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Il mistero di Eugenio Brigidi maitre d'hotel e fotografo, che alle sue feste di compleanno in Valconca vedeva arrivare folle di vip e artisti

Il mistero di Eugenio Brigidi maitre d'hotel e fotografo, che alle sue feste di compleanno in Valconca vedeva arrivare folle di vip e artisti

Marco Valeriani: "Sette volte notte" - Libri dell’Arco. Questo nuovo libro di Marco Valeriani, giornalista, classe 1962, ha avuto molte segnalazioni sulla stampa, soprattutto perché, come ha annunciato l’Autore, si è candidato al 60° Premio Campiello, uno dei premi letterari italiani più prestigiosi. Ma al Campiello ci si iscrive da soli. Recita l’art. 5 del Regolamento del Premio: “Gli Editori o gli Autori che intendono partecipare al concorso devono far pervenire alla Segreteria del Premio venti copie del libro, entro e non oltre il 6 maggio 2022”. Mentre l’art. 4 precisa: “Possono concorrere al Premio le opere di narrativa italiana (romanzi o raccolte di racconti) pubblicate per la prima volta in volume cartaceo nel periodo 1 maggio 2021 - 30 aprile 2022 e regolarmente in commercio (devono riportare il codice ISBN che ne attesti la distribuzione e la regolare commercializzazione), i cui Autori risultino viventi alla data della riunione di Selezione della cinquina finalista”. Poi sarà la giuria dei 300 lettori che sceglierà la cinquina finale. Auguro a Marco un grande successo, ma per il momento registro solo la sua iscrizione al concorso. Dico questo perché dubito che in molti fra quelli che l’hanno segnalato l’abbiano veramente letto. Mi dispiace dirlo, anche perché considero Marco un amico,

Lidiana Fabbri: "Bascòzi" - Raffaelli. Conosco Lidiana ormai da oltre quindici anni. L’ho vista, con la sua timidezza caparbia, crescere poeticamente di libro in libro: e ormai sono, con questo, sei. Il primo nel 2007, “S’un fil ad vent”, poi “Garneli” nel 2009, “Artaj” nel 2012, “Mulìghi” nel 2016, “Tra lóm e scur. Racunt e pensir in dialèt rimnés” nel 2019, ed ora oggi “Bascòzi”. Quante volte Lidiana è arrivata da me in Biblioteca a Coriano con la sua cartellina di nuove poesie dattiloscritte per farmele vedere e chiedere cosa ne pensassi. E naturalmente la facevo felice se esprimevo un giudizio positivo, oppure si annuvolava se invece il commento era critico. Ma non per questo ha mai mollato. Con perseveranza ha studiato dai testi dei maestri della lingua dialettale, ha ricercato la forma migliore della scrittura in dialetto, si è messa alla prova partecipando a numerosi concorsi (vincendone diversi), si è inserita con capacità nel non numeroso novero delle autrici dialettali romagnole. Oggi Lidiana è un’autrice conosciuta ed apprezzata, e di questo sono molto contento perché se lo merita. Dentro le sue cartelline da lavoro rimanevano sempre poesie che non entravano nei libri che andava editando. Le “bascòzi” (le tasche, o forse ancor

"La Sangiovesa. Losteriadisantarcangelo - 1990/2020" A cura di Giorgio Melandri  Maggioli Questo libro è il racconto di un sogno realizzato, fatto dall’imprenditore santarcangiolese Manlio Maggioli, lungo ormai oltre trent’anni. Con le imprese familiari ormai saldamente nelle mani dei figli Amelia, Paolo e Cristina, Manlio, classe 1931, ancora in gran forma (è facile incontrarlo in giro per Rimini o a Santarcangelo di Romagna), si è impegnato in questi anni a costruire il successo di un ristorante, “La Sangiovesa” (aperto dal 1990), a realizzare una tenuta agricola modello di 120 ettari, “Tenuta Saiano”, comprata nel 2003, a produrre prodotti agricoli doc. “Tenuta Saiano” è “un progetto agricolo maturo, che rifornisce La Sangiovesa di buon vino biologico, di uova, polli, piccioni, salumi, olio, miele, castrati e agnelli, anatre”. Oltre il 90% della produzione serve alla Sangiovesa. Fu Tonino Guerra (1920-2012) a inventare l’anima della Sangiovesa, intuendone subito le potenzialità come contenitore dove ammucchiare la poesia e la bellezza, “un locale che avrebbe proposto cibi e vini della Romagna, ma che poteva anche essere un luogo capace di dare grandi soddisfazioni agli occhi”. A Guerra si affiancò un altro amico fraterno di Manlio, Alteo Dolcini (1923-1999) che amava e promuoveva le cose di Romagna. E fu proprio lui

