Oriana Maroni: "Amelia e le altre" Bookstones. Chi era Amelia Carosi (1897-1945), a cui il racconto di Oriana Maroni si rifà? Era una maestra dell’Asilo Baldini, dove lavorò per oltre trent’anni. Viene ricordata come instancabile animatrice del ‘Circolo filodrammatico’ e brillante attrice. La donna rifiutò di abbandonare la città devastata dalle incursioni aeree e divenne responsabile dei locali, delle attrezzature e dell’archivio dell’asilo. Ogni giorno annotava scrupolosamente su carta usata per avvolgere la carne, in tutto 12 fogli, gli eventi tragici di cui fu testimone. Conservato da una sorella di Amelia dopo la sua tragica morte per tifo nel gennaio 1945, questo manoscritto venne consegnato al funzionario Giulio Cesare Mengozzi perché fosse conservato nella Biblioteca Gambalunga. Qui lo trovò l’avvocato Oreste Cavallari (1916-1980), consigliere comunale per il PRI dal 1951 al 1956 e poi nuovamente dal 1957 al 1965, storico e lui stesso grande invalido, e pubblicato nel 1968 dalla tipografia Garattoni per iniziativa della sezione riminese dell’Associazione nazionale Mutilati e invalidi di guerra e curato dallo stesso Cavallari. Piero Meldini invece inserì Amelia Carosi nel suo volume “La Riminese. Venti ritratti di donne da Francesca alla Saraghina”, un'antologia storico-letteraria pubblicata nel 1986 presso l'editore Maggioli e ripubblicata nel 2019, in edizione riveduta
La “scoperta” di questo articolo storico di Francesco Alici (1929-1997), l’unico che ha mai scritto, sul numero 1 del periodico “Rimini Oggi”, quindicinale di vita cittadina, del 15 novembre 1959, ci rivela un aspetto del giovane politico riminese che non conoscevamo. Alici ha trent’anni. E’ uno dei giovani dirigenti comunisti in ascesa. Dopo il drammatico 4° Congresso della Federazione Comunista Riminese del dicembre 1956 che vide il durissimo confronto fra i riformatori e coloro che difendevano rigidamente il passato, il Segretario della Federazione Augusto Randi lo chiamò a ricoprire ruoli di primo piano. In quegli anni Alici si occupò della Commissione Stampa e Propaganda (gestì lo scontro propagandistico delle due elezioni amministrative del 1956 e del 1957), dal 15 novembre 1959 divenne il Direttore del nuovo periodico della Federazione “Rimini Oggi” (che uscì sino al 1963), scrisse per “L’Unità” e prese la tessera da giornalista pubblicista (la n. 310 il 28 ottobre 1960). Vien da pensare che ci potesse essere un poco di spirito concorrenziale con l’altro astro nascente riminese a Bologna, Renato Zangheri (1925-2015). Cresciuto nel clima sociale e politico della Rimini del dopoguerra, eletto nel Consiglio Comunale di Rimini nel 1951, nei primi anni ’50 si trasferì a Bologna per esercitare
Valerio Lessi con la collaborazione di Emanuele Polverelli: "Una storia di popolo. I primi 50 anni di CL a Rimini" Nel 15° anniversario della morte di don Giancarlo Ugolini - Pazzini Secondo Mirco della Libreria Riminese questo nuovo libro di Lessi è stato il più venduto nelle recenti feste fra quelli dello scaffale locale. Sintomo anche questo di quanto Comunione e Liberazione sia stata, ed è, importante nella vita ecclesiale, culturale e politica della nostra Città. Ma per coloro che di CL non sono, questo libro non è facile: i messaggi lanciati con il linguaggio “criptato” e “iniziatico” contenuti nei testi riportati di don Luigi Giussani (1922-2005) e di don Giancarlo Ugolini (1929-2009) a supporto della storia raccontata da Lessi difficilmente possono essere colti appieno da un laico. Valerio Lessi (classe 1957), originario di Bellaria, giornalista e scrittore, incontra CL sin dal primo anno del Liceo Scientifico Serpieri nel 1971. Da allora lui è un ciellino, partecipe delle tante avventure culturali e giornalistiche del movimento. Grande attenzione ha dedicato anche a don Oreste Benzi, sul quale ha scritto il celebre volume “Con questa tonaca lisa” (San Paolo, 1997) e il recente “Alle fonti di un carisma” (Sempre, 2024). Il volume di Lessi racconta le
