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Pietroneno Capitani: "Io. Giovanni Piccioni. Una vita da brigante" Libri dell’Arco. Ancora il brigante Giovanni Piccioni per la penna di Pietroneno Capitani. Nel romanzo “Le ultime ore di Civitella. Con il brigante Piccioni alla ricerca dell’amore” (Primiceri Editore, 2020) la storia di Piccioni costituiva lo sfondo storico in cui era ambientato la ricerca della propria donna da parte di Vincenzo Leone, il protagonista del racconto, durante l’assalto dei piemontesi all’ultimo baluardo borbonico/papalino, la fortezza di Civitella, al confine tra Marche e Abruzzo, a fine marzo 1861. In questo nuovo libro di Capitani invece troviamo Piccioni incarcerato dai piemontesi nel forte Malatesta ad Ascoli: “Mi hanno portato qui, a me, Giovanni Piccioni, capo dei cosiddetti briganti, dopo che mi hanno arrestato a San Benedetto. Prima mi hanno riempito di botte, mi hanno interrogato e poi, dentro un carro coperto, incatenato e dolente, mi hanno portato qui e messo in questa cella nascosta, stretta, chiusa da due porte, ben guardato per evitare ogni tentativo di fuga”. E attraverso un racconto autobiografico (romanzato ma non troppo) ci viene narrata la sua storia: “Questo carcere lo ha voluto il Papa. Fino a qualche anno fa era pieno, oltre che di delinquenti comuni, di repubblicani o liberali, sì,

Fosco Rocchetta: "Augusto Tamburini (1848-1919) Illustre psichiatra e presidente della Pro Riccione" - La Piazza. Fosco Rocchetta continua con questo volume la sua personale costruzione del pantheon riccionese, composto dalle persone illustri nate o vissute a Riccione fra fine Ottocento e la prima metà del Novecento. Dopo, solo per citare le ultime opere edite di Rocchetta, il direttore d’orchestra e violinista Max Springher, dopo lo storico della marina Camillo Manfroni, questa volta è il turno di Augusto Tamburini (1848-1919), tra i primi e più importanti psichiatri italiani. Tamburini per oltre trent’anni visse per lunghi periodi a Riccione e qui morì il 28 luglio 1919. Nato ad Ancona il 18 agosto 1848, si laureò in medicina a Bologna nel 1871. Nel 1876 divenne incaricato dell’insegnamento di psichiatria e clinica psichiatrica presso l’Università di Pavia. Direttore dal 1877 del Manicomio di San Lazzaro a Reggio Emilia che, in poco tempo, ne fece uno tra i laboratori più autorevoli della psichiatria italiana. Direttore della “Rivista sperimentale di freniatria” (dal 1877 al 1919). Nel 1883 venne nominato professore ordinario di psichiatria e clinica psichiatrica a Modena e dal 1890 al 1910 ricoprì l’incarico di presidente della Società freniatrica Italiana. Nel 1906 si trasferì presso la clinica universitaria di Roma. Fondamentali i suoi studi di valutazione dei servizi psichiatrici italiani. Fu Tamburini, insieme ad altri

Fascisti, socialisti, democristiani, comunisti, tecnici: tutti a cercare il fare il meglio per Rimini, Riccione, Bellaria, Misano e Cattolica

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Il 6 agosto 1972 il circuito venne inaugurato con la partecipazione di Enzo Ferrari, il libro a cura di Marco Montemaggi che ne celebra i 50 anni

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Stefano Lunedei: "Noi, che sprechiamo dolore" - Raffaelli. Che splendido libro ha scritto Stefano Lunedei. Da leggere tutto d’un fiato, anche se sono quindici racconti con storie diverse. I protagonisti sono tutti dei perdenti, colti nell’attimo della loro fine o della possibile redenzione (non certa). Scrive Fabio Orrico nel presentare il libro: “Spesso il set su cui prende corpo l’azione di queste storie è la famiglia, colta nell’attimo immediatamente precedente al suo sfaldarsi o messa in scena quando il vulnus è già parte del vissuto. La famiglia e l’amore che l’ha costituita è, come sempre quando si parla di istituzioni concentrazionarie, anche un luogo privilegiato in cui esercitare rapporti di forza; quindi, scriverne diventa fatalmente anche uno studio sul potere. Gli uomini e le donne di Lunedei tendono a fuggire, voltando le spalle a ciò che forse converrebbe affrontare di petto (…). ‘Noi, che sprechiamo il dolore’ racconta il conformismo come sottofondo morale di una classe in cui è facile riconoscersi”. E già, questo è quello che il lettore rischia di fare: identificarsi nei protagonisti di queste storie. Ne “I fiori del convolvolo” il dolcissimo Mattia, malato della sindrome di Asperger, una patologia pervasiva dello sviluppo, appartenente alla categoria dei disturbi dello spettro autistico (di cui

Grazia Nardi: "Bonviàz. Cronache famigliari dalla Rimini del dopoguerra" - Panozzo. Un libro molto bello, ma di una tristezza infinita. Grazia ci riporta ancora una volta nella Rimini degli anni ’50, in Città, dove un proletariato misero campava alla giornata, sbarcando il lunario come meglio poteva. E per raccontarci di queste persone lo fa, come ricorda Piero Meldini nella sua prefazione, con “Detti, proverbi, sentenze, motti, facezie, epiteti, frasi fatte che non di rado, col passare degli anni, il progressivo abbandono dell’uso ha portato a smarrirne il significato”. “Bonviàz”, non è proprio il seguito al libro di esordio della Nardi, “Armidiè” anche questo edito da Panozzo nel 2021, ma il contesto è quello, ovvero di una famiglia dialettofona di modesta condizione che negli anni Cinquanta e Sessanta abitava nel centro storico di Rimini, e ovviamente, era la sua famiglia. Sempre Meldini: “Ripercorriamo così le precise circostanze in cui si usava questo o quel detto, e da quale membro della famiglia di preferenza, e con quali intenzioni e sfumature”. E prosegue: “Questo è un libro di voci: le voci degli uomini e delle donne, le voci del mercato e dei mestieri, le voci delle strade e le voci della casa: la voce della nonna, quella

Figlio della Lupa, padre e zio uccisi nel '45, la lunga militanza accanto a Rauti e poi Fini: "Non votavo più, sono tornato a farlo per la Meloni"

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"Storia di San Marino: Medioevo / Età Moderna e contemporanea / Novecento e tempo presente" A cura di Luca Gorgolini e Stefano Pivato - Bookstones. Un gran bel libro di storia che ci racconta delle vicende e dei personaggi sammarinesi lungo duemila anni. Scrivono i curatori in premessa: “Il libro è frutto di una collaborazione fra storici di lungo corso e giovani ricercatori che si sono formati nella Scuola Superiore di Studi storici dell’Università di San Marino”. E proseguono: “Solitamente la scrittura di un manuale è opera di un singolo studioso. In questo caso, la scelta è stata differente e la stesura del testo è stata affidata a quindici autori, le cui diverse formazioni e competenze hanno consentito di cogliere, nell’arco dei secoli, una serie di vicende che si sono sempre più interconnesse fra di loro e la cui indagine poteva essere svolta soltanto da chi coltiva saperi che non sempre sono considerati fra le discipline storiche”. E’ da questo che bisogna partire per scrivere la storia di un piccolissimo paese (poco più di 50 kmq) incastonato nel mezzo dell’Italia. Il notevole saggio di apertura di Tommaso di Carpegna Falconieri (“L’età medievale. Secoli VI-XV”) è questo che ci dice: “La storia di

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