Benaglia: “Rimini ha una viabilità disastrosa e il Metromare è una piazza per lo spaccio”
19 Gennaio 2025 / Stefano Benaglia
Caro Diario fa sorridere continuare a pensare alla città del turismo, ai capitali esteri, al modello Dubai, a Friburgo quando non si è riusciti in quasi 15 anni di continuità amministrativa delle stesse persone a trovare una soluzione per la viabilità disastrosa che ci ritroviamo. Non è credibile pensare alla nostra città del futuro senza considerare che abbiamo due ponti per attraversare il fiume, una linea ferroviaria sotto utilizzata che divide i turisti dagli abitanti, due strade per convogliare tutto il traffico e un trasporto pubblico che oltre a non essere efficiente è anche molto costoso per l’utenza (poca) che paga regolarmente il biglietto.
Credo siano questi i punti da cui è necessario partire oggi per discutere di futuro, perchè la mobilità impatta direttamente sui servizi. In molte grandi città il servizio di mobilità pubblica costa relativamente poco e questo incentiva l’utenza privata ad utilizzarlo al posto del proprio mezzo. A Rimini abbiamo ancora fermate senza sedute e coperture, oltre che sistematici ritardi o corse cancellate. Il trasporto rapido costiero realizzato è in realtà una delle più grandi piazze di spaccio della nostra città, quasi una zona franca di illegalità dove l’elemento estraneo è il cittadino che paga il biglietto. Nonostante questa evidenza la volontà è quella di costruire a suon di milioni altri km di un’opera che i fatti dimostrano di essere inutile.
Invece di utilizzare per la zona Nord la linea Ravenna Rimini per creare una metro locale, siamo ancora qui a progettare opere faraoniche di autobus in corsia protetta verso la fiera e verso il centro studi.
Co-finanziamo con la tassa di soggiorno l’aeroporto per fare incoming turistico e quando arrivano i turisti si trovano un lungomare devastato dall’incuria e dell’abbandono, hotel fatiscenti spesso gestiti dalla mafia, un’offerta commerciale di bassissima qualità e servizi a spiaggia fermi ai gloriosi anni ‘70.
Al giorno d’oggi si può tranquillamente fare colazione a Istanbul e pranzare a Bologna, Roma o Milano, spendendo pochissimo e vivendo delle esperienze formative nella vita personale di ognuno di noi. Invece nel nostro modello di turismo siamo ancora legati a logiche che prevedono Spiaggia-Pensione Completa-Parchi Giochi, senza una vera valorizzazione della proposta gastronomica o culturale che possa andare a coprire fasce importanti di popolazione mondiale.
Finalmente stiamo dibattendo sulle strutture obsolete e chiuse, e credo che Rimini Controluce sia stato un bellissimo punto di partenza. Al dibattito sul trasferimento di cubatura per creare residenziale in cambio di servizi turistici, voglio aggiungere che molte realtà oggi marginali sono gestite dalla malavita, che con questo sistema si troverà in mano la possibilità di guadagnare tantissimo dopo aver devastato il nostro tessuto turistico con prezzi bassissimi e servizi vergognosi. Vanno valutate molto attentamente queste possibilità, perché oltre ai danni si rischia anche la beffa di regalare guadagni a persone che hanno danneggiato in maniera irreparabile questa città, oltre ad un consumo di suolo che oggi nessuno vuole quantificare.
Caro Diario credo che il nostro turismo si trovi di fronte a sfide enormi e trattate purtroppo con molta superficialità. Rincorriamo ancora il modello del turismo di massa quando ormai appare evidente come non sia più possibile sostenere questi numeri, con hotel fuori mercato e una mobilità orrenda, frutto di un’assoluta mancanza di pianificazione. Credo sia arrivato il momento di slegare la misura del nostro turismo dal dato delle presenze, perché è inevitabile ridurre la quantità di persone per migliorare la qualità.
Mi ripeto lo so, ma siamo una città prigioniera del suo passato e che non riesce a sollevarsi da questo pantano fatto di macerie turistiche e una vanagloria di capitale del turismo. Il fatto è che il turismo non è più l’elemento che ci accomuna come città, ma viene vissuto e percepito come un fastidio e una violenza sulla vita privata dei cittadini. La totale manca di pianificazione nel lunghissimo periodo, causata da una classe dirigente che ad ogni ciclo elettorale viene scelta in base alla fedeltà e non alle competenze, ci ha portato lentamente ad una situazione di deriva culturale, relegandoci a macchietta sullo scenario internazionale.
Prenderne atto, come in tutte le cose, è il primo passo per la guarigione.
Stefano Benaglia