Perché oggi voglio parlare di Enrico Montesano? Perché a casa mia si sta verificando da qualche giorno uno stranissimo, imprevisto fenomeno: il comico romano, oggi 75enne, è diventato l’idolo dei miei figli. E’ un tipo di idolatria caratteristico degli adolescenti di oggi, al confine tra culto e sberleffo, che svuota di realtà il personaggio e ne fa qualcosa a metà fra l’icona e lo zimbello – un meme, come si dice oggi.
E’ già successo a Berlusconi, che la prole ha imparato a conoscere attraverso le imitazioni di Maurizio Crozza e ora vede come un nonno gaglioffo e simpaticamente rimbambito, ma tutto sommato simpatico (sicuramente più simpatico del suo nemico storico, Marco Travaglio). Poi hanno riscoperto il Massimo Boldi dei cinepanettoni, in cui i miei ragazzi trovavano qualcosa del clown Pennywise di It.
Ora tocca a Montesano, che ha raggiunto i giovani attraverso il suo canale YouTube ed è rimbalzato agli onori della cronaca e dei social con le sue ultime dichiarazioni riguardo al Covid (le mascherine non servono anzi fanno male) e sul 5G (una sordida cospirazione per controllarci tutti).
Su YouTube si serve di una sua vecchia macchietta, il citrullo figlio di papà, per sfottere noi minchioni che rispettiamo fiduciosi le misure anti-pandemia e non temiamo il 5G. Ora, per me vedere un signore anziano, ancorché ben tenuto, esibirsi in lazzi terribilmente datati come l’imitazione del bambino scemo, è imbarazzante e avvilente, soprattutto perché ricordo quello stesso signore, ancora giovane e scattante, protagonista degli show del sabato sera e di film di successo.
I miei figli invece ridono come matti proprio perché vedono un vecchio scapigliato che si rende ridicolo e ogni tanto suona una trombetta. Del messaggio che vuole trasmettere non gliene può importare di meno, fa ridere e fa pena, è trash, più si capisce che vuole dire la sua su importanti questioni d’attualità più fa ridere e pena.
E proprio per questo diventa un tormentone, più contemporaneo che mai. A me fa effetto vederli citare a tutto spiano un comico così vecchia scuola, uno che era già in auge quando ero piccola e faceva i suoi sketch in romanesco nella tivù in bianco e nero. Loro alzano le spalle e si stupiscono del mio stupore.
Del passato, del retroterra di quel comico, non gliene importa niente, è uno youtuber come gli altri. E allora mi sento anche più vecchia di Montesano, perché ricordo troppe cose, di troppe persone, e invidio la leggerezza dei giovani che possono appropriarsi, spensieratamente e senza pregiudizi culturali, dell’immaginario delle generazioni precedenti e adattarlo ai loro tempi con spirito ludico.
Però, se quel vecchio clown gli dice “non mettetevi la mascherina, non serve”, loro si fanno una risata e non gli dànno retta. Gli adulti invece, i comici in pensione che straparlano, li prendono sul serio eccome. Tanto da scambiarli per leader politici.
Lia Celi