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Edmo Vandi: "A m’arcord (io-mi-ricordo)" - Famija Arciunesa. La riccionesità si esprime in molti modi: è uno stato dell’anima, è un atto di supponenza, è l’essere un noi che siamo meglio di tutti gli altri. Nel caso di Edmo Vandi (classe 1934) credo valga la prima, così come scrive nella presentazione Rosita Copioli: “Credo che non esista un amore per Riccione paragonabile a quello di Edmo Vandi. Amore totale, ininterrotto”. E questo amore per Riccione Edmo per oltre sessant’anni lo ha vissuto, scritto, raccontato in televisione vivendolo assieme ai protagonisti della Città. “Ho cambiato molti uffici nei miei 36 anni di carriera comunale (…) mi sono occupato di sport, cultura, pubblica istruzione, stampa, turismo, rapporti con l’estero, pubbliche relazioni e in più redattore del Notiziario Comunale”. Nell’estate del 2018, recensendo il libro di Giuseppe Lo Magro, “Riccione. Gli irripetibili anni ‘60” (Famija Arciunesa, 2018), scrivevo: “C’è una figura che attraversa molte pagine del libro: è Edmo Vandi, riccionese purosangue, uomo di multiforme ingegno. Giornalista, capo ufficio stampa del Comune di Riccione, intervistatore, dialettologo, poeta, interprete, affabulatore, barzellettiere ,,, e chi più ne ha più ne metta! E poi c’è l’Edmo nel mondo della musica. Fisarmonicista per dilettarsi e dilettare gli amici; autore delle

"I Giusti in Emilia-Romagna" A cura di Vincenza Maugeri, Caterina Quareni - Minerva. Lentamente, molto lentamente, nel corso degli ultimi decenni sono emerse le storie di coraggio, di altruismo, di pura umanità a proposito del salvataggio di tante persone ebree perseguitate, con rischio di uccisione, fra l’8 settembre 1943 e la fine della Seconda Guerra Mondiale nell’aprile 1945. Il libro, curato dalla direttrice del Museo Ebraico di Bologna, Vincenza Maugeri, e dalla responsabile dei progetti culturali e della biblioteca/archivio del Museo, Caterina Quareni, assembla queste storie, fornisce informazioni sui “Giusti” (persone normali non ebree che salvarono almeno un ebreo senza trarne alcun vantaggio personale) della nostra Regione. Un libro fondamentale per conoscere questo pezzo della storia della Shoah nelle nostre terre, quando la generosità umana prevalse sull’odio e la persecuzione razziale. A partire dall’inizio degli anni Sessanta lo Stato di Israele, attraverso lo Yad Vashem, centro studi di Gerusalemme dedicato allo Shoah, rilascia il riconoscimento di Giusto fra le Nazioni ai non ebrei che, in modo disinteressato e mettendo a rischio la vita propria e dei propri cari, salvarono gli ebrei nei paesi europei occupati dai tedeschi. Scrivono le Autrici nell’Introduzione: “Già da alcuni anni il Museo Ebraico di Bologna si dimostra particolarmente sensibile

Agostino Bizzocchi “Te tatarcord? - Scacciano nel tempo e nel cuore" La Piazza. Mi piacciono le storie di piccoli paesi o di frazioni di città. Sono queste microstorie ricche si di ricordi personali dell’Autore (quasi sempre), ma anche vere e proprie finestre sul mondo da questi abitato: il lavoro, la casa, l’istruzione, il divertimento, i luoghi di aggregazione. Il volume scritto da Agostino Bizzocchi, classe 1951, consigliere comunale eletto nella lista del PCI e Vice-Sindaco di Misano Adriatico dal 1975 al 1977 (con il Sindaco Antonio Semprini), dirigente comunale prima a Cattolica e poi a Riccione (dove oggi risiede) è il perfetto esemplare di questa tipologia di libri. Ci racconta la sua vita e quella della famiglia a Scacciano, frazione del Comune di Misano Adriatico, posta sulle prime colline al confine con Coriano e Riccione. Un centro fondamentalmente agricolo, che conta oggi una popolazione di circa 700 abitanti (ad inizio del secolo scorso erano circa 500). Ad un chilometro da Misano Monte, per gran parte del Novecento capoluogo comunale, mentre Scacciano era la seconda comunità per abitanti dell’intero comune. Il libro di Bizzocchi copre un arco di tempo che va da inizio ‘900 alla metà degli anni ’60, lasciandoci alla fine del testo con

