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Il libro di Gianfranco Miro Gori "Provinciali del mondo. Zavoli, Fellini e l’immaginario riminese"

Gianfranco Miro Gori "Provinciali del mondo. Zavoli, Fellini e l’immaginario riminese" AIEP Editore Il volume, presentato il 21 settembre il giorno del compleanno di Sergio Zavoli al Cinema Fulgor, in occasione delle iniziative promosse dal Comune di Rimini per il centenario della nascita del giornalista, e a tre anni dalla sua scomparsa il 4 agosto 2020, assieme al filmato diretto dal regista Mauro Bartoli “Il sole tramonta alle spalle”, pubblica le interviste integrali realizzate per il film di Bartoli. Raccontano di Zavoli e di Fellini Miro Gori, Pupi Avati e Gianfranco Angelucci. Inoltre viene pubblicata la lunga intervista che Gori fece a Zavoli, ampiamente usata poi nel film di Bartoli. Sergio è stato giornalista, scrittore, regista, poeta. “Qualcuno che ha rivoluzionato il racconto televisivo”. Nel preambolo al volume Gori scrive: dalle conversazioni con Sergio ho tratto “l’impressione che intravedesse in me – assieme ad altri di queste terre naturalmente – una sorta di legame con la ‘piccola patria’ da cui un tempo se n’era partito”. Perchè era qui che aveva lasciato gli amici della prima gioventù: Gino Pagliarani, Guido Nozzoli, Renato Zangheri, che pure loro comunque gireranno il mondo per le scelte professionali che avrebbero compiuto. Fellini e Zavoli sono due provinciali che da Rimini si

Le memorie del capitano Fermo Melotti saranno presentate a Riccione venerdì 6 ottobre

“Uragano”. Il comandante partigiano Fermo Melotti (1912-1964) La Piazza [caption id="attachment_427361" align="alignleft" width="1772"] La copertina libro. Nella foto Fermo Melotti (“Melotti”) il 25 aprile 1945[/caption] A 78 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale le famiglie Solfrini e Melotti, in memoria di Ilva Melotti in Solfrini (1941-2022), deceduta un anno fa a Riccione, hanno voluto editare questo diario del “mitico” comandante partigiano modenese Fermo Melotti, per tutti “Uragano”. Le foto che lo ritraggono in testa alla sfilata della vittoria il 25 aprile 1945 per le vie modenesi alla testa dei 15.000 partigiani in armi delle varie brigate testimoniano visivamente il ruolo e il prestigio acquisito sul campo di battaglia da “Uragano”. E’ una storia modenese, ma che ha un’appendice riminese perché la figlia Ilva si innamorò e sposò il riccionese Tiziano Solfrini. I diari sono sempre un racconto parziale e personale del soggetto narrante. Non sono certamente un documento storico verificato sui documenti e sullo svolgersi degli avvenimenti narrati. Sono però una testimonianza importante per gli storici per ricostruire storie e azioni di personaggi, in questo caso dell’antifascismo e della resistenza modenese. Questo diario di “Uragano”, fra l’altro, venne scritto da lui subito dopo la fine della guerra, nell’estate 1945, sulla base di appunti che

Aveva 95 anni, sarà sepolta nel Cimitero comunale di Lugo, la sua città natale

E’ morta questa mattina all’Ospedale di Ravenna Clara Signori, storica dirigente delle donne riminesi, all’età di 95 anni. Nella giornata di domani sarà sepolta nel Cimitero comunale di Lugo, la sua città natale. Ripercorriamo brevemente la sua biografia. Nata a Milano il 4 luglio 1928, la famiglia si rifugiò a Lugo nel 1942 per scappare ai bombardamenti alleati sulla Città meneghina. Il padre militare, Bruno Signori, venne catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 e spedito nei campi di prigionia in Germania (uno dei 600.000 IMI – Internati Militari Italiani – che rifiutarono di servire la Germania nazista e la Repubblica Sociale Italiana). Ritornò a Lugo alla fine del 1945. Avviò un’attività di commercio ambulante (pentolame) e Clara, a 18 anni, lo accompagnava nei mercati e nelle fiere. Poi le capitò di diventare impiegata alla Camera del lavoro di Lugo, zona di braccianti agricoli. Un giorno il Segretario della Camera del Lavoro le chiese se voleva andare ad un incontro di donne per parlare dei loro problemi. Da lì, per qualche anno, organizzò per la CGIL nel lughese le iniziative delle donne. [caption id="attachment_430084" align="alignnone" width="683"] Clara Signori (1928-2023)[/caption] Clara si iscrisse al PCI nel 1946, con il consenso del padre. Nei primi

