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Sa bene che nessun indennizzo deve essere riconosciuto ai concessionari balneari e a quando rimozioni e abbattimentI?

Augurando buon lavoro alla nuova giunta dell'Emilia Romagna non possiamo però esimerci dal commentare in senso negativo le prime dichiarazioni della neo assessora al turismo, Roberta Frisoni, in tema di concessioni demaniali marittime, se non altro per il fatto che di tale materia l'assessora Frisoni se ne è occupata sino ad oggi nella giunta riminese. Ella è a perfetta conoscenza che nessun indennizzo deve essere riconosciuto ai concessionari balneari in quanto all'atto della firma del contratto-concessione essi ne hanno esplicitamente rinunciato. Non solo: l'assessore Frisoni sa perfettamente che, sia le condizioni concessorie, che le norme del piano spiaggia (del Comune di Rimini) da lei presentato in consiglio comunale per l'adozione nel maggio scorso ed in attesa di approvazione (quando? Prima entro ottobre, poi entro novembre, poi entro dicembre. Sì ma di quale anno?), impongono la rimozione e l'abbattimento di tutto quanto ad oggi presente sulla spiaggia affinché i potenziali concessionari in concorso tra loro possano presentare progetti innovativi e conformi alle nuove norme pianificatorie. Da ultimo nessuna parola spesa per l'uso libero e gratuito della spiaggia e del mare da parte di tutti i cittadini, che fino a prova contraria essi solo sono, in modo collettivo-impersonale, "i comproprietari" dei beni comuni e

"Irrilevanti procedure di project in corso, la presenza o meno della scarsità delle risorse", e la farsa tutta italiana continua senza vergogna

Importante sentenza del Tar Lazio (Sezione staccata di Latina, n. 728-2024 del 14.11.2024) che ha accolto l’ennesimo ricorso dell’A.G.C.M. avete ad oggetto questa volta l’annullamento della delibera della Giunta Comunale di Gaeta n. 179-2023 con la quale venina differita la “la scadenza delle concessioni demaniali turistico-ricreative al 31/12/2024”. La pronuncia presenta degli spunti giuridici interessanti per alcuni enunciati che ci prestiamo brevemente a riassumere. Innanzitutto ribadisce che “ogni questione sulla scarsità delle risorse e sugli eventuali criteri fissati per accertare tale scarsità non può costituire ragione per determinare la non applicabilità della direttiva 2006/123/CE nelle more della fissazione dei menzionati criteri”. E già questa statuizione ripropone l’applicabilità, piena diretta ed incondizionata della Direttiva Bolkestein nel nostro ordinamento. La motivazione poi prosegue declinando in tema di proroghe quello che è a tutti gli effetti il leitmotiv di una giurisprudenza ormai consolidata, granitica: “la disapplicazione della proroga in argomento si impone prima e a prescindere dall’esame della questione della scarsità delle risorse, in quanto, anche qualora si dimostrasse che in alcuni casi specifici non vi sia scarsità di risorse naturali, le suddette disposizioni, essendo di natura generale e assoluta, paralizzano senza giustificazione alcuna l’applicazione della direttiva 2003/126/CE e precludono in assoluto lo svolgimento delle

"Non ci restano che azioni forti" dice Mauro Vanni, ma finora quasi tutti i partiti hanno legiferato negli anni quello che gli hanno comandato

“Non ci restano che azioni forti”, declama impavido il “diacono” guerrigliero “Camillo” Mauro Vanni, preso atto del “tradimento”, a suo dire, della Meloni che li ha trattati come neanche “i nostri nemici” (e chi sarebbero i vostri nemici, visto che quasi tutti i partiti, dal PD a FDI passando per il M5S e F.I. hanno legiferato negli anni quello che gli avete comandato?)    avevano osato tanto! Quindi, a quanto si legge, Mauro Vanni e & C., mutuando un linguaggio caro ai nostalgici degli anni 70, sono pronti a sferrare “l’attacco al cuore della…sabbia” (e la Meloni sta già tremando di paura… ). E come ogni “serio” proclama hanno anche scelto una data storica, appropriata al tema, per chiamare “all’ adunata” i balneari “di terra, di mare e di aria”. Infatti, così per rinfrescare la loro memoria e quella delle pubbliche amministrazioni di tutti i livelli che negli anni si sono voltate dall’altra parte rendendosi complici della “illegalità” ad oggi ancora vergognosamente presente sull’arenile, ricordo che il 9 novembre 2021, quindi giusto 3 anni fa,  il Consiglio di Stato in Adunanza Plenaria con le due famose “sentenze gemelle”  ha sancito “la fine della festa e dei privilegi” ritenendo le proroghe (all’ epoca era

