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Barbara Leardini: "Eva" - Il Ponte Vecchio. E’ una vita che gli amici di Torre Pedrera mi raccontano le mirabolanti avventure (più o meno sessuali e fantasiose) di Zizì, al secolo Paolo Cima classe 1944. E prendendo l’aperitivo (quando si poteva) in uno dei bar di Torre Pedrera prima poi lo si vedeva transitare, quasi sempre con un codazzo di giovani a seguito, e scattava l’immancabile segnalazione: è Zizì, è Zizì. Una superstar di questa ultima frazione di Rimini a nord. Mai mi sarei aspettato di ritrovare una sua ampia biografia (35 pagine) in questa opera prima di Barbara Leardini, autoprodotta in proprio nel 2018 ed oggi edita dall’editore Ponte Vecchio di Cesena. Ad un certo punto il giovane Paolo, dopo una grave malattia, abbandona l’amore per il calcio per dedicarsi ad altro: “Aveva scoperto una passione ben più grande, la più importante della vita, la sua missione, quella per cui tutti lo avrebbero sempre conosciuto come il mitico Zizì, il re dei vitelloni della riviera, padre di tutti i ‘birri’ della Romagna che sarebbero venuti dopo, unica e rappresentativa icona di un fenomeno che ha caratterizzato un’epoca”. Per Zizì la scoperta dell’Eldorado, la mitica terra dell’oro, iniziò a metà degli anni ’60 con

Lia Celi, Andrea Santangelo: "Ninnananna per gli aguzzini" - Solferino. Lei, Lia Celi, è la nostra mordace corsivista domenicale, autrice di numerosi e fortunati libri (l’ultimo “Quella sporca donnina. Dodici seduttrici che hanno cambiato il mondo” edito da UTET nel 2020). Lui, Andrea Santangelo, saggista ed esperto di storia militare, autore di diversi volumi sul tema (l’ultimo “Generali e battaglie della Linea Gotica” edito da Bookstones nel 2019). A quattro mani hanno scritto questo piacevolissimo romanzo che si legge tutto d’un fiato (quello che non c’azzecca molto forse è il titolo ed una copertina nera truce con la svastica, ritengo, ad occhio e senza riscontri, l’uno e l’altro più una scelta editoriale che degli autori). Il libro, ambientato in un immaginario paesino sull’Appennino tosco-romagnolo, Monteperso (poco più di duemila abitanti, età media oltre settant’anni), gira attorno alle vicende che coinvolgono Marco Pellegrini, ventiseienne studente fuoricorso di Storia antica. Marco ha vinto per sbaglio un concorso da vigile urbano a cui l’aveva iscritto a sua insaputa il padre ferroviere, dopo averlo trovato sbandato a Bologna. Così il ritorno al paesello natio lo vedrà impegnato con due lavori: poliziotto-tuttofare della zona, e badante di nonno Gualtiero, ottantenne appassionato di storia che dedica le sue

Graziano Pozzetto: "Tonino Guerra, il cibo e l’infanzia. Noi continuiamo a mangiare nei piatti della mamma" -  Il Ponte Vecchio Tonino Guerra era nato a Santarcangelo il 16 marzo 1920. Quest’anno avrebbe compiuto cento anni. Invece ci ha lasciati il 21 marzo 2012, a novantadue anni appena compiuti, nella Giornata Mondiale della poesia. Questo libro di Graziano Pozzetto nasce su una esplicita richiesta fattagli da Lora, la moglie/compagna per quarant’anni di Tonino, dopo che aveva annunciato, nel corso dell’annuale appuntamento del Gruppo di Amici “che ama e vive la biodiversità, per capirci quella dei Frutti dimenticati (di cui Tonino è stato profeta e poeta)”, il proprio abbandono (per limiti di età) “dalla scrittura militante sui cibi identitari delle Romagne e dintorni”. Pozzetto, giornalista, scrittore,gastronomo, ricercatore, divulgatore appassionato, in oltre quarant’anni di attività ha pubblicato 37 libri. E’ protagonista di un’enciclopedica codificazione culturale ed antropologica sui mangiari, cibi, vini, prodotti tipici, eccellenze, memorie identitarie, storie e testimonianze di cibo delle Romagne.  I tre volumi dell’”Enciclopedia enogastronomica della Romagna” (editi da Il Ponte Vecchio fra il 2017 e il 2019) sono la summa della sua lunga attività su questi temi, e dovevano essere la fine della sua attività di scrittore. Invece, sulla base dei suoi ricordi

Cristina Ravara Montebelli: "Acqua buona riminese. Sorgenti, acquedotti, fontane e lavatoi: nuove ricerche" - Bookstones. Cristina Ravara Montebelli torna ancora una volta ad occuparsi della storia idrica della Città di Rimini, dopo i precedenti volumi “Aqua ariminensis. Approvvigionamento, conduzione e utilizzo nella città romana” (AMIR, 2002) e “Sant'Andrea, un borgo fra le acque” (Luisè, 2005) con Oreste Delucca e Maurizio Zaghini. Lo fa come sempre da archeologa e profonda conoscitrice del territorio. Il volume, sponsorizzato da Romagna Acque Società delle Fonti, offre nuovi e importanti contributi e informazioni sulle sorgenti, sulle vicende degli acquedotti romani, sulle fontane pubbliche, sul problema dell’approvvigionamento della nuova città turistica fondata nell’Ottocento. Già in epoca romana, nel 1° secolo a.C, l’architetto Vitruvio scriveva: “Senza l’acqua né un organismo vivente né alcun alimento può nascere o conservarsi o essere attivo. E’ per questo che con gran cura e zelo bisogna cercare e scegliere le fonti, avendo di mira la salute dell’umanità”. Parole ancor oggi quanto mai di attualità, più che mai vere per tante parti del mondo dove ormai le guerre si scatenano per l’accesso all’acqua. Ravara ci prende per mano e, documento dopo documento, ci conduce alla scoperta di tutte le sorgenti d’acqua riminesi. “Una volta individuate le