Il libro di Angelo Turchini «Per l’inventario dell’Archivio storico diocesano di Rimini "card. Giuseppe Garampi"»

Angelo Turchini «Per l’inventario dell’Archivio storico diocesano di Rimini "card. Giuseppe Garampi"» Il Ponte Vecchio Che cos’è un archivio? I dizionari dicono che per archivio si deve intendere una raccolta organizzata e sistematica di informazioni fissate su un supporto (cartaceo, digitale o altro). In secondo luogo, per estensione, con il termine archivio si designa anche l'ente che ha il compito istituzionale di tutelare e valorizzare un insieme di documenti e i locali destinati alla loro conservazione. Per un ricercatore avere accesso agli archivi è fondamentale. Tanto meglio se questi sono organizzati, hanno personale in grado di aiutarti, e tu possiedi le competenze per ricercare quello che ti serve. Il mestiere dell’archivista è basato non solo su una formazione scientifica concernente la conoscenza dei fondi a lui affidati e della specifica legislazione in materia di beni archivistici, ma anche su una comprovata competenza nella gestione dell’archivio. Tra i suoi principali compiti vi sono quelli di: raccogliere i documenti, selezionare i documenti (non tutto quello che viene prodotto deve essere conservato a lungo termine; si deve fare una cernita), conservare i documenti (è la volontà primaria dell'archivista), rendere accessibili i fondi (vuol dire non soltanto aprire l'archivio ma anche creare degli inventari, degli strumenti di ricerca). Angelo Turchini, classe 1948, già professore

Le misteriose dimissioni di Zilli, la caccia alle tessere in vista del congresso, le manovre e le spaccature fra le correnti

Tutti abbiamo letto sui giornali che Filippo Zilli, classe 1988, esponente dei Fratelli d’Italia e vice-commissario provinciale dello stesso partito, il 15 settembre 2023 si è dimesso dal Consiglio Comunale di Rimini (vi era entrato nel giugno 2016 come consigliere della lista “Obiettivo Civico – Vincere per Rimini” e riconfermato nell’ottobre 2021 nella lista di Fratelli d’Italia). Ufficialmente per ragioni personali, per i tanti impegni di partito, familiari e professionali. Ma, al di là delle dichiarazioni rilasciate, a questa motivazione in ben pochi ci hanno creduto. E’ stato poi Gioenzo Renzi, classe 1946, senior del partito dall’alto dei suoi quasi 78 anni, qualche giorno dopo a buttare benzina sul fuoco: “poteva dircelo prima, faccia a faccia”; “in questi due anni Zilli in consiglio si è visto ben poco ed è intervenuto ancor meno”; “anche come vice-commissario del partito ha fatto ben poco”. Proviamo a capire cosa sta succedendo. Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio ma che ha mantenuto anche la direzione del suo partito, ha convocato entro la fine dell’anno (ma di questo c’è ben poca certezza finora) tutti i congressi delle Federazioni locali per il rinnovo degli incarichi dirigenziali. Comunque sia le cose si sono messe in moto, sotto la direzione nazionale

Il libro di Alessandro Buda Hardy sui drammatici giorni della liberazione di Rimini nella sua totale distruzione