"Le stesse richieste verranno eventualmente formulate all' esito delle istruttorie compiute dalla pubblica amministrazione"

Notiamo che il dibattito mediatico di questi giorni è esclusivamente focalizzato nell' inutile (inutile anche alla luce del recente D.L. 131-2024) tentativo di poter legittimare di fronte alla pubblica opinione la presenza atavica dei concessionari demaniali "scaduti" nella gestione in termini di monopolio del demanio pubblico per ulteriori lustri in barba, non solo ai principi concorrenziali (ad esempio le ulteriori proroghe al 2027, ma soprattutto l'indennizzo al quale i concessionari scaduti hanno rinunciato al momento della firma della concessione, è d'obbligo ricordarlo, risulterebbe a tutti gli effetti un "vantaggio" ingiusto", anticoncorrenziale che si vorrebbe porre a carico dell' eventuale nuovo concessionario) e alle istanze che provengono da quella imprenditoria esclusa per anni da tale mercato, ma anche ai principi costituzionali di libero e gratuito utilizzo delle spiagge da parte della collettività. Spostando invece l'attenzione a come il bene demaniale è stato utilizzato da qualche concessionario riminese che si riteneva a tutti gli effetti padrone dell'arenile, prendiamo atto che a fronte della denuncia del Coordinamento Nazionale Mare Libero dello scorso anno sono stati accertati in via definitiva dal Comune di Rimini (la conferma a ciò è rappresentata dal diniego delle sanatorie paesaggistiche ed edilizie avanzate dalla società concessionaria con tanto di diffida

Il Comune di Bellaria-Igea Marina in data 13 settembre u.s. con la “Determinazione” n. 868 a firma del dirigente Dott. Ivan Cecchini che assegna un incarico di consulenza al Prof. Avv. Giuseppe Piperata Piazza, dimostra palesemente quale strada intenderà intraprendere in tema di concessioni demaniali marittime a scopo turistico ricreativo: nessuna procedura di pubblica evidenza trasparente, imparziale, pubblicizzata in modo congruo per dare a tutti gli imprenditori del comparto turistico (in particolare ai diversamente balneari)  la possibilità di partecipare ai futuri bandi, ma solo una selezione privilegiata, esclusivamente ristretta agli attuali concessionari scaduti, sotto le mentite spoglie del cosiddetto partenariato pubblico privato previsto dal Codice dei Contratti. L’oggetto del provvedimento è esplicativo: “Assistenza e consulenza giuridico amministrativa in relazione alla predisposizione degli atti necessari alla riassegnazione delle concessioni demaniali marittime: affidamento ai sensi dell’ art. 50, comma 1 lettera B  del D.lgs n. 36-2023”.  Già il tenore dei termini usati denota la deriva anticoncorrenziale del provvedimento e cioè la “RIASSEGNAZIONE” (“assegnare di nuovo”) delle concessioni demaniali marittime a scopo turistico ricreativo che si pone in netta antitesi con quella che dovrebbe essere invece una procedura improntata non nel “riassegnare” agli stessi ma nel “porre in pubblica evidenza” per tutti secondo i

L’ AGCM ha già indicato i criteri da seguire per indire i bandi e in tema di concorrenza la Corte Costituzionale si è pronunciata già nel 2010