Angelo Turchini: "La Romagna nel Cinquecento. IV – Inquisizione in Romagna. Repressione e proposte di moderna vita religiosa" Il Ponte Vecchio. Turchini ha aggiunto un altro tassello alla sua monumentale storia della Romagna nel Cinquecento. E’ questo nuovo volume il quarto, dedicato all’Inquisizione in Romagna, dopo “Istituzioni, comunità, mentalità”, “Romagna illustrata”, “Ambiente, uomini, colture del territorio”. L’Autore ci racconta dell’attività della Inquisizione romana (o Sant’Uffizio) fondata nel 1542 da Papa Paolo III con la bolla “Licet ab initio”, che in Romagna ebbe due sedi inquisitoriali: a Faenza dal 1547 e a Rimini dal 1550. Con il nome cambiato (nel 1908 Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, nel 1965 Congregazione per la dottrina della fede) è ancor oggi esistente. Con l’Unità d’Italia l’Inquisizione venne privata delle funzioni repressive, riducendosi la sua attività ad una funzione puramente censoria verso tutto ciò che poteva essere considerato contrario alla teologia e all’etica cattolica. Precedentemente vi era stata l’Inquisizione medievale (dal 1179 a metà del XIV secolo), l’Inquisizione spagnola (dal 1478 al 1820) e l’Inquisizione portoghese (dal 1536 al 1821). L’8 marzo 2000 Papa Giovanni Paolo II in un discorso chiese perdono a nome della Chiesa per i peccati commessi dai tribunali dell’Inquisizione nel corso dei secoli. Turchini, nelle quasi 500

Luca Villa: "Abissinia" - Famija Arciunesa. Riccionese doc, anche se dal 2012 vive e lavora a Ibiza dove gestisce con la moglie una gelateria. Nato nel 1960, Villa a 62 anni ci regala questo splendido libro narrativo, ironico e umoristico, composto da una quarantina di racconti sulla vita e le avventure di un gruppo di ragazzini, fra cui lui, a cavallo degli anni settanta e ottanta nel quartiere dell’Abissinia, l’ultimo lembo di Riccione verso Misano Adriatico. Racconti scritti durante il lockdown mentre era bloccato in Spagna e presentati inizialmente sui social. Poi Francesco Cesarini, Presidente della “Famija Arciunesa”, gli ha proposto di pubblicarli in volume e nella Presentazione ha scritto: “Le sue pagine diventano un affresco dai colori vivi di un periodo e di una Riccione del passato, ma anche di un momento storico del nostro Paese”. L’amico albergatore poeta Luca Nicoletti, nella sua non-prefazione, scrive: “I raccontini sono scritti con il giusto e ambiguo equilibrio fra reale e surreale, nonché con qualche nota di costume capace di richiamare l’atmosfera di un periodo che spazia tra gli anni ‘60 e ‘70, quelli dell’infanzia e dell’adolescenza con sconfinamento negli anni ’80, il decennio del cosiddetto secondo boom economico, dell’edonismo, del divertimentificio assunto a icona

