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Daniele Celli – Massimo Gugnoni "16 aprile 1913. Il primo volo Rimini-San Marino di Gianni Widmer alla luce di alcuni documenti inediti" - Youcanprint. Ricercatore non professionista riminese, recita la nota biografica di Daniele Celli (classe 1961) su Scoprirete. Vero, in quanto di professione fa il geometra, ma la sua passione per tutto ciò che vola in questi ultimi quindici anni lo ha portato a pubblicare una ventina di testi, autoprodotti, che ci hanno svelato molte storie sulla nascita dell’aviazione a Rimini e su fatti accaduti sul nostro territorio nel corso della seconda Guerra Mondiale. Molti di questi testi sono scaricabili dal sito dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini. Citerei, fra questi testi di Celli, per la storia aviatoria riminese: “Aeroporto di Rimini : la S.R.A.M. (squadra riparazione aeromobili e motori)” (2016),  “Aeroporto di Rimini : il volo a vela” (2016), “Un dirigibile nella valle dell'Uso” (2017), “Un riminese nella pattuglia acrobatica: Giuseppe Melandri” (2017), “Aeroporto di Rimini : i piloti del riminese” (2018); invece per episodi avvenuti nel corso dell’ultima guerra “Max E. Johnston 1944. Odissea di un americano tra Riccione e San Marino” (2011), “Un Me 323 a Gabicce” (2012), “James Henry Longino:

"Di guerra e di genti. 100 racconti della Linea Gotica". A cura di Andrea Marchi, Gabriele Ronchetti, Massimo Turchi - Pendragon. “Quello che non abbiamo mai letto, finora, è un libro che ci parli della Linea Gotica attraverso cento racconti di vita vissuta, storie realmente accadute fra l’estate del 1944 e la primavera del 1945”. Questo è l’ambizioso preambolo che i curatori di questo volume ci porgono in prima pagina. Qualche perplessità sulla riuscita di quanto promesso però, alla fine della lettura, ce l’ho. “Attraverso queste pagine conoscerete storie individuali vissute da persone semplici – militari e civili – che descrivono un ampio spaccato storico e sociale, ma soprattutto umano, di quello che fu l’ultimo fronte di guerra in Italia, sull’estrema linea difensiva tedesca”. “Storie che raccontano vicende di soldati alleati e tedeschi, di partigiani, religiosi e agenti segreti, offrendo al lettore un nuova chiave di lettura più ‘umana’ e reale, oltre a una possibilità di coinvolgimento, soprattutto emotivo, senza precedenti letterari”. Dunque proviamo a mettere alcuni punti fermi su queste affermazioni così nette fatte in apertura da Daniele Ravaglia, Direttore generale di Emil Banca, che presumo sia lo sponsor del volume. Primo. I lettori di questo volume si presuppone debbano conoscere, almeno per

"Le pergamene delle clarisse di Sant’Agata Feltria (secoli XII-XVIII)", A cura di Gian Paolo Giuseppe Scharf . Società di Studi Storici per il Montefeltro. Un libro importante, anche se credo solo per addetti ai lavori. La pubblicazione di 149 pergamene (di cui 145 di età tardo-medievale e quattro di epoca moderna tra il 17° e il 18° secolo), conservate da secoli nell’archivio delle suore clarisse di Sant’Agata Feltria, è sicuramente un avvenimento in quanto ci consente di aprire una finestra sulla vita medievale nel Montefeltro, tra problemi legati alla religione e attività economiche delle suore sul territorio. L’arco temporale coperto dalle pergamene va dal 1190 al 1409. Del resto, a cinquant’anni dalla fondazione della Società di studi storici per il Montefeltro, con l’uscita di questo poderoso volume, di grande formato, di oltre 400 pagine, viene confermata la mission della Società: “la pubblicazione delle fonti era, nel 1970, fra gli obiettivi principali dei soci fondatori”. “Questo volume è la prova che fare storia ad alto livello è possibile. La gestazione è stata lunga, ma coordinare gli sforzi di istituzioni pubbliche, istituzioni religiose, associazioni volontaristiche impegnate nella valorizzazione del territorio e delle piccole realtà locali, imprenditoria e soggetti privati ha dimostrato che è possibile

Ernesto Paleani: "Italino Mulazzani… dialoghi tra gli ulivi. Storia dell’uomo e dell’imprenditore" - Paleani. Italino Mulazzani da Montegridolfo. L’ultimo Comune del riminese, sul confine marchigiano, il più piccolo della provincia. E’ da qui che Italino muove le prime mosse come imprenditore edile negli anni ’70 dello scorso secolo (Lui è nato nel 1934). Oggi ha 86 anni. “Non mi sono mai sentito, perché non lo sono mai stato, un palazzinaro”. “Noi eravamo un’azienda”. E aggiungo io: che azienda! Dagli anni ’70 alla grande crisi del 2008 la Mulazzani Italino spa (costituita nel 1991) ha costruito di tutto fra Pesaro e Rimini. Ha vinto appalti importanti, ma soprattutto ha realizzato grandi opere per conto terzi o in proprio. Tanto per dirne alcune: a Pesaro il fabbricato residenziale “Porta Ovest”, il BPA Palas, l’iper Rossini, la multisala, la Baia Flaminia Resort, il nuovo Tribunale, il centro residenziale “Gli alberi”, il centro residenziale e commerciale di Via Mameli, sette chiese; a Cattolica il centro commerciale dove c’è la pasticceria Staccoli; a Riccione la trasformazione dell’ex albergo Smeraldo in Via Ceccarini; a Rimini il residence Primavera, il Colosseo, il Palazzetto dello sport RDS Stadium, la viabilità e gli accessi al centro commerciale Le Befane, la sede