Come Cesare nell'annunziare all’amico Marzio la rapidità della vittoria a Ponto con la famosa locuzione “veni, vidi, vici”, l’assessore Corsini nella sua continuità e contiguità politica alle non-ragioni dei balneari, presenta, con toccata e fuga,  la sua periodica “uscita elettorale” (i criteri regionali per i bandi) che ormai anche i “cocali” che svolazzano sulla nostra costa considerano poco più che una barzelletta. Non lasciatevi ingannare dalla presenza di soluzioni interessanti previste per imbonire la platea tipo: “clausole sociali per il lavoro, la sostenibilità ambientale, l’inclusione sociale, la parità di genere, e i servizi collettivi e l’abbattimento delle barriere architettoniche”, tutti obblighi già previsti per legge e non per “criteri”. Le vergogne sono altre ed in particolare le “clausole di protezione” di stampo monopolistico a favore degli attuali concessionari e l’estromissione dal dialogo degli “altri” interessati e cioè tutti gli utenti dell’arenile e del mare. Vediamole: La spiaggia e il mare visti da Corsini come beni di “mercato” da salvaguardare esclusivamente per il profitto di pochi e sempre gli stessi (quindi logica monopolista e anticoncorrenziale) e di conseguenza barriere preclusive o discriminatorie per gli aspiranti imprenditori che impugneranno a ragion veduta “indirizzi, bandi, e assegnazioni”. Corsini “dimentica” sempre che gli attuali

Debbono essere coinvolte nella predisposizione dei bandi anche tutte le associazioni ambientaliste e dei consumatori

Le condizioni contrattuali previste dalle attuali concessioni, l' impostazione del nuovo piano dell'arenile  del Comune di Rimini e l'apertura al mercato concorrenziale che le pubbliche evidenze hanno l'obbligo di garantire, impongono la previa  tabula rasa di tutto quello che c'è ora sull'arenile: cabine, chioschi, giochi devono tutte/i sparire in quanto si dovranno confrontare tra loro, alla pari, i nuovi progetti che presenteranno tutti i potenziali partecipanti, vecchi e nuovi, in conformità al nuovo piano dell'arenile. Il concessionario scaduto deve ottemperare liberando l'arenile e il Comune di Rimini deve intervenire coattivamente in caso di inerzia del privato, previo consulto con la Guardia Costiera  e l'Agenzia del Demanio in quanto queste due autorità potrebbero decidere a loro scelta di incamerare le strutture di facile rimozione senza corrispondere, come è ormai notorio, indennizzi di sorta ai concessionari scaduti. A che punto è questa interlocuzione assessora Frisoni. Quando smonteranno tutto ? Ne avete parlato ?  L' autunno con gli obblighi connessi e codificati è alla porte. L' AGCM nella nota del 12 Agosto ultimo scorso trasmessa all' ANCI e alla Conferenza Permanente Stato-Regioni-Autonomie Locali è stata estremamente chiara in ordine ai criteri per i nuovi bandi. Vediamone alcuni:  a) preferenza sulle forme procedimentali di avvio

“Sciopero ridicolo dei balneari, paventati rinvii delle pubbliche evidenze concordati con l’Europa, iniziative insensate delle Regioni"

Ogni anno i mesi estivi ci offrono una sintesi panoramica dei comportamenti e delle banalità sciorinate dai balneari e dalla politica “trasversale” al soldo elettorale di tale lobby e anche il 2024, per non essere da meno e nonostante le concessioni siano scadute, ci offre uno spaccato goliardico, anzi drammatico, di coloro che hanno in mano le spiagge, i beni di tutti noi, e di quelli che istituzionalmente invece di perseguire l’ interesse collettivo e la tutela del bene pubblico demaniale permettendone a tutti l’ uso gratuito e libero, difendono i privilegi e le rendite di posizione dei monopolisti dell’ arenile emanando o promettendo di emanare leggi e/o provvedimenti di cui conoscono perfettamente l’ incostituzionalità e/o l’ illegittimità. L’elenco sarebbe lungo: da quella mamma che in Aprile si è sentita chiedere da un “bagnino” riminese 6 euri, per consentite l’utilizzo dei giochi in spiaggia ai propri figli, a tutti quelli che vengono letteralmente prima “insultati” e poi “cacciati” dalla battigia dal bagnino, sprovvisto di qualsivoglia autorità per fare alcunché, solo perché stendono un asciugamano per andare a fare un bagno. Dalle ordinanze comunali di “contingentamento” per accedere alle spiagge libere subito “bollate come illegittime” dagli organi di giustizia amministrativa, alle varie delibere

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