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Il 23 luglio l'avvio della trentunesima legislatura, fra i primi punti in agenda c'è l’adesione al Mercato Unico Europeo

Il 19 marzo 2024, con le dimissioni in blocco dei consiglieri, terminava la trentesima legislatura sammarinese con qualche mese d’anticipo rispetto alla scadenza naturale. Il 20 marzo i Capitani Reggenti scioglievano il Consiglio Grande e Generale e fissavano le elezioni per domenica 9 giugno. Ora, dopo la prima seduta del nuovo Consiglio l’8 luglio con la ratifica dei 60 consiglieri eletti, l’Ufficio di Presidenza ha fissato le date della prossima sessione: 18 e 19, 22 e 23 luglio. Dopo le comunicazioni presentazione, discussione ed approvazione del Programma di Governo e poi, finalmente, l’elezione dei dieci Segretari di Stato. Nuovi, ma non troppo. Gli stessi per il PDCS e il PSD (sette segretari), tre nuovi per Libera e Alleanza Riformista. Ricordiamo la composizione del nuovo Consiglio Grande e Generale dopo le elezioni del 9 giugno: PSD 8, Libera 10, PDCS 22, Alleanza Riformista 4, Repubblica Futura 8, Domani Motus Liberi 5, Rete 3. La nuova maggioranza è composta dalle due coalizioni che vedono la presenza di quattro partiti: PSD e Libera, PDCS e Alleanza Riformista. Per un totale di 44 consiglieri su 60. Quattro mesi per arrivare al via del nuovo Governo: non sono pochi. Ora espletati gli ultimi passaggi istituzionali, le forze di maggioranza

"Tutti al mare (1843-2023). 180 anni di vacanza a Rimini"

Comune di Rimini – Biblioteca Gambalunga – Fellini Museum "Tutti al mare (1843-2023). 180 anni di vacanza a Rimini" Pazzini Fra il 2023 e il 2024 il Comune di Rimini, la Biblioteca Gambalunga e la Cooperativa bagnini hanno allestito sulla spiaggia di Rimini due mostre fotografiche con la riproduzione di centinaia di immagini storiche del nostro turismo balneare. La seconda, dal 2 dicembre 2023 al 31 gennaio 2024, raccontava il “mare d’inverno” ("L’altra stagione. 20 panchine 26 sguardi su un mare d’inverno") attraverso le parole di poeti e scrittori. La prima invece, dall’1 luglio al 10 settembre 2023, attraverso otto sezioni, racconta dagli albori della vita balneare a oggi: Si comincia, Tuffi e spruzzi, Chic & Chic, Parate e sfilate, Capanni e rose, Palette e secchielli, Su le braccia, giù le braccia, Tipi e riti. Nelle 100 plance, collocate fra il bagno 47 e il bagno 100, quasi 200 fotografie e 20 manifesti lungo quasi due chilometri e mezzo in riva al mare. Questo splendido catalogo, con la riproduzione delle foto della Mostra, uscito in ritardo, è comunque un prezioso documento fotografico della storia balneare riminese, curato da Nadia Bizzocchi, direttrice della Biblioteca Gambalunga, e da Marco Leonetti, del Fellini Museum. Ha scritto la Bizzocchi: “Nel

Una cartella fra i documenti di Giulio Cesare Mengozzi donati alla Biblioteca Gambalunga, chi avesse dei ricordi di quei giorni ce li invii

