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Marco Missiroli: "Avere tutto" - Einaudi. Ho segnalato e recensito nel corso di tanti anni centinaia di volumi su tematiche locali o di autori riminesi. Ma non so perché finora sono stato lontano dai libri di Marco Missiroli, pur avendone letti alcuni: riminese ma che vive a Milano, classe 1981, scrittore e giornalista (scrive di temi culturali su Il Corriere della Sera), Sigismondo d’Oro del Comune di Rimini nel 2019. Forse perché troppo incensato e celebrato, a prescindere. Mi sono convinto a dedicargli una mia segnalazione (per quel poco che vale) non dopo aver letto il suo penultimo libro, “Fedeltà”, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2019, ma dopo aver visto quest’anno su Netflix a marzo la sua riduzione in una serie TV in sei puntate da 30’ ognuna: un prodotto interessante, grazie ad un ottimo cast di attori (Michele Riondino e Lucrezia Guidone i due attori protagonisti) e a una solida sceneggiatura, anche se alcuni personaggi del libro sono finiti sotto traccia. Questo mi ha portato ad attendere il nuovo volume, già annunciato, “Avere tutto”, con curiosità. E' il suo settimo romanzo: il primo fu “Senza coda” (Fanucci, 2005, riedito da Feltrinelli nel 2017), seguito da “Il buio addosso” (Guanda, 2007), “Bianco”

Quei "ragazzi pronti all'azione": gli scontri a Rimini contro i nemici politici ma anche fra i rivali interni dagli anni '50 ai '70

Quei "ragazzi pronti all'azione": gli scontri a Rimini contro i nemici politici ma anche fra i rivali interni dagli anni '50 ai '70

Maurizio Maria Taormina: "Faustina. Quando la guerra era in casa nostra" - Libri dell’Arco. Taormina ha scritto un bellissimo e delicato racconto su una vicenda tragica accaduta nell’entroterra riminese subito dopo la guerra: l’esplosione di una bomba assassina rimasta in un campo che uccide una bambina, Faustina, di dieci anni. Ricorda nella sua introduzione la storica Patrizia Dogliani: “Pur terminato il conflitto in gran parte della Romagna nell’autunno-inverno 1944, le operazioni dei rastrellatori iniziarono in Emilia-Romagna solo a guerra terminata, nel maggio 1945, troppo tardi per sottrarre bambini come Faustina ai primi incidenti”. Leggiamo ancor oggi sui giornali che vengono ritrovate ovunque in Romagna ordigni bellici della Seconda Guerra Mondiale e che gli artificieri dell’Esercito devono intervenire per far brillare queste bombe. Sempre la Dogliani sugli sminatori: “Dal novembre 1944 all’ottobre 1948 hanno lavorato in Italia circa 4.500 uomini, che hanno avuto 663 caduti, 168 mutilati e quasi 700 feriti disinnescando circa 10 milioni di ordigni”. La bonifica del Riminese, dalle spiagge alle colline dell’entroterra dove gli scontri sulla Linea Gotica fra eserciti contrapposti furono violenti, durarono anni. Ne parla a lungo Silvano Lisi nel suo libro “Il partigiano ‘Bardan’” edito dall’Istituto Storico della Resistenza di Rimini nel 2004. Lisi fu uno degli sminatori

Non esiste alcun testo, ma neanche articolo, sulla storia del Movimento Sociale Italiano a Rimini. Per scrivere questi articoli ho consultato la raccolta de Il Resto del Carlino, La Provincia, Il Corso, Il Mestolo conservati alla Biblioteca Gambalunga di Rimini. Mi sono avvalso inoltre delle chiacchierate con Sergio Cappelletti, Italo Ricciotti, Gian Luigi (Gianni) Piacenti, Sesto Pongilupi, Gioenzo Renzi, che ringrazio. Naturalmente, come è giusto che sia, quanto scritto è solo responsabilità mia. Anche a Rimini fra il 1945 e il 1947 agirono piccoli gruppi di neofascisti con attività clandestine, soprattutto di propaganda politica (affissione di manifesti nella notte, diffusione di volantini, scritte sui muri). In questa nebulosa di neofascisti, quando a fine dicembre 1946 nacque il MSI, anche nel riminese (come nel resto d’Italia) il nuovo partito andò a pescare per reclutare i suoi iscritti. Il 26 dicembre 1946 a Roma veniva ufficialmente fondato il Movimento Sociale Italiano (MSI). Un partito semiclandestino, se è vero che i primi contatti dei fascisti riminesi con il centro romano già ad inizio 1947 avvennero attraverso una casella postale collocata nell’ufficio delle poste in Piazza Cavour. Ad esempio il giovane Sergio Cappelletti (17 anni) scrive a Roma nel gennaio 1947 chiedendo di entrare a far