Trentacinque anni fa si consumava a Rimini uno dei più clamorosi episodi della storia giornalistica italiana del dopoguerra: Raul Gardini, proprietario de “Il Messaggero” di Roma, “comperò” quasi tutta la redazione de “Il Resto del Carlino” di Rimini. Chiuse le pagine della giornata, nella serata di lunedì 19 febbraio 1990, dopo che il capopagina Andrea Basagni aveva inviato al Direttore de “Il Resto del Carlino” Marco Leonelli le sue dimissioni, la redazione quasi per intero prende armi e bagagli e trasloca nella nuova sede riminese de “Il Messaggero” in Via Cairoli 11. [caption id="attachment_505573" align="alignleft" width="2091"] 1990, 3 mar. Il Messaggero. 1. pagina del nuovo inserto riminese[/caption] Con Basagni ci sono Silvano Cardellini, che si dimette dall’Associazione Industriali per fare il giornalista a tempo pieno, Maria Patrizia Lanzetti passata al “Carlino” dopo aver diretto “Radio San Marino”, Paolo Ricci Bitti, Valerio Lessi, Stefano Muccioli, Paolo Menghetti, Stefano Passini, Mauro Cavalli e il fotografo Paolo Miccoli. Al “Carlino” Rimini rimangono Pier Luigi Martelli e Luigi Biliotti. “Scippo di Gardini ai danni di Monti” titola mercoledì 21 febbraio la “Gazzetta di Rimini”. “L’Unità” in prima pagina nazionale titola “Gardini acquista la redazione intera. Annientato il Carlino a Rimini” (ma giovedì 22 febbraio Mauro Tedeschini, capo delle
Gruppo alpini Rimini "Cap. Aldo Iorio": "Il monumento degli alpini per i 150 anni del corpo" - Panozzo. Sergio Giordano, Luigi Prioli: "Dedicato a Rodolfo … e ai nostri Alpini “andati avanti” nel ricordo di una splendida adunata" - Panozzo. Con la pubblicazione di questi due volumetti il Gruppo Alpini di Rimini festeggia una pluralità di anniversari: il decimo anno della sua ricostituzione avvenuta nell’assemblea del 4 marzo 2014; i 150 anni della fondazione del Corpo degli Alpini avvenuta nel 1872; ricorrono i primi 100 anni della Sezione Bolognese-Romagnola a cui Rimini aderisce; il ricordo della 93.a adunata dell’8-11 maggio 2022 a Rimini; la scomparsa tragica del capogruppo riminese cap. Rodolfo Graziani avvenuta il 23 novembre 2018; l’inaugurazione del monumento degli alpini il 4 dicembre 2022 nelle vicinanze dell’Arco d’Augusto. Gli alpini e Rimini. Una lunga storia fatta da tanti giovani “marini” nel Corpo degli Alpini lunga oltre un secolo: sono ben 21 gli alpini decorati della nostra Provincia, fra cui Renato Parisano, Aldo Iorio, Italo Gori, Giuliano Gozi, Nelson Cenci. I due alpini in congedo stilizzati nel monumento rappresentano i 345.000 associati all’A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) e i 13.000 volontari della sua Protezione Civile. Il Gruppo Alpini Rimini nasce la prima volta
Stefano Pivato: "Contro lo sport. Da Pio X a Umberto Eco" Alfabeto UTET Questa è l’ultima segnalazione libraria per il 2024. In otto anni e mezzo, dal luglio 2016 quando Chiamamicitta.it ha preso avvio, ho condiviso con Voi, miei affezionati lettori, le emozioni, le storie, i protagonisti di 447 libri. Si potrebbe dire uno scaffale locale di una biblioteca. Spero di riuscire a proseguire anche nel 2025 per arrivare al traguardo di 500 segnalazioni. Colgo l’occasione per inviare a tutti Voi gli auguri per un 2025 di felicità, di pace, d’amore. Stefano Pivato ci propone ancora un nuovo testo sulla storia dello sport in Italia, dopo la “Storia sociale della bicicletta” (Il Mulino, 2019), la “Storia dello sport in Italia” (con Paul Dietschy, Il Mulino 2019), “Tifo. La passione sportiva in Italia” (con Daniele Marchesini, Il Mulino 2022). O meglio, questa volta, su tutti quelli che nel tempo non hanno amato le attività fisiche ed agonistiche nel nostro Paese. E sono tanti. E Pivato li elenca, ne racconta le motivazioni, ci porta a scoprire aspetti di personaggi noti che non sospetteremmo. Ad esempio don Lorenzo Milani, fermamente contrario a “bestemmiare il tempo”, ovvero a perder tempo con attività sportive o con il ballo.
