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Giuseppe Lo Magro: "Da 'La Viola' a 'Viale Maria Ceccarini 1840-1939" - Famija Arciunesa. Un libro di storia vero, che rifletta sulle straordinarie vicende riccionesi degli ultimi due secoli, non c’è. In compenso ci sono decine di volumi che narrano della nascita del turismo a Riccione, le biografie dei principali protagonisti, il ricordo di luoghi memorabili legati alle stagioni turistiche. Da decenni queste pubblicazioni contribuiscono a mantenere vivo, se non ad alimentarlo, “il mito” di Riccione: da poverissima frazione riminese di ortolani e pescatori sino a divenire una delle capitali del turismo italiano. Giuseppe Lo Magro, classe 1945, nato e cresciuto in Viale Ceccarini, presidente per alcuni decenni dell’Associazione “Famija Arciunesa”, è da almeno vent’anni il divulgatore storico principe delle infinite storie riccionesi. Le sue pubblicazioni spaziano da quelle dialettali a quelle di storia locale, dalla poesia a quelle sullo sport: sono ormai una quarantina, tutte edite dalla “Famija Arciunesa” e distribuite in città ai numerosi soci dell’Associazione. E’ difficile entrare in una casa riccionese e non trovarne almeno qualcuna. Il suo ultimo lavoro è un piccolo tributo ai 100 anni della nascita del Comune di Riccione nel 1922. Attraverso le vicende viarie, urbanistiche, turistiche, sociali e culturali di Viale Ceccarini, una delle

"Cesare Pronti da Cattolica (1626-1708). Un omaggio in quattro atti" A cura di Alessandro Giovanardi - Pazzini. Si è chiusa da poche settimane, il 9 gennaio (aveva aperto le sale il 10 luglio 2021), la mostra dedicata al pittore cattolichino Cesare Pronti (1626-1708), l’esponente più antico, tra quelli noti, dei pittori di Cattolica. Straordinaria figura di pittore sacro e monaco agostiniano, fu discepolo di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (1591-1666) e figlio della grande cultura bolognese del Seicento. “La sua raffinata cultura e profonda sensibilità lo portarono alla costruzione di complesse e vertiginose scenografie architettoniche abitate da giocose ed esultanti presenze celesti, figure angeliche che divennero la cifra stilistica delle sue opere”. Questa piccola mostra (solo 4 i quadri esposti) ha ottenuto comunque un duplice, importante, risultato: il ritorno in attività, dopo anni di assenza, della Galleria Comunale di Santa Croce, storica sala mostre del Comune di Cattolica da una parte. E dall’altro la “riscoperta” di un’artista del Seicento che ha, a lungo, operato a Bologna e in Romagna. Ha scritto l’Assessore alla Cultura Marialuisa Stoppioni (in carica in quel momento, prima delle elezioni comunali del 3 ottobre e il ballottaggio del 17 ottobre): “Con la piccola esposizione attuale si sono messe

Olindo Guerrini: "Sonetti romagnoli. Edizione e commento a cura di Renzo Cremante. Traduzione di Giuseppe Bellosi" Longo Editore. Abituato da sempre, nella mia lunga attività di bibliotecario, di vedere i “Sonetti romagnoli” di Olindo Guerrini (1945-1916) nell’edizione pocket della Zanichelli (innumerevoli volte ristampata), uscita postuma nel 1920 a cura del figlio Guido, senza traduzione italiana e note, e trovarmi oggi di fronte a questo voluminoso volume di quasi 900 pagine è stata una bella sorpresa. Questa nuova riedizione è nata per volontà dell’Associazione “Amici di Olindo Guerrini” di Sant’Alberto, una frazione del Comune di Ravenna, dopo l’intenso calendario di iniziative svolte in occasione del centenario della morte del poeta nel 2016. Del resto scriveva Guerrini nel 1916 nel volume “La mia giovinezza”: “Sono nato (ahimè!) a Forlì; ma la mia vera patria è Sant’Alberto, 15 km al nord di Ravenna, dove i miei avi hanno sempre vissuto”. La nuova edizione si deve all’impegno e alla perizia di Renzo Cremante, classe 1942, che è stato docente all’Università di Bologna e a quella di Pavia, filologo e studioso da sempre attento ai casi letterari di Romagna . A Giuseppe Bellosi, classe 1954, studioso dei dialetti, della letteratura dialettale e delle tradizioni popolari, in particolare della

Federico Moroni: "Arte per gioco" - Vallecchi. La casa editrice Vallecchi ci ripropone, a distanza di quasi sessanta anni, un libro straordinario, “Arte per gioco” del santarcangiolese Federico Moroni (1914-2000), curato da Simonetta Nicolini. Moroni fu maestro elementare e pittore che nel dopoguerra aderì alla poetica neorealista e che fu vicino agli intellettuali santarcangiolesi noti come “Circal de giudeizi”, in particolare a Tonino Guerra (i disegni di Moroni illustrano il primo volume del poeta “I Scarabòcc” del 1946). Presso la scuola di Bornaccino, dal 1946, con i suoi scolari sperimentò una libera didattica del disegno e della pittura, in parte ispirata alle idee pedagogiche più avanzate di Giuseppe Lombardo Radice (1879-1938) e in parte frutto della sua personale esperienza di artista, suscitando ampio interesse di pedagogisti e intellettuali sia in Italia che all’estero. Nella Introduzione alla prima edizione del 1964, edita dalla bolognese casa editrice Calderini, il poeta Lionello Fiumi (1894-1973) così descriveva la pittura di Moroni: “Biciclette, contorte, pneumatici sgonfiati, molle esauste, sedie azzoppate, orologi rotti, scarpe slabbrate, e, a complemento, corridori ciclisti che aspettano un via che non verrà mai, musicanti sfiatati che non sanno più cosa insufflare ai loro tromboni, muratori che sbocconcellano ai piedi d’un muro un magro spuntino,

