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Bastardi senza gloria? Sicuramente non a Rimini


19 Febbraio 2022 / Lia Celi

Bastardi senza gloria? Sicuramente non a Rimini. Questo ci dicono i numeri dell’anagrafe canina comunale, che illustrano chiaramente la preferenza dei cinofili riminesi per i «meticci», cioè i cani senza pedigree, nati non da unioni eugenetiche freddamente combinate da allevatori, ma da liberi e travolgenti amori occasionali sbocciati in parchi o cortili.

Nel nostro comune, in un esercito di oltre 18mila cani, il reggimento dei bastardi conta ben 6.175 esemplari, fra i quali ci saranno sicuramente il simil-bassotto ipernutrito della nostra anziana dirimpettaia, il pastore non-proprio-tedesco del vicino di casa e altre 6.173 combinazioni di incroci di razze – perché ogni bastardo è un unicum.

Intendiamoci: io non sono della scuola “i meticci sono più intelligenti”. Quello che avevo io da piccola, per dire, non era esattamente una cima, ma ho il sospetto che lui pensasse la stessa cosa di me. Perché diavolo continuavo a lanciare quel bastone in giardino e a fargli degli strani gesti, quando era molto più divertente scavare buche nelle aiuole di rose? Però sono in debito con lui di parecchi bei voti nei temi d’italiano: allora come oggi, le storie di cani piacevano a tutti, comprese le maestre delle elementari.

Quando invece scrivevo del mio gatto non avevo lo stesso successo. I felini non erano ancora popolari come oggi, nei libri di lettura erano sempre descritti come furbi, pigri e tendenzialmente ladri. Forse a Rimini questi pregiudizi resistono ancora visto che, sempre stando ai dati dell’anagrafe canina comunale, i gatti, fra meticci e blasonati, sono solo 5233, meno di un terzo dei loro tradizionali rivali, nonostante siano notoriamente meno impegnativi e abbiano un vastissimo seguito sui social.

Viene il sospetto che negli ultimi tempi la preferenza per il cane sia stata incentivata dalle restrizioni del lockdown: era uno dei pochi alibi per uscire di casa a fare quattro passi – magari verso uno dei negozi specializzati in articoli per animali, fra i pochi esercizi commerciali rimasti sempre aperti -, e chi non aveva un cane se lo faceva prestare dagli amici. Oppure, purtroppo, ne adottava uno all’uopo – e dico purtroppo perché nella seconda metà del 2021, con l’allentamento dei divieti e la diminuzione dello smart working, parecchi di questi cani-pretesto si sono ritrovati per strada o sono stati sbolognati ai canili. Ma sembra che Rimini non si segnali per questa barbarie; anzi, lo scorso anno il numero dei quattrozampe accolti dal canile di Montescudo è addirittura diminuito. Nel rifugio restano 53 reietti, bastardi e no, in attesa di adozione. Se vi sentite soli, o volete che vostri figli collezionino dieci nei temi di italiano, fateci un pensierino.

Che gli zoofili riminesi siano piuttosto tradizionalisti lo rileva anche un ultimo dato: l’anagrafe canina ha censito fra gli animali da compagnia solo cani e gatti. Niente maialini o caprette da salotto, né tantomeno pitoni o iguane. Il mammifero più esotico è il furetto, e uso il singolare perché a quanto pare in tutto il comune ce n’è solo uno. Chissà se lo sa?

Lia Celi