“Eh, la Peppa!”. Anche se caduta un po' in disuso, era questa fino a ieri soltanto un'esclamazione spontanea per esprimere sorpresa, fastidio o disappunto di fronte a palesi esagerazioni, viste o ascoltate. Ma da qualche giorno è qualcosa di più, poiché “Eh, la Peppa!” è diventato anche un punto qualificante del programma elettorale di Fratelli d'Italia. Tutta colpa di Peppa Pig, il divertente cartone animato che i più piccoli adorano e che noi nonni ci divertiamo a guardare insieme a loro. I cui autori l'hanno davvero fatta grossa, lasciandosi andare alla sfrontatezza di portare in scena Penny Polar Bear, un nuovo amico della simpatica maialina, il quale anziché vergognarsene, ha l'ardire di presentare il suo status anagrafico come se fosse “normale”: «Io vivo con la mia mamma e l'altra mia mamma. Una mamma fa il dottore, l'altra cucina spaghetti. E io adoro gli spaghetti». La Rai, che ha mandato in onda le serie precedenti di Peppa Pig, potrebbe trasmettere questa nuova solo a ottobre, per questioni legate alla tempistica dell'acquisto dei diritti. Ma la fiamma tricolore sta già facendo fuoco con il suo responsabile cultura (non ridete) che si chiama Federico Mollicone (evitare le rime), il quale s'è adontato per la «inaccettabile scelta di
Indovino indovinello: in quale programma elettorale si trovano le testuali chicche sull'immigrazione qui sotto riportate? «L’assenza di controllo dei flussi migratori degli ultimi anni è stata una precisa volontà politica per esercitare pressioni al ribasso sui diritti sociali dei cittadini italiani». «Nel principio di sovranità è implicita la piena libertà dello Stato di stabilire la propria politica nel campo dell’immigrazione. L’Italia può e deve riacquistare il controllo sui flussi migratori, anche attraverso il pattugliamento delle proprie frontiere terrestri e marittime». È comprensibile che la stragrande maggioranza di voi si sia data la risposta ritenuta più ovvia: “Nel programma di Lega o di Fratelli d'Italia”. Si tratta invece di alcuni stralci del documento-base di Riconquistare l’Italia, una setta non priva di presenze neofasciste che ha trovato gentilmente posto fra i fautori di Italia Sovrana e Popolare, il cui demenziale “programma comunista” prevede, fra tante altre corbellerie, anche l'uscita dell'Italia da Unione Europea, Euro e Organizzazione Mondiale della Sanità; la fine delle sanzioni alla Russia, con tanto di scuse a Putin, che va aiutato a distruggere l'Ucraina; nessun obbligo vaccinale e no al green pass. Insieme a Riconquistare l’Italia, convivono nella mini-discarica elettorale di Italia Sovrana e Popolare altre mondezze: Azione Civile del portatore di sfiga Ingroia;
Se un imprevisto non mi avesse impedito di completare l'articolo nei tempi che mi ero inizialmente dato, avrei preso un grosso granchio. Sulla base di quanto letto e sentito, ero infatti già partito con questo ironico commento riferito alla presunta schizofrenia del Meeting appena concluso: «Ma come? Il martedì portate in trionfo la Sora Meloni, nemica giurata di Draghi; osannate Salvini e tramite Tajani date pure una spruzzatina di applausi a Berlusconi, i due che insieme all'imbranato Conte l'hanno mandato a casa; fischiate e rumoreggiate contro Letta, che di Draghi è stato l'alleato più fedele. Poi all'indomani, anziché con un timido applauso di pura cortesia, prima accogliete Draghi facendo la ola, quindi interrompete il suo ispirato intervento con decine di calorosi applausi e alla fine vi stringete a lui in una bella foto di gruppo. Ma ci siete o ci fate?». Nel frattempo un caro amico, molto addentro alle cose di Comunione e Liberazione, mi ha spiegato che invece non era andata come banalizzato da certe cronache superficiali di giornali e TV. Vale a dire che il Meeting aveva manifestato il suo vero “sentire” mercoledì, quando una platea pressoché composta di soli “Ciellini prenotanti” ha accolto trionfalmente Draghi. Mentre invece una larga parte dei