Oreste Delucca: "I mulini idraulici della Bassa Valconca" - La Piazza. “Nel Medioevo l’energia naturale più largamente utilizzata come forza motrice è stata l’acqua; e a servirsene è stata soprattutto una macchina particolare: il mulino idraulico”. Non era certamente una invenzione di quel tempo; esso era noto sin dall’antichità, “senonchè in età romana non si avvertiva la necessità di utilizzarlo, in quanto c’era abbondanza di mano d’opera a buon mercato: gli schiavi”. Ancora una volta Oreste Delucca, proseguendo le sue ricerche in vari archivi del territorio, ci racconta una storia straordinaria come è quella dei mulini lungo il Conca. Scrive nella presentazione del volume il presidente della Pro Loco di San Giovanni in Marignano Barbara Mariani, che ha sponsorizzato il volume: “La diffusione dei mulini idraulici, dal Medioevo in poi, ha caratterizzato il paesaggio, piegandolo e ridisegnandolo in base alle sempre maggiori esigenze di una economia agricola in piena espansione e sviluppo. La Pro Loco di San Giovanni in Marignano è per vocazione istituzionale sensibile ad un tale tema”. Vorrei però ricordare su questo tema anche il bel repertorio realizzato nel 1996 da tre giovani laureandi (allora) in architettura Alessandro Costa, Sabrina Manzi e Giorgio Tarducci “I mulini ad acqua nella Valle del Conca.

Gino Valeriani – Gilberto Arcangeli – Valter Ciabochi: "Tele color ruggine dalla filatura alla tessitura" - Digitalprint. Quando penso alle tele color ruggine, inevitabilmente il mio pensiero va alle meravigliose creazioni della Antica Stamperia Artigiana Marchi di Santarcangelo di Romagna, dove l’antico mangano è in funzione dalla metà del ‘600, grazie al quale la tela viene pressata, lisciata e stirata e poi “stampata”. I libri che Gino Valeriani, da solo o con altri collaboratori, continua a produrre ci raccontano di tanti aspetti del mondo contadino e artigianale della Vallata del Conca. E con questo volume ancora una volta ci porta a scoprire come anche questa attività fosse praticata in quel territorio. Di come la canapa e il lino fossero coltivati nella nostra regione E “se il lavoro dei campi spettava principalmente agli uomini i lavori di filatura e tessitura erano prettamente femminili. Con questi la donna concorreva all’economia familiare e al suo sostentamento”. “Con la rocca e il fuso le donne filavano la canapa per formare il filo, impiegato successivamente per la tessitura. Produzione di tali attività erano lenzuola, coperte e tutto il corredo per giovani spose”. “Mentre in tutte le famiglie rurali della Romagna si coltivava la canapa, solo in alcune si

Ormai da un decennio i libri per bambini e ragazzi fanno da traino all’editoria italiana. Ma non solo: sono ormai quasi il 50% dell’export dei diritti dei libri italiani all’estero. Il report annuale dell’Associazione Italiana Editori (AIE) sul settore, che viene presentato ogni primavera in coincidenza con Bologna Children’s Book Fair, la fiera internazionale del libro per ragazzi ormai divenuta un punto di riferimento a livello mondiale, parla per il 2019 di una crescita del 3,4% pari ad un importo complessivo raggiunto di 250 milioni di euro, e di una crescita di vendita dei diritti all’estero di un più 8,7% (venduti 3.342 titoli). Oggi, scrive l’AIE, “l’editoria per ragazzi riesce a realizzare prodotti di alta qualità in una logica di innovazione, prodotti che sono molto apprezzati anche dagli editori stranieri”. Ma il 2020, come per tanti altri settori merceologici, a causa della pandemia di COVID-19 sta registrando flessioni di vendita e crisi: l’AIE parla di un 2020 a -25%, adulti e ragazzi. Ventimila libri in meno pubblicati. La stessa fiera del libro per ragazzi di Bologna quest’anno si è potuta svolgere solo in via digitale. Normalmente il grande pubblico, tranne che i pochi addetti ai lavori, non presta grande attenzione a queste

"L’umanesimo cristiano del Tempio Malatestiano. Percorsi di riscoperta artistica, teologica e sapienziale" A cura di Johnny Farabegoli e Natalino Valentini - Minerva. Un libro affascinante che racconta, da molti punti di vista, una sola storia: quella del Tempio Malatestiano di Rimini. Il volume raccoglie gli interventi svolti nel corso del ciclo di conferenze (svoltesi fra novembre e dicembre 2014) promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR) “Alberto Marvelli” congiuntamente alla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e al Comune di Rimini. Scrive in apertura Natalino Valentini, direttore dell’ISSR “Marvelli”: “Il Tempio Malatestiano di Rimini non è solo un bene culturale di grande pregio artistico e architettonico internazionalmente riconosciuto, certamente l’edificio più significativo dell’Umanesimo europeo, ma anche il simbolo identitario della città e della Chiesa riminese (oggi anche Basilica Cattedrale)”. Ma il fine di molti degli interventi è quello di dimostrarne il valore intrinseco per il cattolicesimo. Il Vescovo Francesco Lambiasi: “Amo la mia-nostra Cattedrale perché mi riflette il volto di Dio che non si presenta come un geloso rivale e invidioso antagonista dell’Uomo, ma come suo potente e misericordioso alleato. E’ un Dio che ci ha fatti per volare alto, verso di lui, con le due ali della ragione e della fede, come

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