Fra le tante carte che costituiscono l’archivio personale del geom. Giulio Cesare Mengozzi (1910-1988) in corso di versamento alla Biblioteca Gambalunga di Rimini c’è una cartellina con su scritto “Gita d’istruzione a Venezia”. Le carte insieme ai tanti libri, dopo la morte di Giulio Cesare, passarono al figlio Augusto (1940-2017), bancario e poi braisseur d’affari a San Marino. Da allora sono rimasti nel suo ufficio all’Admiral Point di Dogana, sino a quando la direttrice della Gambalunga Nadia Bizzocchi nei mesi scorsi non ha contattato la vedova, la dott.ssa Nataliya Lobas, con la quale ha concordato la donazione dei libri e delle carte di Giulio Cesare alla Biblioteca Gambalunga. Mengozzi aveva lavorato per molti anni alla Gambalunghiana, ricoprendo ruoli diversi (sino ad essere reggente per alcuni anni a metà degli anni ‘50), e come pochi altri ne aveva esplorato gli angoli più nascosti. Collaboratore di infinite testate giornalistiche, soprattutto cattoliche, ma anche di “Il Resto del Carlino” (ricorda Antonio Montanari nel coccodrillo a lui dedicato in occasione della morte: “In quei primi anni Sessanta ricordo Mengozzi che al Carlino riminese sostituiva come capo-pagina Amedeo Montemaggi quando questi andava in vacanza”, su Il Ponte n. 7/1988). Scrisse centinaia di pezzi sulla storia di

Aveva 86 anni, fu consigliere comunale, assessore, presidente dell'Azienda di Soggiorno

Nella notte si è spento a casa sua a Riccione Tiziano Solfrini all’età di 86 anni. E’ stato uno dei personaggi politici di maggior rilievo a Riccione, sia per gli incarichi politici che per quelli amministrativi. Tiziano era nato a Misano Adriatico il 9 aprile 1938 da Giovanni (1911-1963) e Stella Muccioli. Aveva una sorella più piccola, Vittoria (detta da tutti Rosanna) (1940-2018). Una famiglia di contadini, la sua, trasferitasi a Riccione dopo essere stata estromessa dal ‘podere’ su cui lavoravano dal padrone Antonio Cerri alla fine dell’estate del 1938. A Riccione Giovanni svolse numerose attività lavorative per far sbarcare il lunario alla famiglia. Giovanni si era iscritto al PCI alla fine della guerra nel 1944. [caption id="attachment_475399" align="alignleft" width="918"] 2024, 9 apr. Riccione. 86° compleanno di Tiziano Solfrini[/caption] Ottenuta la licenza elementare Tiziano venne mandato a lavorare per aiutare la famiglia: a levigare i pavimenti in inverno, a fare il cameriere in estate. Prenderà poi la licenza media da privatista nel 1968, a trent’anni. Si iscrive al PCI nel 1951, a 13 anni, e solo successivamente alla FGCI. Nel 1953 entra nel Comitato di Sezione della “Torri”, la più importante sezione di Riccione, quando il suo segretario era Gualtiero Masi, quale rappresentante della FGCI.

Il libro di Onide Donati e Aurora Castaldi: "Io contro il Duce. Una storia d’amore e d’anarchia"

Onide Donati – Aurora Castaldi: "Io contro il Duce. Una storia d’amore e d’anarchia" AIEP Onide Donati, bellariese, classe 1954, è stato giornalista professionista e capo redattore della redazione di Bologna de L’Unità (quando era Organo del PCI) ed oggi, per la verità da qualche anno, fa parte del collettivo di Strisciarossa, associazione creata da un gruppo di giornalisti ex Unità, che pubblica l’omonimo sito web. Questo è il suo primo libro, scritto in un genere letterario, per sua stessa ammissione, “ibrido pop”, “definizione magistrale di una contaminazione fra saggio storico e romanzo familiare” (dalla Prefazione di Tito Menzani, docente di Storia economica all’Università di Bologna). Il libro racconta la biografia di Bruno Castaldi (1897-1962), fiorentino, anarchico. Prosegue Menzani: “Nonostante sia un racconto fedelissimo ai fatti storici, ha il piglio di un romanzo, con un intreccio che prevede alcuni dei classici topoi narrativi: profondi ideali, fatti di sangue, grandi amori, conflitti fratricidi, colpi di scena e un finale davvero inatteso. Il tutto si staglia sullo sfondo della storia italiana ed europea del Novecento, con incursioni anche in altri continenti”. I tanti documenti storici consultati da Donati (compresi i numerosi documenti familiari) si mescolano con i ricordi della figlia di Bruno, Aurora, nata nel 1935 a