Effettivamente Letta ha sbagliato ad affermare che Giorgia Meloni, con quella finta presa di distanza da una delle fondamenta del suo partito, avesse solo “tentato di incipriarsi”. Certamente Fratelli d'Italia è oggi un assemblaggio di iscritti, militanti ed elettori non tutti di cultura fascista e di provenienza “missina”. Come invece è la sua capa, che aspirando ad andarsi a sedere a Palazzo Chigi ha urgente bisogno di rifarsi una “verginità democratica” (alè, non è che sto diventando misogino pure io?). Lei però la fa troppo facile, poiché se la cava raccontando che «la Destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia»: una frasettina di circostanza che certo non scontenta i “fratelli nostalgici”, visto che di per sé non significa ripudiare l'oggetto consegnato alla storia, né prendervi le distanze. Del resto ci pensa la lingua italiana a sancire come “consegnare alla storia” sia sinonimo di “eternare, eternizzare, glorificare, immortalare" e che “dicesi di evento o persona la cui fama durerà a lungo”. Per essere seria e credibile, la Meloni disponeva di tre “opzioni narrative”. La prima: “Sì, sono partita da neofascista, ma strada facendo ho capito che sbagliavo e così oggi sono antifascista”. La seconda: “Non sono mai stata neofascista, ma se ai miei esordi nel Movimento
Certo che questo nostro Adriatico è stato un bel fetentone a fare martedì quello scherzo, quando ha preso per i fondelli gli “arpisti” che periodicamente vanno a verificare come stia. “Bene, grazie” era stata finora la sua risposta, al punto che non mancava fra di loro chi, andandosene, commentasse scherzoso: “Stessi io come sta lui!” Martedì 26 s'è però divertito a lasciar credere che fosse oramai “più di là che di qua”, ma solo nel tratto di costa compreso fra Bellaria e Cattolica, poiché da Cesenatico verso nord e da Gabicce andando a Sud s'è fatto invece trovare in forma perfetta. A quel punto, più veloce della luce, l'Arpa ha costretto i Sindaci ad affiggere i famigerati cartelli col divieto a fare il bagno. É scontata la domanda che in tanti si pongono: perché mai quella “birichinata marinaresca”? Io non ho una risposta, ma solo un paio di sospetti. Il primo dei quali, come si dice, “vola alto”: vuoi vedere che noi rivieraschi, abituati come siamo a considerarlo soltanto un nostro “garzone turistico-alberghiero”, non ci siamo mai accorti che invece anche il mare ha un'anima? Come avevano ben capito e raccontato due grandi poetesse: Alda Merini in “Mare e Terra” («Mare, che io domino
Quando la politica da spiaggia almeno era divertente
I giornali ed i social riportavano l'altro giorno gli sproloqui con i quali il Consigliere no-vax, no-masc, no-green (e ora anche no-sic) infamava l'ordinanza del Sindaco di Rimini relativa alla siccità. Confesso che dopo aver letto quel mezzo chilo di sgrammaticate farneticazioni, sono stato colto sul momento dalla tentazione di segnalare la cosa al 118, poiché uno che riesca a produrre tanta corbelleria in una volta sola credo dovrebbe, come si dice, “farsi vedere”. Poi ho però desistito, nel timore che costui, per non farsi mancare niente, risulti anche un no-ambul, convinto cioè che sia contrario alla Costituzione pure salire su di un'ambulanza, il cui viaggio a vuoto avrebbe così costituito, pur nel suo piccolo, uno dei tanti sprechi di spesa sanitaria generati dall'idiozia no-vax a danno degli “Italiani perbene”. Di seguito alcune delle sue più eclatanti farneticazioni, di cui la punteggiatura e la sintassi sono quelle originali. «L’ordinanza si apre con la durata della stessa ovvero dal’ 8 Luglio fino al 21 settembre, deduciamo quindi che dovrebbero aver analizzato anche il meteo così a lungo da sapere che il 22 settembre finalmente arriverà la pioggia, no in teoria non lo sanno, infatti è salvo proroghe!!!». (Solo uno che non sappia distinguere un'ordinanza dal
Certo che vedersi piombare addosso la presa di posizione della Conferenza Episcopale a favore dello Ius Scholae dev'essere stata una bella botta per lo sbaciucchiatore seriale di corone e crocefissi Matteo Salvini. Ora sarà un bel problema continuare a fingersi il belante seguace del Santo Padre, che negli ultimi tempi ha osannato almeno sei volte al giorno. È facile immaginare che si vedrà pertanto costretto a retrocedere Bergoglio al suo precedente status di “Papa comunista”, per di più reo di avere oggi messo un altro comunista, il neo-Cardinale Zuppi, a comandare sui Vescovi italiani. Nel suo articolo Lia Celi ha già brillantemente irriso la furiosa goffaggine dei “sovranisti” che in Parlamento stanno cercando di affossate lo Ius Scholae. Per costoro non significa niente che un ragazzo di origine straniera abbia compiuto un ciclo scolastico in Italia, abbia amici italiani dalla nascita con i quali gioca e si confronta, parli con l'accento del luogo in cui vive e che ama perché è “casa sua”. Per la delirante masnada melon-salviniana che in queste ore sta ragliando improperi razzisti, se quel giovane vorrà tentare di ottenere la cittadinanza italiana dovrà sottoporsi non già ad un esame improntato a “civile serietà”, ma sottostare alla stronzaggine di