Qualche mese fa ho pubblicato qui, su Chiamamicitta.it, un articolo dedicato al trebbo di Coriano del 1968 (“Quel Trebbo di Coriano perduto e ritrovato”) in cui raccontavo dell’articolo della rivista “La Piè”, diretta da Aldo Spallicci, a firma di Ferruccio Tassinari, sul numero 4 del luglio/agosto 1968 (pp. 215-217) intitolato “il Trebbo di Coriano …”. In questo articolo si affermava che quello del 1968 era il secondo trebbo che si svolgeva a Coriano: ce n’era stato un altro nel 1954. Mentre di quello del 1968 la Biblioteca Comunale “Battarra” aveva tre foto che fino al ritrovamento di questo articolo di Tassinari non si erano riuscite correttamente a identificare, di quello del 1954 non si aveva più memoria, né traccia. La curiosità di saperne di più a quel punto era diventata tanta: per quarant’anni ho diretto la Biblioteca “Battarra” e mi sono divertito a scoprire fatti, personaggi, luoghi della storia corianese e di pubblicare queste storie in libri e articoli sul giornalino del Comune “Comune di Coriano-Informazioni” che ho diretto per quasi trent’anni, dal 1981 al 2009. Sono lieto di vedere che le mie scoperte storico/culturali sono ancor oggi utilizzate dall’Amministrazione di destra che, in oltre dieci anni che è al governo,
Girolamo Allegretti: "Gli Oliva. Le armi, il denaro, le arti" Società di Studi Storici per il Montefeltro. L’incipit dell’ultimo volume di Girolamo Allegretti riassume in poche righe un denso volume di storia di un territorio fra Romagna e Marche: “Quella dei conti di Piagnano è stata fra le ‘signorie minori’ fiorite numerose in Appennino nel basso medioevo, una delle più notevoli e singolari. Nonostante l’esiguità, demografica ed economica, e l’irrilevanza strategica dei loro domini, gli Oliva (come presero a chiamarsi a fine ‘300) seppero farsi onore come ‘officiali’ di altissimo livello (podestà, capitani di giustizia, senatori, governatori) nelle maggiori città del Centritalia prima e poi come ‘condottieri’, valorosi e leali, contesi dalle maggiori potenze”. La casata si estinse nel 1571 con la morte in battaglia dell’ultimo giovane conte. “Straordinario è poi il loro lascito monumentale” a Piandimeleto, a Montefiorentino. “Una tradizione colta e civile, culminante nella figura di Carlo I” (1448-1495). [caption id="attachment_485701" align="alignleft" width="960"] Il palazzo dei conti Oliva a Piandimeleto[/caption] Allegretti, 86 anni (è nato nel 1938), è un noto storico, presidente della Società di studi storici per il Montefeltro, ne ha diretto dal 1989 al 2009 la rivista “Studi montefeltrani”; autore di numerose pubblicazioni, ha inoltre ideato e diretto “Costellazione”,