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"La cultura del patriarcato si esprime con una feroce divisione dei ruoli sia all'interno della famiglia che nella società"


“Cara Schlein i figli sono sia della  mamma che del papà”


27 Novembre 2023 / Redazione

“Cara Schlein, i figli sono sia della  mamma che del papà

Stamattina, mentre preparavo la colazione prima di andare a lavorare, mi è capitato di ascoltare una sua affermazione trasmessa dalla tv in cui diceva di essere preoccupata dai tagli attuati dal governo Meloni  ai finanziamenti agli asili previsti nel PNRR.
Alla fine Lei ha esclamato “questi tagli non devono essere pagati dalle donne”.
Come troppo spesso accade nella nostra politica tutto quello che riguarda l’infanzia viene visto come un aiuto alle donne, e gli uomini ?
Mi rendo conto di dire un ovvietà, ma per fare un figlio è necessario essere in due, quindi ?
Devo dire che sono stanco di queste affermazioni surreali e che il fastidio cresce quando a farle sono donne.
La cultura del patriarcato si esprime in prima istanza con una feroce divisione dei ruoli sia all’interno della famiglia che nella società.
La donna, come non manca di ricordarci in ogni occasione la nostra presidente del consiglio, deve trovare la sua massima espressione nella maternità ed è in quel ruolo che la società la rinchiude.
Una donna che non voglia figli viene considerata come un bislacco scherzo della natura da emarginare, da far sentire in colpa.
Quindi ben vengano corsi di educazione sessuale ed all’affettività nelle scuole, sicuramente necessari, ma la battaglia culturale deve essere anche quella di rompere con questi schemi rigidi dicendo chiaramente che tutto ciò che si fa per l’infanzia è prima di tutto un assolvimento ai diritti ad una buona educazione dei bambini, diritti peraltro previsti dalla nostra costituzione, e secondariamente un aiuto ai genitori, tutti e due, nella loro attività lavorativa.
A prima vista potrebbe sembrare solo uno sterile artificio verbale, un prolisso ed inutile giocare con le parole, ma una volta  accettata questa visione le conseguenze non tardano a manifestarsi.
Come ad esempio il chiedere che nella pubblicità si esca da questi stereotipi che rendono le donne un oggetto , come cantava Rino Gaetano “sdraiata sul cofano dell’autosalone, e ti dice prendimi maschiaccio, libidinoso coglione…”
Oppure che quando si parla di salario minimo non si escluda dalla sua realizzazione i lavori domestici che , guarda caso, nella quasi totalità sono svolti da donne.
Quindi cara Segretaria abbia coraggio, sia intransigente, non tema conseguenze elettorali, gli italiani hanno in primo luogo bisogno di verità, di una politica che gli dica come stanno le cose e quali sono le possibili soluzioni.
Come dice Elena Cecchetin  per Giulia non faccia un  minuto di silenzio, per Giulia bruci tutto!”

Daniele Ciavatti