles Parigi, Bilbao.  Al momento sono una trentina le città in Europa e nel mondo che adottano questo limite tanto discusso in Italia. Poi ci sono città italiane di centrodestra e centrosinistra che hanno la città30. Normalmente dopo i primi mesi di acceso dibattito i cittadini approvano positivamente. Meno morti sulle strade, incidenti stradali, meno inquinamento, più efficienza del traffico e riduzione dell'inquinamento acustico. Sono i numeri che parlano a difesa della mobilità lenta e non lasciano dubbi. Al di là di come la si pensi, rimane comunque un fatto. La definizione dei limiti di velocità nelle città è di competenza del sindaco e del consiglio comunale e non certo del Governo. Il ministro Salvini per qualche voto in più sta strumentalizzando il

I tedeschi non aumentano. Sacchetti ambiguo sulla segreteria PD. Niente rimborsi per gli alluvionati della Romagna

Onorevoli e affari Qualche giorno fa sui quotidiani è rimbalzata questa notizia a dir poco incredibile: "Forza Italia contro Renzo Piano. Indaghiamo, è senatore a vita non può avere incarichi esteri”. A chiedere alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari accertamenti sull’archistar e senatore a vita è stato l’onorevole Adriano Paroli, parlamentare azzurro di lungo corso ed ex sindaco di Brescia. Peccato, però, che Renzo Piano, uno dei più grandi architetti del mondo, sia stato nominato senatore a vita dall’ex presidente Giorgio Napolitano nell’agosto 2013 proprio in virtù dei suoi meriti professionali riconosciuti in tutto il globo. E Renzo Piano da sempre lavora più all’estero che in Italia. Un governo che vara un nuovo liceo made in Italy, che ogni giorno difende la produzione italiana nel mondo vuole mettere sotto accusa l’architetto italiano più famoso nel mondo che esporta architettura e bellezza italiana. Polemica assurda. Ma la notizia mi ha portato ad un’altra riflessione. Renzo Piano essendo senatore a vita non ha un collegio elettorale e non partecipa a campagne elettorali. Invece quanti sono i parlamentari in carica che hanno consulenze con importanti aziende? Queste consulenze possono avvantaggiare alcuni imprenditori a danno di altri. Possono fare trovare percorsi facilitati nella pubblica amministrazione

Le bugie di Fratelli d'Italia sulle spiagge. Il governo si occupa di influencer e ignora l'influenza

Il Pd contro il terzo mandato dei sindaci, anzi no Il Pd di Rimini con il segretario Filippo Sacchetti contro il terzo mandato di sindaci e presidenti di Regione. L’onorevole Andrea Gnassi d’accordo per il terzo mandato di sindaci, compresi quelli superiori ai 15mila abitanti e presidenti di Regione. Dico subito che sto con Sacchetti. Ne avevo scritto il 10 dicembre scorso. Bastava l’attuale norma che permette il terzo mandato per i comuni con popolazione fino a 5mila abitanti. Sto con Sacchetti anche se nei corridoi della politica si sussurra che la sua uscita è indirizzata solo nei confronti di un comune della provincia di Rimini che potrebbe avere la possibilità del terzo mandato. Ricordo che vi sono tre comuni, superiori a 5 mila abitanti che hanno un sindaco a fine del secondo mandato: S. Clemente, San Giovanni in Marignano e Verucchio. Questo spiegherebbe l’esternazione del segretario che normalmente è parco di uscite pubbliche e di prese di posizione così nette. In ogni caso la posizione di Sacchetti ha creato scompiglio in casa Dem. Vi sono sindaci in comuni sotto i 5mila abitanti che potrebbero fare il quarto mandato, sindaci fino a 15mila abitanti che potrebbero ricandidarsi per la terza volta. L’intervista

Il capodanno da record in riviera spegne le polemiche sugli eventi, Bellaria rinuncia a 2 milioni all'anno, il Governo rinuncia a un'altra fetta di canoni dei bagnini

Spiagge, quelli che dicono sempre NO Anno nuovo vecchi problemi. Non vi è alcun dubbio che il 2024 sarà ricordato a lungo dagli attuali concessionari di spiaggia. Per le sentenze del Consiglio di Stato, le concessioni sono tutte scadute il 31 dicembre 2023. Molti Comuni hanno prorogato per tutto il 2024 usando la legge Draghi (dava la possibilità di usare anche il 2024 per fare i bandi se vi era l’impossibilità di concludere la procedura nel 2023). Questa “opportunità” l’ha usata anche il Comune di Rimini. Sta di fatto che Lega Ambiente e soprattutto il “Comitato Mare Libero” presieduta dall’avvocato Roberto Biagini ex assessore al demanio del Comune di Rimini stanno producendo una valanga di ricorsi contro Comuni e Regioni che stanno prorogando le concessioni al 2024. E nel mirino finiscono adesso amministratori e funzionari che queste proroghe le stanno firmando, rischiando ora contestazioni per danno erariale e per abuso d’ufficio. Nonostante questa situazione di estrema precarietà, le categorie dei bagnini non demordono e continuano con dichiarazioni che lasciano intendere che la spiaggia è “cosa loro”. E’ il caso del Comune di Rimini. La giunta ha approvato un nuovo piano dell’arenile dopo che era scaduto quello precedente in vigore dal marzo 2006. Quel

Il presidente Mattarella richiama il governo al rispetto delle norme Europee

Il 2024, nel bene (speriamo) o nel male (caos, ricorsi, sentenze) sarà un anno decisivo per la gestione degli arenili in Italia. Le concessioni sono scadute il 31 dicembre 2023, per sentenze ripetute del Consiglio di Stato. Il Governo non ha fatto nessun provvedimento conseguente. Nell’ultima riunione del Governo del 2023 è stata ascoltata una informativa del ministro Matteo Salvini che spiegava le ragioni della necessità di una ulteriore proroga. Ovviamente trattandosi di una semplice informativa non ha nessun valore di legge. L’opinione pubblica è sempre più consapevole che i bandi per le spiagge non sono una penalizzazione per gli attuali concessionari ma un atto di libera concorrenza, di nuovi investimenti e di spiagge sempre più coerenti con le esigenze del turismo balneare, compreso l’aumento delle spiagge libere. L’Italia rischia inoltre, una infrazione Europea. Entro febbraio deve dare una risposta alle richieste di chiarimento della Commissione Europea. Le promesse fatte negli anni agli attuali concessionari, da numerose forze politiche si sono rilevate fuori luogo, impraticabili, contro il diritto italiano ed europeo. Vi sono movimenti come il coordinamento nazionale Mare Libero che negli anni è cresciuto d’importanza in Italia ed anche ascoltato in Europa. Purtroppo è mancato in Italia un movimento ampio

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