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La lezione di Valencia dopo la tragedia. Ritorna l'idea del comune di Viserba


Basta celebrare Mussolini con la scusa della statua di Giulio Cesare


3 Novembre 2024 / Maurizio Melucci

Basta celebrare Mussolini con la scusa della statua di Giulio Cesare

C’è il consigliere Gioenzo Renzi che continua nella sua battaglia per ripristinare i luoghi e i simboli storici dell’età romana. In particolare l’Anfiteatro Romano di cui abbiamo già parlato e la statua di Giulio Cesare.

Non essendomi mai appassionato al tema non sono certo di aver capito quante statue di Giulio Cesare esistono in Italia e perfino a Rimini. Quella originale in marmo è esposta nell’omonima sala del Palazzo Senatorio di Roma. Il “cambio” avvenne nel 1936, anno in cui venne poggiata la nuova statua di bronzo in sostituzione di quella originale (alta di più di 3 metri, scolpita nel I secolo avanti Cristo e realizzata in marmo grechetto).

Nel 1933 Mussolini donò alla città di Rimini una copia di quel bronzo., collocata nell’allora piazza Giulio Cesare, sotto la torre dell’orologio. Rimase in quella posizione fino al giugno 1945 e poi spostata dai vigili del Fuoco e sepolta nel greto del fiume Marecchia. Quella piazza fu intitolata ai tre ragazzi partigiani impiccati dai fascisti, l’attuale piazza Tre Martiri.

Nel 1953 la statua donata dal Duce fu riesumata e su autorizzazione del sindaco Ceccaroni collocata alla caserma Giulio Cesare.

Nel 1996 il sindaco Chicchi deliberò di collocare in piazza Tre Martiri una copia della statua di Cesare concessa alla Caserma, realizzata grazie al Rotary e alla Cassa Rurale San Gaudenzo, donata da Valducci.

Dunque quella di Rimini è una discussione sulle copie e copie delle copie, ma che tuttavia riveste un significato politico enorme.

Infatti “in Mussolini non ci fu mai un sincero interesse per l’antichità e le sue vestigia, come dimostrano le distruzioni romane e riminesi avvenute attorno ai monumenti romani: per il capo del fascismo la storia romana aveva valore, non perché avesse una sua qualità storico-artistica, ma come serbatoio di miti utili al suo tornaconto politico. Infatti l’uso della storia in epoca fascista non si limitò alla strumentalizzazione della storia romana, ma il regime prese tutto ciò che gli fu utile per i propri obiettivi da ogni epoca storica: medioevo, Rivoluzione francese, antichità greca ed etrusca, Rinascimento, senza badare alla coerenza storica e alla compatibilità politica” (Salvatori 2021).

Per queste ragioni la statua di Giulio Cesare donata da Mussolini non deve ritornare in piazza Tre Martiri. Rimanga la copia del Rotary collocata dov’è attualmente. La statua donata da Mussolini potrebbe ritornare nella cittadella della sicurezza nell’ex caserma Giulio Cesare.

 

Cambiamento climatico, la lezione di Valencia

Credo che tutti noi siamo rimasti senza parole di fronte alle immagini che arrivano da Valencia. Non è mia intenzione trarre delle conclusioni affrettate, tuttavia questo cambiamento climatico ci obbliga, tutti noi, a rivedere le politiche di sviluppo territoriale.

Dalla siccità nel Corno d’Africa, alle ondate di caldo costate la vita a 90mila persone, fino a quelle che potrebbero essere le alluvioni più gravi della storia moderna della Spagna: i cambiamenti climatici rendono gli eventi estremi sempre più frequenti e intensi. Nel progetto World Weather Attribution (WWA) presso il Centro per le politiche ambientali dell’Imperial College di Londra, una struttura si occupa proprio di stabilire legami tra i fenomeni meteorologici estremi e l’aumento della temperatura media globale.

Quest’ultima si sta avvicinando pericolosamente alla soglia degli 1,5 gradi centigradi di aumento, rispetto ai livelli pre-industriali (ovvero a prima che l’uomo cominciasse a bruciare carbone, petrolio e gas). Tale limite è considerato dagli esperti il tetto massimo oltre il quale non bisognerebbe andare per evitare che la crisi climatica si trasformi in una catastrofe. Nel 2015, la comunità internazionale si è impegnata infatti con l’Accordo di Parigi a non superare il tetto massimo di 2 gradi, ma rimanendo il più possibile vicini, appunto, agli 1,5 gradi.

Eppure, in vista della ventinovesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop29 che si terrà a Baku, capitale dell’Azerbaigian, tra poche settimane, le Nazioni Unite hanno avvertito che la distanza tra l’azione per mitigare il riscaldamento globale attuata finora e quanto necessario per centrare gli obiettivi fissati è ancora enorme. Poi c’è anche chi nega l’evidenza. Si dovranno fare i conti anche con questi movimenti, quando non sono governi.

Viserba comune

“Meritiamo di diventare comune, non siamo la periferia di Rimini. Pochi investimenti e scarsa attenzione per la zona nord: la soluzione è l’indipendenza”. Lo dice senza mezzi termini Gabriele Bernardi, albergatore di Viserba (fa parte del neonato consorzio di Borgo Viserba), già candidato della lista Jamil, e uno degli attivisti del comitato che tra il 2010 e il 2011 si batté per l’autonomia. Infatti, nel 2011 il primo tentativo di distacco, ma l’obiettivo del referendum sfumò per poche firme.

Il Comune di Viserba dovrebbe comprendere Rivabella, Viserba, Viserbella, Torre Pedrera, la zona delle Celle e altre. Curiose le motivazioni: “scarsa attenzione” e “non siamo la periferia di Rimini”.

Forse Bernardi si è perso qualche anno e pensa che tutto debba girare attorno al suo hotel.

La zona Nord è tutt’altro che dimenticata. Ricordo che vi è stata realizzata la nuova Fiera – e non pocho l’avrebbero voluta sul versante opposto, fra Rimini e Riccione – ed ancora oggi sono previsti ulteriori investimenti per milioni di euro. Vi è un polo scolastico di primaria importanza per tutta Rimini. E’ stato realizzato un Peep con qualità ambientale molto elevata. Si sta realizzando la nuova piscina comunale. E’ stato fatto l’arredo urbano da Torre Pedrera  a Viserba, Rivabella compresa. Non vedo la ragione del lancio di un’iniziativa al limite del buon senso istituzionale e con costi a carico della collettività esagerati ed inutili.

Maurizio Melucci