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Fra Rimini e Pesaro ci sono poco più di 40 chilometri di distanza, si mangia la stessa piada e il maiale si chiama ugualmente baghino. Eppure è come se ci fosse un muro che divide le due realtà. I riminesi poco, o nulla, sanno della storia pesarese, delle sue vicende politiche e dei protagonisti che le hanno animate (pubblici amministratori o dirigenti di partito). Lo stesso avviene per la storia dei sette Comuni dell’alto Montefeltro i cui cittadini nel referendum del 17-18 dicembre 2006 all’84% si espressero per il passaggio di regione (dalle Marche all’Emilia-Romagna) e di provincia (da Pesaro-Urbino a Rimini). Passaggio che divenne ufficiale con la pubblicazione in Gazzetta, la n. 188, della legge n. 117/2009. Questa premessa è necessaria perché amici e compagni di Novafeltria mi hanno chiesto, visto che ho scritto ormai numerosi profili biografici di dirigenti comunisti del riminese per Chiamamicitta.it, di dedicarne uno anche a quello che loro ritengono il loro dirigente più prestigioso: Giuseppe Angelini. Invito che ho accolto ben volentieri, ma che non avrei mai potuto scrivere senza l’aiuto dell’ex Sindaco di Novafeltria Vincenzo Sebastiani e delle due figlie di Angelini, Chiara e Angela, che ringrazio vivamente, nonché di Mauro Annoni, Presidente dell’ISCOP di

Gino Vignali: "Ci vuole orecchio" - Solferino. Seconda puntata (dopo “La chiave di tutto” edito da Solferino nel 2018) dell’allegra brigata del vice questore Costanza Confalonieri Bonnet a Rimini. Anche in questo secondo episodio (dei quattro annunciati, uno per ogni stagione) la Squadra omicidi riminese si trova, a distanza di poche ore, alle prese con due nuove indagini: da una valigia tirata su dal peschereccio del capitano Valentino Costanza al largo della costa di Rimini vengono fuori un mucchietto di ossa che si riveleranno essere i resti di una contorsionista circense. “Un ‘cold case’ raccapricciante ma di secondo piano? Può darsi, ma meno di quarantott’ore dopo se ne aggiunge un altro, decisamente bollente, che coinvolge un’ereditiera infelice, una misteriosa Fondazione e uno studio di avvocati da trattare con i guanti”. La Squadra ha tra le mani due omicidi. Due indagini che non hanno niente in comune, tranne che le vittime sono due donne. Mentre le storie del primo volume erano ambientate in una Rimini invernale, queste nuove vicende danno lo spunto a Vignali per raccontare di una Rimini primaverile: “Rimini si è lasciata l’inverno alle spalle e finalmente è vestita di lino e non di lana. La stagione, la ‘sua’ stagione, è

"La miniera di Perticara durante la Seconda Guerra Mondiale nei diari (1942-1945) dell’ing. Ciniro Bettini" A cura di Cristiano Bettini e Carlo Colosimo -  Società di Studi Storici per il Montefeltro. Ho assistito domenica sera 11 agosto alla presentazione di questo volume in Piazza a Perticara ed ho avuto conferma di quanto ancora la storia della miniera sia vissuta intensamente dalla popolazione di quel territorio. Una piazza gremita di pubblico e di autorità locali che hanno ascoltato con grande attenzione quanto i relatori andavano esponendo, in particolare il figlio del “direttore buono” Bettini, Cristiano. In una proficua collaborazione instaurata ormai da tempo fra soggetti diversi (il Parco dello Zolfo delle Marche, la Società di Studi Storici del Montefeltro, la Pro Loco di Perticara, il Museo storico minerario di Perticara ”Sulphur”) in questi ultimi anni sono state editate diverse ricerche storiche sulle vicende della miniera di zolfo di Perticara. Di alcune in questi anni ne ho anche parlato qui in questa rubrica (“Miniere sulfuree e carbonifere tra Sogliano al Rubicone, Repubblica di San Marino e Perticara” a cura di Cristina Ravara Montebelli edito da Bookstones – Società di studi storici per il Montefeltro nel 2015; “L’Ottocento nelle lettere della Società Anonima delle Miniere Zolfuree di Romagna.

Pier Giorgio Pasini  (Fotografie di Luciano Liuzzi): "Guida breve per la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice" "Guida breve per la chiesa parrocchiale di San Gaudenzo" . Il Ponte. Con queste due ultime guide uscite quest’anno Pier Giorgio Pasini è arrivato a quota 15. Sono piccoli libri, formato quaderno, di 32 pagine, che ricostruiscono le vicende architettoniche delle chiese e il patrimonio artistico che contengono. Non la storia dei fedeli e delle comunità. Pasini rinvia per questo spesso ad altri testi usciti precedentemente. Del resto Pasini, classe 1938, di arte si è sempre occupato: docente di educazione artistica nei licei dal 1960 al 1984; dal 1963 è Ispettore onorario della Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Bologna e collabora con la Soprintendenza per quanto riguarda i problemi della tutela, della conservazione, del restauro, del censimento del patrimonio artistico; consulente dei musei di Rimini e di San Marino; autore di decine di pubblicazioni dedicate al patrimonio artistico riminese; direttore, dalla sua fondazione nel 1980, della rivista “Romagna arte e storia”. La prima guida, per questa collana de Il Ponte, uscì nel 2007 dedicata alla chiesa di Sant’Agostino, poi nel 2009 quelle dedicate alla chiesa del Suffragio e al Tempio Malatestiano, nel 2010 quelle della

