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“Avere tutto”: Missiroli trova il coraggio di tornare a casa


11 Dicembre 2022 / Paolo Zaghini

Marco Missiroli: “Avere tutto” – Einaudi.

Ho segnalato e recensito nel corso di tanti anni centinaia di volumi su tematiche locali o di autori riminesi. Ma non so perché finora sono stato lontano dai libri di Marco Missiroli, pur avendone letti alcuni: riminese ma che vive a Milano, classe 1981, scrittore e giornalista (scrive di temi culturali su Il Corriere della Sera), Sigismondo d’Oro del Comune di Rimini nel 2019. Forse perché troppo incensato e celebrato, a prescindere. Mi sono convinto a dedicargli una mia segnalazione (per quel poco che vale) non dopo aver letto il suo penultimo libro, “Fedeltà”, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2019, ma dopo aver visto quest’anno su Netflix a marzo la sua riduzione in una serie TV in sei puntate da 30’ ognuna: un prodotto interessante, grazie ad un ottimo cast di attori (Michele Riondino e Lucrezia Guidone i due attori protagonisti) e a una solida sceneggiatura, anche se alcuni personaggi del libro sono finiti sotto traccia.

Questo mi ha portato ad attendere il nuovo volume, già annunciato, “Avere tutto”, con curiosità. E’ il suo settimo romanzo: il primo fu “Senza coda” (Fanucci, 2005, riedito da Feltrinelli nel 2017), seguito da “Il buio addosso” (Guanda, 2007), “Bianco” (Guanda, 2009), “Il senso dell’elefante” (Guanda, 2012), “Atti osceni in luogo privato” (Feltrinelli, 2015), “Fedeltà” (Einaudi, 2019) ed ora “Avere tutto” (Einaudi, 2022). I giornali, in questi giorni, hanno annunciato la trasposizione filmica anche di questa sua ultima opera.

Ambientato, come altri suoi racconti, fra Milano e Rimini, ci racconta di un legame profondo che unisce un figlio, Sandro, con il vizio del gioco d’azzardo a un padre con la passione per il ballo. “Avere tutto” è la storia di Nando Pagliarani e di suo figlio Sandro, di una Rimini in cui i gabbiani non urlano mai, di serate provinciali e di una domanda ricorrente: “Dove vorresti essere con un milione di euro in più e parecchi anni in meno?”.

Sandro decide di tornare a Rimini per festeggiare il settantaduesimo compleanno di suo padre Nando rimasto da poco tempo vedovo. Lascia Milano, la città dove si è trasferito per lavorare nel settore della pubblicità, mosso dal desiderio di trascorrere del tempo in compagnia del padre e spinto dalla necessità di allontanarsi dai debiti fatti giocando e dalla fine della storia d’amore con Giulia.

A Rimini Sandro ritrova la vita lenta di provincia, gli amici d’infanzia e un padre che, dopo la morte della moglie Caterina, dedica intere giornate alla cura dell’orto e ogni sera esce silenzioso di casa, sale a bordo della sua Renault 5 per rincasare solo a notte inoltrata. Incuriosito da queste uscite, Sandro segue il padre fino all’ingresso del cinema Atlantide, nel palazzo dei Salesiani in Piazza Tripoli (oggi Marvelli), che nei mesi estivi si trasforma in una sala da ballo dove Nando vive la passione per la danza un tempo condivisa con la moglie.

Perché lui e sua moglie hanno ballato come diavoli, in tutte le competizioni della riviera romagnola. Ballavano per vincere. Anche a Sandro piace vincere, è una malattia di famiglia. Ma la sua danza è pericolosa. Le prime volte al tavolo da gioco era lui il tizio da spennare, poi è diventato lo sbarbato da tenere d’occhio. Nando e Sandro sono accomunati dalla medesima smania di vincere, il primo nelle gare di ballo insieme alla moglie Caterina, il secondo nelle partite di poker dei più esclusivi tavoli milanesi. Per Nando «avere tutto» è ottenere il primo premio al Gran Galà della Baia Imperiale di Gabicce grazie al salto Scirea del Pasadèl da lui inventato; per Sandro è spennare i principianti e sentire il formicolio ai polpastrelli nel prendere in mano le carte.

Nel corso dell’inedita convivenza nella vecchia casa di famiglia all’INA Casa, piena di ricordi e della presenza di Caterina, moglie e madre, il rapporto padre-figlio si rinsalda grazie a una nuova complicità fatta di lunghe chiacchierate che svelano paure, rimpianti, rimorsi e segreti. Durante queste confessioni, Sandro racconta al padre come ha avuto inizio il suo vizio del gioco, Nando rivela al figlio di essere gravemente malato e di avere solo pochi mesi da vivere. Sandro dovrà fare i conti con le sue fragilità per prendersi cura di Nando e per stargli accanto, impotente, durante la lotta di suo padre contro la morte.

Un romanzo tesissimo e profondo sulle passioni che ci rendono vivi, sugli amori mai dimenticati, su chi scrive il proprio destino dando fuoco all’anima. Sui padri e le loro eredità nascoste.
E quell’ossessione che muove Sandro da sempre: la vita non è avere di più, è rischiare per avere tutto.

“Avere tutto” è la storia di Nando e di Sandro, ma è anche la storia di Rimini, città natale di Missiroli che in questo romanzo, come lui stesso ha ammesso, ha trovato il coraggio di tornare a casa. Quella che si presenta al lettore non è la città romagnola delle grandi villeggiature estive, ma è un luogo dove il tempo scorre lento e segue ancora il ritmo delle coltivazioni dell’orto di Nando e dove Sandro può trovare rifugio dalle «beghe» che lo attendono a Milano.

La scrittura di Missiroli in questo libro è in prima persona, con continui salti temporali tra il presente a Rimini e i densi ricordi del passato di Nando. Anche l’uso del dialetto romagnolo, qua e là nel testo, vuole contribuire a radicare le vicende raccontate nelle memorie riminesi dei due protagonisti.

Paolo Zaghini