Lia Celi: "Quella sporca donnina. Dodici seduttrici che hanno cambiato il mondo" - UTET. Proprio il mondo non l’hanno cambiato, ma sicuramente hanno provato a dimostrare che le donne non valgono meno degli uomini. Anzi hanno attestato che gli uomini molto spesso sono dei coglioni veri e propri: o per eccesso di libidine o per bigottaggine religiosa e moralistica. Ma ha ragione Lia quando apre il libro scrivendo che le sue dodici “eroine” “sono state le prime. Le prime donne a truccarsi, a scegliersi gli uomini, a decidere quando e se sposarsi e avere figli, a gestire autonomamente i loro guadagni”. Noi tutti dimentichiamo troppo facilmente che sino a cinquant'anni fa, o giù di lì, la donna era totalmente succube dell’uomo, sia per la tradizione secolare sia per il quadro legislativo. In Occidente oggi le donne hanno molte più libertà, diritti, potere che nei secoli passati e la battaglia continua (purtroppo con troppe donne vittime lasciate ancor oggi lungo questa strada). Ma così non è in altre parti del mondo, dove è ancora molto peggio. Le donne di Lia però del mondo, e della sua storia, fanno parte: “Questo libro racconta le vite di dodici puttane famose, dalla notte dei tempi ad oggi

Stefano Bonaccini: "La destra si può battere. Dall’Emilia-Romagna all’Italia, idee per un Paese migliore" - Piemme. Uscendo da Sala Borsa, dopo aver visitato la mostra “Avanti Popolo. Il PCI nella storia d’Italia” sabato 22 ottobre 2011, ho incontrato per la prima volta, e ci siamo presentati, Stefano Bonaccini, in quel momento Segretario regionale del Partito Democratico (lo è stato dal 2009 al 2015). Ricordo bene quel momento anche perché mi lasciò, pur in un colloquio in Piazza Maggiore (occupata da un grande tendone per una iniziativa nazionale del PD) di qualche minuto, una gran buona impressione: l’incontro con un politico vero, erede della grande tradizione riformista e socialista emiliano-romagnola. L’ho poi incontrato e ascoltato in questi anni tante volte, nelle numerose sue visite nel Riminese ricevendo sempre la conferma che egli era un buon dirigente politico e un amministratore pubblico capace. Abbiamo anche battibeccato, e Lui sa perché, ma ciò non toglie in alcun modo la mia buona considerazione nei suoi confronti (per quello che può valere). In questa sua ultima battaglia contro la destra per la guida della Regione Emilia-Romagna nel gennaio di quest’anno sono stato uno dei tanti che l’hanno vissuta lavorando per la sua vittoria, perché ho creduto, anche

Il Sindaco Bruno Bigucci a nome della Giunta Comunale, al termine del suo incarico nel 1985, scriveva nel fascicolo “Comune di San Giovanni in Marignano. 1980/1985 cinque anni di progresso”: “il Comune di San Giovanni in Marignano ha vissuto una fase intensa di sviluppo. Con sicurezza possiamo dire che gli ultimi sono stati cinque anni di progresso. Non ci arroghiamo certamente il merito esclusivo dello sviluppo di questo paese cresciuto visibilmente in qualità e in quantità. (…) è stata determinante la laboriosità di questa gente. All’Amministrazione Comunale deve essere riconosciuto il merito di aver promosso e condotto lo sviluppo con una programmazione lungimirante e stimolante. A San Giovanni si vive bene. Non possiamo però accontentarci di questo: si può vivere ancora meglio”. Bruno Bigucci era nato il 5 giugno 1942. Giovanissimo aveva incominciato ad occuparsi di politica e a soli 22 anni era entrato in Consiglio Comunale nella lista unitaria PCI-PSIUP alle elezioni del 22 novembre 1964. Il 18 settembre 1966 il Sindaco comunista Guido Donati (in carica dal dicembre 1964 al giugno 1975) lo volle in Giunta (incarico che mantenne sino a giugno 1970). [caption id="attachment_213635" align="aligncenter" width="1718"] 1974 ca. Morciano di Romagna, sede del PCI. Conferenza economica della FGCI della

Gianfranco Miro Gori: "Artai. Versi nel dialetto romagnolo di San Mauro Pascoli (1995-2014)" - Tosca. Parafrasando il suo concittadino Giovanni Pascoli, nel famoso incipit della poesia “L’Aquilone”, nei versi di Miro Gori “c'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico”. Intendendosi con questo il profondo, assoluto, legame che Miro ha con la Romagna, con la sua storia, con i suoi personaggi. Ma contemporaneamente la capacità di innovare letterariamente temi e situazioni, usando il dialetto romagnolo come strumento di espressione. Gori in questo volume ha raccolto versi già precedentemente pubblicati in “Strafócc” (Chiamami Città, 1995), “Gnént” (Pazzini, 1998), “Cantèdi” (Mobydick, 2008), “E' cino. La gran bòta. La s-ciuptèda” (Fara, 2014). Libri tutti esauriti da tempo, per cui Miro ha ritenuto giusto dare la possibilità, a chi lo volesse, di poterlo leggere in questa selezione di testi (“Artai” = Ritagli) che lui ha operato. Le sue poesie, o meglio racconti, in dialetto sono quanto di più innovativo in questi ultimi decenni è stato prodotto dai numerosi poeti dialettali romagnoli. Testi premiati in numerosi concorsi in tutta la Romagna. Eppure … per Miro il dialetto non è l’idioma “nativo”: come ammette del resto francamente nel primo testo di apertura del volume. Da “E’ dialèt” (in “Strafócc”):

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