Il libro di Davide Bagnaresi che svela l'infanzia di Fellini, sfatando anche qualche sua bugia

Il libro di Davide Bagnaresi che svela l'infanzia di Fellini, sfatando anche qualche sua bugia

"Partecipare la democrazia. Storia del PCI in Emilia-Romagna - Catalogo della Mostra" A cura di Carlo De Maria con la collaborazione di Eloisa Betti, Mirco Carrattieri, Tito Menzani. Pendragon. In questo ultimo anno sono molte decine i volumi usciti sulla storia del Partito Comunista Italiano in occasione del centenario della sua nascita nel gennaio 1921 a Livorno. Storici, intellettuali, giornalisti: ognuno ha provato a mettere un nuovo tassello alla conoscenza della sua storia, sul ruolo giocato in Italia e a livello internazionale, sulla caratura dei suoi dirigenti. Ma oltre a questi studi “nazionali” in molte realtà territoriali sono uscite nuove pubblicazioni “locali” che, assieme a quelle note, contribuiranno a far conoscere storia e personaggi delle realtà provinciali e comunali. In occasione di questo anniversario l’Emilia-Romagna non poteva mancare. La rete delle Fondazioni Democratiche dell’Emilia-Romagna, assieme agli Istituti Storici della Resistenza, gli archivi UDI, le Università presenti in Regione nel 2019 hanno dato vita al progetto “Partecipare la democrazia. Storia del PCI in Emilia-Romagna”. Un consistente gruppo di studiosi si è messo al lavoro per produrre una Mostra, un sito, alcuni volumi tematici su aspetti particolari dell’azione di governo dei comunisti nella nostra Regione. Il sito è aperto (www.parteciparelademocrazia.it), anche se è ancora un working in

Andrea Muccioli: "Fango e risate. Storia di San Patrignano (1975-1994)" - Piemme. Pessimo titolo e brutto libro. Andrea Muccioli ha impiegato questa volta 540 pagine per scrivere quello che aveva già scritto in quattro pagine (unico altro testo suo conosciuto) introducendo il libro agiografico di Davide Giacalone “Disonora il giusto. Quello che hanno fatto a Vincenzo Muccioli” (Edizioni SEAM, 1996). Segnalandolo allora scrissi: “Non sappiamo se questo libro servirà a far capire San Patrignano. Abbiamo anzi il dubbio che servirà a rinfocolare polemiche e rancori. Un peccato, perché San Patrignano oggi non ha bisogno di questo”. E credo di poter ribadire oggi quel lontano giudizio. Andrea Muccioli in tutte le pagine del libro non scrive mai che questo suo testo vuole essere una risposta al docufilm di Netflix, uscito un anno fa. Ma dice “ho scritto questo libro in sei mesi, tra marzo e agosto 2021”. Ci pensa poi il testo in bandella (redazionale?) a puntare il dito su ciò: “Andrea Muccioli avrebbe preferito il diritto all’oblio per suo padre Vincenzo, fondatore e anima carismatica della comunità di San Patrignano. Ma il successo della docufiction ‘SanPa’, le ricostruzioni arbitrarie e parziali, le insinuazioni e le tante ombre gettate sull’uomo lo hanno convinto

Edoardo Maurizio Turci: "Luigi Renato Pedretti" - Il Ponte Vecchio. Il giornalista-pubblicista Turci ci consegna un volume biografico su Luigi Renato Pedretti voluminoso (oltre 450 pagine), arricchito da qualche centinaio di splendide foto. Ma la domanda che mi sono posto è stata: ma chi era costui da meritarsi così tanta fatica? Eppure una risposta l’avrei dovuta avere perché quando i figli di Quondamatteo regalarono alla Biblioteca Comunale “Battarra” di Coriano i libri del padre Gianni, schedai una decina delle sue opere facenti parte della donazione. Luigi Renato Pedretti (1885-1973), fu “impiegato comunale, militare con due guerre mondiali sulle spalle, emigrante, segretario comunale, storico, ricercatore, giornalista-pubblicista, poeta e, più in generale, un pioniere del turismo culturale a Santarcangelo”. Nacque a Gatteo, frequentò la Scuola Tecnica “Barbaro” di Savignano sul Rubicone, fu un assiduo utente della Biblioteca Malatestiana di Cesena. Dal 1903 al 1906 fu militare nel Regio Esercito, dal 1908 al 1911 emigrò negli Stati Uniti, rientrato in Italia trovò lavoro a Riccione presso l’Impresa Elettrica. Nel maggio 1915 partì volontario per la Prima Guerra Mondiale e rimase militare sino al 1918. Al suo rientro svolse funzioni di segretario comunale presso diversi comuni sino al 1925, per divenire poi responsabile dell’Ufficio di stato

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