Alessandro Buda Hardy "Gli ultimi testimoni. Lo sfondamento della Linea Gotica sul Colle di Covignano". Rimini / settembre 1944 La Piazza “Tutto bruciato, tutto bruciato, c’erano rimasti solo i muri. Nell’aia c’era un cannone abbastanza grosso. Vicino al muro della casa c’era un camion, anche quello molto grosso con un mucchio di soldati, tutti morti, non so quanti erano, un’infinità. Era un cimitero, nell’aia, nella casa, nella stalla, dappertutto c’erano dei morti” (dalla testimonianza di Santina Bernabè). Il libro di Alessandro Buda ricostruisce le vicende vissute dalla popolazione del Colle di Covignano e zone limitrofe (Sant'Aquilina, San Martino in XX, Santa Cristina) nell’anno di guerra, dall’8 settembre 1943 al 20 settembre 1944, e i mesi del durissimo inverno del 1945. E’ un mondo di contadini, di mezzadri, di operai, di donne e di bambini che vengono travolti in quei mesi dalla violenza della guerra. Ma qui in quel periodo c’erano anche tanti “sfollati” che avevano cercato rifugio per sfuggire ai bombardamenti che da fine 1943 avevano incominciato a seminare morte e distruzione nei quartieri della Città. (“I fuoriusciti dalla città di Rimini e sparsi per il Covignano, qui riparati nelle numerose grotte tufacee od in transito per San Marino, erano sempre più numerosi”). E sul Colle,

Flavio Marchetti "I diari della memoria" (6 volumi) Silver Books Edizioni Flavio Marchetti, misanese, classe 1951, si occupa di fotografia dal 1972. Ha collaborato con agenzie e riviste italiane e straniere. Ha viaggiato in oltre settanta paesi del mondo, collaborando con i più noti tour operator italiani, europei e del medio ed estremo Oriente. Negli ultimi vent’anni alla fotografia sociale e pubblicitaria ha affiancato quella di ricerca creativa unendo alle tradizionali tecniche analogiche, altre modalità legate al trattamento dei materiali digitali. Ha pubblicato una ventina di libri di fotografie. I suoi lavori sono stati esposti e pubblicati in Italia, Europa, Stati Uniti e Medio Oriente. Nel 1990 ha fondato la Silver Books Edizioni che si occupa prevalentemente di pubblicazioni d’arte contemporanea. Nel 2008, per la sua casa editrice, ha editato i 3 volumi su “Misano Adriatico. Per non dimenticare com'eravamo (1900-1970)”: sua la ricerca fotografica, mentre i testi e didascalie sono di Claudio Baschetti. Nel 1° volume le cartoline, nel 2° volume le fotografie, nel 3° cartoline e foto sul turismo (1920-1970). Nel 2011 mostra e catalogo “Alcuni di noi”, 100 immagini di personaggi riminesi, più o meno illustri. Il primo scatto è a Giorgio Conti, il 18 agosto del 2007. Il 18 agosto 2011 chiude

Maria Pia Ugolini, sorella di Pier Paolo: “Vogliamo solo conoscere la verità. E’ chiedere troppo?”

Maria Pia Ugolini, sorella di Pier Paolo, da anni animatrice dell’Associazione Vittime di Ustica a fianco della presidente Daria Bonfietti, ci ha espresso tutta la sorpresa sulla uscita giornalistica di Giuliano Amato su la Repubblica del 2 settembre. Nell’intervista Amato punta il dito sulle responsabilità francesi nella strage di Ustica dove perirono 81 cittadini italiani innocenti, dice che l’aereo dell’Itavia, un DC9, la sera del 27 giugno 1980 fu colpito da un missile lanciato da un aereo francese nel corso di un attacco contro un aereo libico in cui avrebbe dovuto esserci Ghedaffi, parla dei segreti e delle menzogne raccontate per 43 anni dai militari italiani e della NATO per nascondere la verità e depistare le ricerche per trovarla. Maria Pia ci dice che l’ipotesi del missile (e non di una bomba) è sempre stata la tesi più accreditata fra i parenti delle vittime, ma per divenire certezza era sempre mancato un riscontro effettivo. Amato, per Lei, è una persona seria e quindi si pone la domanda: perché ora dopo 43 anni? E la risposta probabilmente dovrà essere ricercata sui nuovi scenari politici nazionali ed internazionali, dove Amato forte dei suoi tanti ruoli istituzionali ricoperti, dei suoi ricordi, della sua storia chiede

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