Giovanni Rimondini: "Castello Mirabilis. Lo splendore dei Malatesta di Pesaro e il grande Rinascimento del Brunelleschi a San Giovanni in Marignano" - Pro Loco San Giovanni in Marignano. Infiniti Malatesta (come precisa Rimondini, dizione preferibile a quella di Malatesti, anche se questa versione “non è del tutto scorretta per la presenza di una secolare tradizione”). Nel senso che lo studio di questa famiglia riserva sempre scoperte e sorprese. E così è anche per questo nuovo libro di Giovanni Rimondini, classe 1941, insegnante di storia e filosofia in pensione al Liceo Scientifico Serpieri, autore di decine di volumi dedicati alla storia di Rimini (da quelli dedicati all’archeologia romana ai tanti di storia malatestiana sino a quelli sulla società riminese del ‘700, ‘800 e ‘900). Il libro ricostruisce la biografia di Pandolfo dei Malatesta (1390-1441), arcidiacono di Bologna e poi arcivescovo di Patrasso, ultimo erede del ramo dei Malatesta di Pesaro, e le vicende del castello di San Giovanni in Marignano, attuale Palazzo Corbucci, appartenente a quel ramo della famiglia. La prima notizia su Pandolfo, in un documento pontificio, l’abbiamo nel 1407, quando all’età di 17 anni viene nominato arcidiacono di Bologna, “una carica importante nel governo ecclesiastico di una diocesi e seconda solo a

Domenico Ghiselli: "Patrimonio genetico. La ricerca dei Signori della Luna" - Umberto Soletti Editore. Opera prima di Domenico Ghiselli, corianese, classe 1965. Tecnico informatico della “Valleverde”, riconvertito a rappresentante di vini dopo la crisi dell’azienda. L’Autore ci fornisce uno dei pochi casi di un racconto fantascientifico del riminese. Ho provato a dare un’occhiata alla bibliografia riminese, ma non ho trovato granché in questo campo. Il volume del milanese Dario Tonani “Schiuma rossa” (Delos Digitale, 2014), Premio Robot 2013, in cui racconta di un Adriatico fogna a cielo aperto e in cui i due protagonisti (un poliziotto albanese deve recuperare a Milano un assassino e portarlo a Valona) si trovano coinvolti in situazioni da spaghetti/western a Nuova Rimini, una città con paesaggi fanta-urbani e fanta-ecologici. Tonani poi, assieme al digital artist riminese Daniele Gray, firma il photonovel fantascientico “Poliarmoid” inserito nella raccolta “W.A.R – Weapons, Androids, Robots” edito in ebooks quest’anno da Delos Digital. Il sammarinese Massimiliano Giri con il suo racconto "I polmoni del nuovo mondo” è il vincitore del premio Urania Short 2018, pubblicato sul numero di Urania del novembre 2018. Ma se i testi cartacei sono pochi, tantissime sono le occasioni in cui la fantascienza cinematografica la fa da protagonista nella nostra Provincia: “Starcon”a

Cumited “Com una volta”: San Clemente 27. Concorso di poesia dialettale “Giustiniano Villa” (2019) - La Piazza. Dunque, abbiamo un Cumited “Com una volta”, che gestisce da 27 anni un premio letterario per la poesia dialettale dedicato a Giustiniano Villa (1842-1919), con il sostegno dell’Amministrazione Comunale di San Clemente (città d’origine di Villa). Abbiamo un patron del premio, sin dalla sua prima edizione nel 1992, che si chiama Claudio Casadei, poeta dialettale a sua volta e influente opinionista nella sua Città. E una giuria importante e qualificata, presieduta da Piero Meldini, composta da Grazia Bravetti, Luciano Guidi, Maria Pia Rinaldi, Angelo Chiaretti, Oreste Pecci, Maurizio Casadei, Davide Pioggia e dallo stesso Claudio Casadei. Personalmente considero, ma assieme a tanti altri cultori del dialetto romagnolo, il Premio Giustiniano Villa il concorso per poeti in dialetto romagnolo più importante nella Provincia di Rimini e tra quelli più significativi in Romagna (ho recensito in passato i volumi del 24° e del 25° Concorso) . Ma ho avuto netta l’impressione di una edizione, quella di quest’anno, sottotono, priva di qualsiasi ritorno sulla stampa locale e nei siti online (anche sulla pagina fb di Claudio Casadei, che pure è ricchissima e ben fatta). Complice forse il fatto che

Michele Marziani: "Il suono della solitudine. Piccole storie da raccontare a te stesso" - Ediciclo. Mi corre l’obbligo di una premessa. Alcuni mesi fa l’amico, e saltuario collaboratore di Chiamamicitta.it, Paolo Vachino inviò alla nostra redazione un testo, “Caro Michele: lettera aperta a un amico scrittore”, che venne pubblicata, in cui “recensiva” (ma non è il termine esatto: quello più giusto forse era “elucubrava”) l’ultima opera di Michele Marziani. In redazione, va detto, a costo di passare per un branco di ignoranti, non capimmo molto di ciò che Vachino aveva scritto, ma lo pubblicammo e il pezzo ebbe oltre un migliaio di lettori (sapete che in rete si “conta” tutto). Ho già avuto occasione di scrivere che l’italiano è una lingua bellissima, ricca di termini e che, purtroppo, stiamo invece riducendola a poche centinaia di parole, quasi ci sentissimo in obbligo ormai di usare solo quelle essenziali necessarie per scrivere gli sms. E poi c’è un altro problema: questa ricchezza dell’italiano viene spesso usata da critici d’arte o letterari per scrivere pezzi incomprensibili ai più. Ma lo stesso potrebbe dirsi anche per l’italiano usato dalla burocrazia negli atti pubblici, per non parlare di quelli della giustizia. E tralasciando completamente ogni commento, perché

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