"Storia del PCI in Emilia-Romagna. Welfare, lavoro, cultura, autonomie (1945-1991)" A cura di Carlo De Maria - Bologna University Press. Questo volume è la tappa finale delle tante iniziative messe in campo per il centenario della nascita del Partito Comunista Italiano nella nostra Regione dalla rete delle Fondazioni democratiche in collaborazione con la rete degli Istituti storici della Resistenza, dell’Istituto Gramsci e dell’UDI. Il lavoro è stato coordinato dalla Fondazione Duemila di Bologna e si è avvalso di tutte le altre undici Fondazioni emiliano-romagnole, nell’ambito del progetto “Partecipare la democrazia: storia del PCI in Emilia-Romagna”. Avviato nel 2019, il progetto si era dato quattro obiettivi che sono stati raggiunti (anche se alcuni di questi sono work in progress): la realizzazione di un portale web (https://parteciparelademocrazia.it) che raccoglie fonti documentarie digitalizzate, materiale fotografico, biografie, videointerviste; il primo censimento sistematico delle fonti archivistiche del PCI in Emilia-Romagna ("Per la storia del PCI in Emilia-Romagna: guida agli archivi" a cura di Eloisa Betti e Carlo De Maria edito da Bononia, 2022); la mostra storico-documentaria itinerante in tutte le province della Regione (a Rimini è stata allestita dal 14 al 23 gennaio 2022 presso il Museo Comunale) con catalogo edito dalla Pendragon ("Partecipare la democrazia. Storia

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è da alcune settimane il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana alla guida di un governo di destra (Fratelli d’Italia più Lega più Forza Italia) a seguito della vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Giorgia Meloni è una persona intelligente, determinata, una che studia (al contrario di Salvini), ma si porta dietro una eterna incapacità (voluta) di recidere il cordone ombelicale col fascismo oltre che una disastrosa classe dirigente del suo partito, molte volte imbarazzante. Sul secondo punto si veda l’elenco impressionante di questi personaggi redatto da Andrea Scanzi in i “Sfascistoni” (PaperFirst, 2021). Sul primo punto rinvierei al suo libro “Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee” (Rizzoli, 2021) dove ogni riflessione sul fascismo è accuratamente evitata, nonostante che a pag. 161 scriva: “Roma, Via della Scrofa 39. E’ una mattina di novembre del 2019 (…) arrivo nel mio nuovo ufficio (…) quello stesso ufficio una volta era di Gianfranco Fini e, prima di lui, di Pino Rauti e Giorgio Almirante. Rimango in silenzio, e a un tratto mi rendo conto dell’enorme responsabilità che mi sono assunta. Ho raccolto il testimone di una storia lunga settant’anni”. [caption id="attachment_351569"

Giuseppe Musilli; "Isola delle Rose Insulo de la Rozoj – la libertà fa paura" - Interno4. Giorgio Rosa: "L’Isola delle Rose. La vera storia tra il fulmine e il temporale" - Gruppo Persiani Editore. Assieme al libro memoriale dell’ing. Giorgio Rosa (1925-2017) ideatore, progettista e creatore dell’Isola delle Rose, esce la terza ristampa del volume di Musilli pubblicato la prima volta nel 2009 (allora con un DVD allegato, visibile oggi in Internet digitando https://bit.ly/3EHysaq). La storia è nota: tra la fine degli anni 1950 e il 1967 Rosa ideò, progettò e diresse i lavori per la costruzione dell'Isola delle Rose, una piattaforma artificiale di 400 metri quadri in Adriatico, a 11 km al largo di Rimini (di fronte a Torre Pedrera), al di fuori delle acque territoriali italiane. Terminata l'isola nel 1967, il primo maggio 1968 Rosa l'autoproclamò Stato indipendente. La micronazione come si sa ebbe vita breve: “All’alba del 25 giugno 1968 i mezzi navali di polizia, carabinieri e guardia di finanza salpano dai porti di Venezia ed Ancona diretti verso Rimini. Lo Stato italiano ha deciso di occupare militarmente l’Isola delle Rose”. Tra novembre 1968 e febbraio 1969 l’Isola fu forzosamente demolita da guastatori della Marina Militare. Con l’uscita del volume di Musilli

Oreste Delucca, Alessandra Peroni: "Vita sul porto a Rimini nei documenti del tardo Cinquecento" Luisè. Dopo “Rimini e il mare nei documenti del Tre-Quattrocento” (Luisè, 2020) Oreste Delucca, con l’aiuto di Alessandra Peroni, prosegue il suo excursus storico nei secoli del Basso Medioevo, dedicandosi all’esame delle carte d’archivio del Cinquecento riminese. Scrive nella nota introduttiva l’editore Luisè: “La nostra città si è lasciata alle spalle la memoria del Principe guerriero-mecenate e vive la nuova era dominata dal potere papalino (…). In Italia è il tempo del Concilio tridentino con cui la Chiesa di Roma reagisce alla ribellione luterana”. Il Quattrocento si era chiuso con la scoperta dell’America; “il Mediterraneo da centro della civiltà occidentale stava gradualmente trasformandosi in un piccolo mare, interno e periferico”. Venezia lottava per la sua sopravvivenza e Rimini stava vivendo “il tramonto della signoria malatestiana e il passaggio sotto il diretto controllo pontificio; da piccola capitale di una ambiziosa signoria a modestissimo nucleo marginale”. Il Cinquecento è per Rimini un secolo di profonda crisi economica, politica, finanziaria. Il porto di Rimini vivrà per tutto il secolo in condizioni precarie. “Il porto riminese sconta la cronica carenza dei fondali necessari a dare ricetto ad imbarcazioni appena maggiori delle barchette”.

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