La bara sotto i gonfaloni del Comune e della Provincia di Rimini

Molte centinaia di persone oggi pomeriggio si sono incontrate nella Chiesa di San Raffaele Arcangelo all’INA Casa per dare l’ultimo saluto a Ermanno Vichi, e si sono stretti attorno alla sua famiglia: la moglie Franca e i figli Giovanni, Elena e Lucia. La bara sotto i gonfaloni del Comune di Rimini e della Provincia di Rimini. La gente dentro e fuori la Chiesa. Vichi, non ancora trentenne, nei primi anni Settanta iniziò la sua lunga militanza all’interno della Democrazia Cristiana riminese: consigliere comunale, consigliere regionale, da sempre negli organismi dirigenti del Partito, deputato, Segretario della DC riminese, Presidente di AMIA, nel Consiglio di amministrazione di Hera, primo Presidente della neonata Provincia di Rimini, tra i fondatori del PD riminese. Professore di lettere negli istituti superiori di Rimini, operò attivamente per tanti decenni per far nascere e crescere la sede universitaria di Rimini. Uomo di cultura, ma anche uomo di potere, impregnato di una profonda cultura cattolica che lo portava ad impegnarsi per la soluzione dei problemi del nostro territorio e per il bene comune. Non era un uomo facile, empatico, incuteva spesso soggezione. Non amava comparire, ostentare un potere vero che aveva, eppure per decenni del mondo cattolico riminese, ma non solo, Vichi è

Anche senza più incarichi,  Vichi ha continuato a essere un punto di riferimento per la politica riminese

Ammalato da qualche mese, se ne è andato nella notte fra l’1 e il 2 luglio Ermanno Vichi, all’età di 82 anni, uno degli uomini che hanno fatto la storia della Democrazia Cristiana riminese, tra i fondatori locali del Partito Democratico nel 2007, uomo delle istituzioni. Nato a Novafeltria, nella frazione di Perticara, il 18 marzo 1942. Sposato con tre figli. Docente di lettere nelle scuole medie superiori. Al 3° Congresso circondariale della DC, il 14-15 ottobre 1972 a Bellaria, entra nell’organismo dirigente della DC riminese, il Comitato Circondariale, da cui non uscirà più sino allo scioglimento del Partito nel 1994. Entrerà eletto nella lista 3, quella dei fanfaniani (con lui Franco Beltrami, Giorgio Della Biancia, Franco Fabi, Franco Montebelli). Nel corso dei decenni il suo nome comparirà poi sempre nelle diverse liste centriste della DC. Il 15 giugno 1975 sarà eletto in Consiglio Comunale a Rimini, per poi passare alle elezioni dell’8 giugno 1980 in Consiglio Regionale a Bologna, dove rimarrà sino al 1995 (venne rieletto alle elezioni del 12 maggio 1985 e in quelle del 6 maggio 1990). Nel 1976 editò, assieme ad Alma Bertozzi, il volume storico “Nelle mani della giustizia. Il delitto Platania nella lotta politica riminese” (Edizioni Parma,

"I ristoranti riminesi rispetto a tante altre città e zone turistiche sono tra i più cari"

C’è una categoria che in Italia oggi non dovrebbe piangere: i ristoratori. Lo so che detta così sembra che tutti se la cavino alla grande, poi in realtà anche qui c’è caso e caso. E comunque a dare un’occhiata ai posti occupati nei diversi locali (in particolare il sabato e la domenica) vedi che sono tutti occupati. E nei fine settimana se non prenoti (e non importa se al mare o in campagna) non ti siedi a tavola: ti senti dire “tutto pieno”. Ti vien da dire: ma a casa non mangia più nessuno! E poi: ma visto i prezzi, allora la crisi non c’è. I dati ISTAT di fine maggio dicono che i prezzi di ristoranti e pizzerie sono aumentati negli ultimi mesi fra il 4 e il 5%. Ormai sembra normale che pizza e birra costino 20 euro a testa, che un antipasto e un primo 35 euro, un assaggio di pesce 50 euro. Non li traduco nelle vecchie lire perché a noi vecchietti verrebbe male. Diamo allora un’occhiata a come si fa ad arrivare a questi importi. Ovvero ai ricariche che vengono praticati, soprattutto su ciò che potrebbe essere considerato secondario: l’acqua, il caffè, il dolce, i contorni, il vino.

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