"Vittime e colpevoli. Le stragi del 1944 a Fragheto e in Valmarecchia" A cura di Antonio Mazzoni - Viella. Fortemente voluto dall’Istituto Storico della Resistenza di Rimini e dal’Associazione Il Borgo della Pace di Fragheto, questo volume fa il punto sulla strage di Fragheto (oggi in provincia di Rimini, ma allora in quella di Pesaro e Urbino) avvenuta nell’aprile 1944 in cui truppe naziste trucidarono 30 civili, comprese donne e bambini. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 25 aprile 2003 conferì al Comune di Casteldelci, in cui vi è la frazione di Fragheto, la medaglia d’argento al merito civile. I saggi presenti nel volume tengono conto dell’esito del processo di Verona, tenutosi dal 2012 al 2013, che nel 2014 mise la parola fine alla vicenda giudiziaria che vedeva imputati tre ufficiali del battaglione responsabile dell’eccidio, con l’assoluzione per insufficienza di prove per due e un non luogo a procedere per il terzo militare, deceduto prima del processo. Se per la giustizia la vicenda è chiusa, così non è per gli storici. Il processo ha portato alla luce preziosi documenti tedeschi fino ad allora sconosciuti: sono emersi documenti, fotografie e testimonianze nel corso degli interrogatori di 17 militari, ormai anziani – tutti

Cumited “Com una volta” – San Clemente “Giustiniano Villa. 29. concorso di poesia dialettale” La Piazza “E se ventinove vi sembran poche …” così Claudio Casadei, lo storico patron del Premio Giustiniano Villa di San Clemente. Ventinove sono le edizioni del Premio, il più vecchio concorso di poesia dialettale organizzato in Romagna. Nel 2022 si festeggerà la trentesima edizione, un traguardo importante. Un’edizione, quella del 2021, “caratterizzata da un tasso qualitativo medio piuttosto elevato, certificato dai nomi dei vincitori e dei segnalati. Tra i temi il Covid e il cuore l’hanno fatta da padrone”. Ma la manifestazione è stata velata dalla tristezza per la scomparsa della professoressa Grazia Bravetti Magnoni, avvenuta il 26 settembre 2021, cittadina onoraria di San Clemente, membro della giuria del Premio sin dalla sua nascita. Ha scritto nel suo saluto la Sindaca Mirna Cecchini: “La sua capacità dialettica, la sua tenacia, il suo attaccamento alla storia del paese erano doti che difficilmente ho incrociato e apprezzato in altre persone. Grazia credeva fermamente nei valori di questa comunità; ne faceva parte con orgoglio” . E Casadei: “Ho imparato ad amare la poesia dialettale grazie a Grazia Bravetti. Assieme a lei e ad altri abbiamo creato un Premio che ha dimostrato una

Romagna Arte e Storia n. 120/2021: "Omaggio a Pier Giorgio Pasini" - Il Ponte Vecchio. Che bella cosa l’amicizia. E quella di Ferruccio Farina per Pier Giorgio Pasini è talmente consolidata da decenni di comuni frequentazioni culturali, di impegni condivisi, di stima reciproca che se dovessi additare un esempio di come intenderei un rapporto di amicizia indicherei senza ombra di dubbio la loro. La decisione del Comitato di direzione della rivista “Romagna arte e storia” di far uscire il volume numero 120 come “Omaggio a Pier Giorgio Pasini”, sin dal momento in cui in questi giorni ho ricevuto il fascicolo, mi è sembrato un gesto stupendo verso una persona a cui in tanti dobbiamo moltissimo. “Il progetto è nato apparentemente per caso. Dapprima il Comitato di direzione ha pensato di dedicare a Pier Giorgio, suo storico direttore e oggi direttore onorario, l’annuale intervista a personaggi di rango della cultura romagnola. A chi altri se non a lui? Poi un pensiero conseguente: perché privare gli studiosi della sua straordinaria e preziosissima bibliografia? Poi, ancora: perché non ricordare qualcuno dei momenti salienti dei suoi sessant’anni di prolifico impegno nella ricerca e nello studio della storia dell’arte, non solo romagnola? Ed ecco l’’omaggio’ del Comitato di

"Caio Giulio Cesare, il perduto discorso di Rimini". Introduzione e ricostruzione a cura di Mirko Rizzotto -  Libri dell’Arco. Giulio Cesare il 12 gennaio 49 a.C. aveva 51 anni, quando nel corso della notte attraversò il Rubicone ed entrò a Rimini. “Alea iacta est” (il dado è tratto): “attraversare in armi quel fiumicello, un labile confine fra l’Italia e la Cisalpina, era di fatto una dichiarazione di guerra a Roma”. Il condottiero romano, reduce da nove anni di vittorie nella guerra per la conquista della Gallia, l’invasione della Britannia e la sottomissione della Germania, davanti alle sue coorti schierate della XIII Legione Gemina nel foro romano di Rimini, prima città della “terra Italia”, fondata dai Romani come colonia di Diritto Latino nel 286 a.C. col nome di “Ariminum”, annunciò con il suo discorso l’inizio della guerra civile contro Pompeo e il Senato romano. Del resto il Senato repubblicano romano il 7 gennaio aveva proclamato lo stato d’emergenza e dichiarato Cesare “nemico pubblico”. Cesare, della potente famiglia patrizia Iulia, fu militare, politico, console, dittatore, pontefice massimo, oratore e scrittore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia. Ebbe un ruolo fondamentale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana

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