Renzo Sancisi: "Percorsi dell’entroterra romagnolo. Lungo il Fiume Marecchia: natura e MTB" - Il Ponte Vecchio. Il prof. Renzo Sancisi, santarcangiolese, classe 1954, insegnante per anni di matematica all’Istituto “Molari”, appassionato ciclista ci “regala” questo suo secondo volume alla scoperta della natura e dei tesori artistici delle nostre vallate. Il primo lo ha dedicato all’Uso (“Percorsi nell'entroterra romagnolo: lungo il fiume Uso: natura e MTB” edito sempre da Il Ponte Vecchio, nel 2020). L’attuale al fiume Marecchia. Due sono le motivazioni possibili per cui uno possa leggere questi libri: la passione per la mountain bike e l’amore per questi territori romagnoli bellissimi, sia dal punto di vista ambientalistico che del patrimonio artistico. In queste settimane di bel tempo, una vera e propria primavera precoce, l’armata dei ciclisti romagnoli si sta mettendo in moto: sia quelli da strada che quelli più amanti dei territori naturalistici. E’ a questi ultimi, con le indicazioni di percorsi e tratte da fare, che Sancisi si rivolge. Il fiume Marecchia ha una lunghezza di 70 chilometri. Nasce dal Monte Zucca, nel Comune di Badia Tedalda in Toscana sul confine con quello di Verghereto in Romagna. Il bacino interessa i territori della Toscana (provincia di Arezzo), dell'Emilia-Romagna (provincia di Rimini), e

Carlo Collodi: "Le avventure di Pinocchio" Disegni di Anselmo Giardini - La Piazza. Sul periodico settimanale “Giornale per i bambini” nel 1881 Carlo Collodi (pseudonimo del giornalista e scrittore fiorentino Carlo Lorenzini, 1826-1890) incominciò a far uscire a puntate (dicono per pagare debiti di gioco) il racconto “Le avventure di Pinocchio” che terminò due anni dopo, nel 1883. In quello stesso anno uscì in volume. Da allora il racconto è stato tradotto in 220 lingue straniere, e risulta essere ad oggi la seconda opera più tradotta della letteratura mondiale, nonché la prima tra le italiane. La storia è nota a tutti: racconta le avventure di Pinocchio, un burattino di legno, scolpito da Mastro Geppetto. Pinocchio è una metafora della condizione umana. Benedetto Croce disse: “Il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità”. Per decenni la storia di Pinocchio è stata definita come una storia per ragazzi. Ma la crudeltà e la cattiveria presenti nel libro possono essere tranquillamente rappresentate come un’allegoria della società italiana di fine Ottocento attraversata da profonde trasformazioni economiche e sociali, causa di profondi conflitti in un paese ancora povero, dove la fame non era sconosciuta. I personaggi principali del romanzo di Collodi sono il protagonista Pinocchio, il “padre” Geppetto,

Quello che presento oggi è il trecentesimo libro della Torre di Babele riminese. Credo un record di continuità di una rubrica che parla di libri. Trecento settimane, trecento libri segnalati ogni lunedì mattina. Oltre cinque anni di una presenza continua su Chiamamicitta.it. Diverse migliaia di lettori che settimanalmente mi leggono. Una vetrina sulla pubblicistica riminese che, pur risentendo della crisi dell’editoria in generale, continua a produrre libri che arricchiscono le nostre biblioteche, private e pubbliche. Mi auguro che questa mia attività di segnalazione libraria possa continuare ancora per diverso tempo ad essere apprezzata dai nostri lettori. Rino Mini: "Ferramenta. Officina del Gusto. Storie di vita e di cucina" A cura di Elena Mazzolini - Radici Editore. Per questo traguardo raggiunto di 300 segnalazioni librarie ho scelto di presentare un libro non libro. Un enorme, pesante volume, diversi chili, di 450 pagine di grande formato voluto da Rino Mini, ex patron dell'acqua minerale Galvanina ceduta nel 2019 al fondo americano Riverside (ne avevamo parlato nella recensione di qualche anno fa “Galvanina. Le radici del futuro”), per raccontarsi nella sua nuova avventura di ristoratore e presentare le ricette dei piatti che sono offerti nei suoi locali ai clienti. Un volume che assomiglia ai grandi tomi

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